San Rocco, un santo contro le epidemie
Nel mese di ottobre non ci sono sagre tradizionali, tranne quella del Rosario che si celebra in molte parrocchie. Ciò si deve ai lavori agricoli, che occupano le settimane del mese e non permettono festeggiamenti. Si può recuperare quindi una celebrazione che cade il 16 agosto e viene come surclassata dalla solennità dell’Assunzione del giorno prima.
Nelle valli del Noce sono parecchie le cappelle e le chiesette dedicate a S. Rocco: egli è patrono di Almazzago e Menas in Val di Sole e di Tuenetto in Valle di Non. La sua celebrità risale al XV e XVI secolo, come si può vedere dalla dedicazione di cappelle a lui intitolate: Andalo (c. 1580), Spormaggiore (nel XVI sec.), Cles (chiesetta di fine ‘300, riconsacrata dopo un incendio nel secondo 1800), Tavernara di Brez (1537), Fondo (c. 1530), Mollaro (1579), Caldes (c. 1500), Almazzago (1510), Menas (c. 1400), Pejo (cappella sopra il paese consacrata nell’anno 1500). Pitture e affreschi esistono a Cusiano, Dimaro, Monclassico, Pellizzano, Lanza di Rumo. A Pegaia, in Val di Pejo, sotto un affresco si può leggere: “L’anno 1630 eremo circondati dalla pesta, Sant Rocco ne scampi”.
Si ritiene che S. Rocco sia nato in Francia, a Montpellier in Linguadoca, verso il 1345. Alla morte dei nobili genitori distribuì tutti i suoi beni ai poveri e si incamminò come pellegrino verso Roma.
Durante il viaggio si fermò a Cesena dove il morbo infuriava (la peste che dal 1347 flagellò l’Europa intera). Fu infermiere dei malati e ne guarì molti miracolosamente. Arrivato a Roma, per intercessione di un cardinale, poté vedere il Papa rientrato da Avignone dopo 70 anni di assenza dei pontefici. Sulla via del ritorno in patria, presso Piacenza, Rocco si ammalò di peste (per questo viene raffigurato con una piaga sulla gamba sinistra).
Rifugiatosi in un canneto, per non infettare gli altri, aspettava la morte. Ma invece guarì anche per merito di un cane, che gli portava pane ogni giorno. Ripreso il suo cammino, fu arrestato dai soldati che lo ritennero una spia e fu imprigionato nella rocca di Angera sul lago Maggiore. Qui trascorse in carcere cinque anni fino alla morte. La gente si rese conto della sua santità e le reliquie – non si sa per quali vie – vennero portate a Venezia e il suo culto si diffuse rapidamente in Europa.
In Italia oggi ci sono circa 3000 chiese a lui dedicate e il suo nome è dato a 28 paesi.
A Venezia gli fu intitolata la “scola di S. Rocco” una confraternita per i poveri, impreziosita poi dalle pitture di Vivarini, Tintoretto e Tiepolo.
Con i ss. Fabiano e Sebastiano fu dal sec. XIV invocato contro la peste degli uomini e degli animali. S. Rocco moriva a 32 anni di età verso il 1380/85. Il Papa Gregorio XIII lo iscrisse nel catalogo dei santi nel 1584.
Egli è patrono dei medici e infermieri, dei pellegrini, dei viaggiatori e dei poveri. Anche se vissuto nel tardo Medioevo, entrò fra i 14 santi ausiliatori. Viene rappresentato con la piaga, col fedele cagnolino, con il vestito tradizionale dei pellegrini e la conchiglia di S. Giacomo di Compostela.
Ci sono alcuni proverbi che lo nominano: per esempio a proposito della pioggia si dice “Da Santa Maria – l’ei ancora bona, da San Roc – ancor ‘n poc , da San Bartolamè – coreghe dre “.
Per dire che l’acqua d’agosto serve fino a un certo punto.
Per il granoturco i contadini dicono: “Fin a San Roco – ‘l ga temp – a trar el fioco”, cioè il mais può maturare bene.
La festa del 16 agosto viene ricordata a Cles da una fiera, detta proprio “de San Roc”.