“Dagli abissi alle vette, alla ricerca della felicità”

Questo il titolo, ed il tema di fondo, della rubrica de “il Melo” curata dalla dottoressa Moira Barbacovi alla quale porgo il più cordiale benvenuto nella nostra squadra.
Con questa pagina, a cadenza mensile, “il Melo” riprende il filo con la tematica “salute” partendo da un’angolatura particolare ma molto sentita e di sempre maggiore e stretta attualità a tutte le età. Parliamo del “il benessere complessivo” del vivere bene e governare lo stress della quotidianità che inconsapevolmente crea disturbi che non si vedono e spesso nemmeno si percepiscono ma che tanto influiscono sulla qualità di vita delle persone e delle famiglie.
È una nuova opportunità che “il Melo” offre ai propri lettori grazie alla dottoressa Barbacovi, professionista clesiana che vanta una lunga serie di specializzazioni che vanno dalla psicologia del lavoro e delle organizzazioni alla mediazione familiare, e dalla psicologia giuridica ai disturbi alimentari.
Dopo la laurea in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni a Padova, la dottoressa Barbacovi ha collaborato con i Dipartimenti Risorse Umane di ENI, Vodafone Italia e come consulente HR – Human Resources, in diverse Corporate tra cui British Telecom, Bulgari, Fiat, ex Finmeccanica, Agusta Westland, Airbus.
Dal 2010, rientrata in Trentino, lavora come psicologa del lavoro presso vari Enti della provincia di Trento: Fondazione Kessler, Formazione lavoro, I.T.E.A, Università di sociologia ed economia; e della provincia di Bolzano: Comune di Bolzano, ASSB (Azienda Servizi Sociali di Bolzano), Scuola delle professioni sociali Levinas. Come libera professionista in studio privato opera per aiutare le persone ad allenare le loro potenzialità, finalizzate all’autorealizzazione e al raggiungimento di obiettivi di felicità nella vita, nelle relazioni e nel lavoro. Buona lettura! Giacomo Eccher
S’innalzan nel cielo le guglie dentate, discendono dolci le verdi vallate: uno sguardo in ottica di potenzialità

Ringrazio “il Melo” per aver accolto questa rubrica che percorre il viaggio difficile ma affascinante tra le sfide della vita, per trovare risorse interiori utili ad affrontarle. La rivista (10 anni di attività, 26.000 copie diffuse nelle Valli del Noce, Val di Pejo, Val di Rabbi e Piana Rotaliana-Königsberg) è un esempio virtuoso. I territori raggiunti offrono modelli di eccellenza, con imprese ardue, a volte contrastate, infine vinte, scelte non perché semplici, ma importanti e irrinunciabili. Gli obiettivi realizzati misurano il meglio delle nostre energie e capacità.
La funivia del Monte di Mezzocorona detiene un primato europeo per il dislivello più ripido superato con una sola campata, successore della prima teleferica austro-ungarica dell’Ottocento. La diga di Santa Giustina, iniziata nel 1940 e interrotta in guerra, fu un’impresa ingegneristica notevole. Sono infrastrutture pionieristiche in zone impervie, con un’agricoltura che fa della Val di Non un riferimento nello sviluppo della valle, e che rende la Piana Rotaliana-Königsberg, il “giardino vitato più bello d’Europa” (Cesare Battisti). L’economia trentina si avvale di realtà industriali nate da idee dei nonni e divenute leader internazionali, e di produzioni artigianali basate su ingegno e qualità intellettuali. Opere realizzate con perseveranza, in contesti storici di governi italiano e asburgico e due guerre mondiali, sotto lo sguardo delle Dolomiti dell’Ortles-Cevedale, del Brenta, della Presanella, dei gruppi dell’Adamello.
La vetta e l’abisso: metafora della montagna e della vita, dove il coraggio non è solo scalare il successo, ma anche affrontare le profondità della fatica.
Questo territorio era ammirato sin dall’Europa di fine Settecento. Nel 1791, Dolomieu pubblicò la scoperta “di un genere di pietre calcaree speciali”. Pietre analizzate da De Saussure, che battezzò dolomia la roccia e dolomite il minerale, omaggiando lo scopritore. È meno noto che questa terra fu meta di visitatori illustri del Grand Tour, il viaggio formativo dei giovani aristocratici. Per i nostri predecessori, l’allenamento spirituale completava la personalità, secondo una visione umanista in cerca della felicità. La primavera ne rivela il senso, con la festa della donna e del papà: figure accomunate dalla cura.
Luce Irigaray dice: “Tutte le donne sono madri, di figli o di idee, progetti, altri/e. Madre è prendersi cura del vivente”. Il concetto di cura accomuna anche il padre (dal latino pater, con la radice “pa” di pascere, nutrire, proteggere). L’arte della cura e della fioritura della vita nasce dall’amore, sentimento di tutela dell’esistenza: un bene in sé, che predispone alla felicità.
Guardare sé stessi e gli altri come risorsa significa partire dai punti di forza, puntando all’auto-superamento, per sviluppare il potenziale umano.
Questo primo articolo rende omaggio alle madri e ai padri fondatori della nostra Terra, e a chi ha raccolto il testimone per guidare la comunità verso il bene e la felicità, nonostante le difficoltà. Se la vita talvolta oppone ostacoli, condivideremo in questa rubrica riflessioni sugli allenamenti utili a cercare la propria felicità, compiere scelte nella direzione del bene, illuminare la propria unicità e trovare nuovi approcci alle relazioni e alle esperienze. Il fine è assaporare la bellezza della vita, vivendo la possibilità di elevarsi verso le proprie vette personali.