I FRATI MINORI A MEZZOLOMBARDO 1661

I FRATI MINORI A MEZZOLOMBARDO 1661

L’Ordine dei Frati Minori fu fondato da Francesco d’Assisi nel 1209. La sua parola era affascinante e persuasiva perché avvalorata dalla testimonianza della vita. Il popolo cominciò subito ad ascoltarlo e poi a seguirlo. Francesco preparò poi una “Regola” di vita per i suoi Frati: “Questa è la vita dei frati Minori: osservare il santo Vangelo vivendo in obbedienza, povertà e castità” aveva scritto. La Regola necessitava dell’approvazione del Sommo Pontefice. Partito per Roma con i suoi frati venne accolto, dopo un periodo di attesa, con benevolenza da Papa Innocenzo III. Francesco presentò la sua Regola che, dopo una notte di meditazione da parte del Pontefice, venne approvata. Già nel 1217 i frati del santo di Assisi transitarono per Trento in viaggio verso la Germania, il loro compito era la predicazione e la diffusione del Vangelo nel mondo. Nel maggio del 1221 Francesco chiese ai confratelli di recarsi una seconda volta in Germania, la prima missione era fallita. Sappiamo con certezza, ricavandolo dalle cronache del tempo che nel 1230 i Frati Minori non solo passarono per il Trentino ma vi rimasero, abitavano presso il dos Trento. Quando i Benedettini, nel 1235 passarono dal convento di S. Lorenzo a quello presso S. Apollinare, i frati minori dimoravano in una casetta nei pressi della chiesa stessa. I francescani costruirono poi un convento di S. Francesco fuori le mura orientali della città. Nel trecento l’Ordine Francescano si divise in due grandi correnti: Conventuali ed Osservanti. I Conventuali erano abituati a privilegi e dispense papali che mitigavano il rigore della regola di S. Francesco. I frati Osservanti invece deploravano certe dispense e privilegi. È soprattutto ne XV sec. che si sviluppò il filone dell’osservanza con S. Bernardino da Siena ed altri santi. Proprio gli Osservanti si insediarono, nel corso del XVII sec. a Mezzolombardo.

Il 23 ottobre 1661 in questa borgata si tenne una solenne processione con la partecipazione di buona parte della popolazione, in occasione della posa della prima pietra dell’erigendo convento dei Frati Minori di S. Francesco d’Assisi. La cerimonia avvenne in località “Madonna del Capitello” così chiamata per la presenza di un’edicola con l’immagine della Madonna con Bambino. Una tappa fondamentale del percorso per la realizzazione del progetto di costruzione del detto convento fu la donazione, da parte del Comune, dell’appezzamento di terreno necessario per far sorgere una chiesa dedicata alla Madonna Immacolata e di un convento adiacente. Esiste una tradizione popolare che, raccontata dai cronisti locali, giustifica il percorso fatto dal Padre Provinciale Francescano trentino per realizzare l’apertura di un nuovo convento nella Piana Rotaliana. Riporto una parte di questo racconto: “Il Molto Reverendo padre Marcellino Armani, Ministro Provinciale, s’era fermato a pregare fervorosamente e a lungo dinnanzi a un tabernacolo di Maria posto in un sito attiguo al paese suddetto. Visto ed ammirato dai fedeli, fu chiamato, quel buon padre, dal parroco del luogo don Pietro Dallatorre cui espose essere suo desiderio ardentissimo edificare, proprio vicino a quel tabernacolo, un convento francescano, sicuro di fare cosa gradita alla Vergine.”

Una accurata ricerca di archivio di P. Remo Stenico, che ha dedicato diversi testi ai conventi francescani in Trentino, ci rivela quale fu la reale motivazione per la realizzazione di questo convento. In quegli anni, intorno al 1650, si parlava, della costruzione di una casa da parte dei Carmelitani proprio a Mezzolombardo. è noto che i frati vivono esclusivamente delle elemosine dei fedeli e la presenza di un altro ordine come quello Carmelitano avrebbe tolto molte entrate al convento di Cles che già esisteva. Non bastava però l’appoggio del Comune ma serviva anche l’aiuto del conte Konissegg, governatore in Trento per l’arciduca Sigismondo Francesco, fratello di Ferdinando Carlo del Tirolo, che era stato nominato vescovo di Trento. Questa nomina non ottenne mai la conferma pontificia, l’imperatore invece lo investì del potere temporale, per fortuna anche questa autorizzazione arrivò puntualmente. Nel frattempo padre Marcellino provvide ad avere l’autorizzazione di P. Angelo da Sambuca Ministro Generale dell’Ordine e del Capitolo del Duomo di Trento. Per la costruzione furono necessari 12 anni dal 1661 al 1673. Il 2 aprile 1663 fu incaricato della edificazione il maestro muratore Giovanni Battista Gasperot da Pergine. Altri maestri si impegnarono in questo cantiere, i lavori proseguirono molto lentamente a causa della mancanza di fondi ma, nel novembre del 1663, il presbiterio della chiesa era concluso. Il 6 novembre i religiosi trasportarono il capitello con l’immagine santa nel coro della nuova chiesa e lo collocarono sull’altare maggiore. Dove fosse collocato, all’epoca, non si sa di preciso. Molte sono le ipotesi, forse la più attendibile è quella di un contemporaneo, Ignazio Bampi, che era frate francescano. Il Bampi racconta che il capitello era molto vicino al luogo dove sorse la chiesa e che si decise di trasferirlo all’interno per proteggerlo. La sacra immagine era coperta, all’epoca, dalla pala dell’altare maggiore che poteva però, essere sollevata per mostrarla ai fedeli. Il Bampi parla anche dell’altare ligneo scolpito da Simone Lener. La pala raffigurava l’Immacolata con i simboli biblici. Il quadro, come tutto il complesso fu offerto da un donatore, Ludovico Vescovi che ha posto, nell’angolo della tela, il suo stemma nobiliare. Questa opera sembra copia di una tela conservata presso il convento di S. Bernardino di Trento del maestro Martino Teofilo Polacco (+1639), di questo maestro si conservano opere in tutto il Trentino. Il quadro però, oggi non compare più all’interno dell’edificio sacro.

La chiesa ha una facciata a capanna ed è fiancheggiata ai lati da due pilastri. Orientata ad ovest, è stata rimaneggiata due volte: la prima nel 1885 e la seconda nel 1961 su progetto dell’architetto Giovanni Tiella. Nella parte bassa si apre un portale architravato, una cornice marcapiano separa la facciata in due parti, a circa un terzo della sua altezza. Sopra il portale si apre una bifora con arco a tutto sesto. Nell’intervento del ’61 le due finestre che fiancheggiavano la bifora, sono state trasformate in nicchie per ospitare due statue, una di S. Antonio e una di S. Francesco. Il piccolo rosone sopra la bifora è stato riempito e affrescato con il simbolo dei francescani, al vertice della facciata si trova una statua della Madonna. L’interno è a navata unica con presbiterio semicircolare. L’altare maggiore del 1661 fu sostituito nel 1856-57 da un’opera, sempre in legno, del maestro Antonio Bertagnolli di Fondo su disegno dell’architetto Giuseppe Segusini di Feltre. La fede popolare, grazie a lasciti e donazioni ha permesso di effettuare, nel corso dei secoli diversi interventi che dovevano rendere la chiesa più bella ed accogliente. Nel marzo 1743, ad esempio, vennero esposti i quadri della Via Crucis donati da diversi fedeli. Oggi in realtà l’interno della chiesa appare spoglio ad eccezione dei tre altari in legno scuro secondo lo stile francescano. Un’altra tappa importante per il completamento della chiesa fu, nel 1834, la costruzione della cappella dedicata alla Madonna Addolorata. Questo piccolo edificio, collegato con la chiesa, è ornato da un altare in marmo e pala dipinta con l’immagine della Madonna Addolorata. Nella parte del convento che conta tutti i classici ambienti delle strutture monastiche: un refettorio, una sala capitolare, una biblioteca e altri ambienti di servizio come cucine e infermerie, non possono mancare le celle per i frati. La parte architettonica più interessante del convento è sicuramente il chiostro con pilastri e archi in pietra e, al centro del giardino, un pozzo.

arch. Maria Candida Tuveri