‘LE FAMIGLIE MAFFEI e DE MAFFEI’ Illustre stirpe italiana, trentina e noneso-solandra

‘LE FAMIGLIE MAFFEI e DE MAFFEI’ Illustre stirpe italiana, trentina e noneso-solandra

Per poche famiglie, come per i Maffei, si può parlare di un’origine della stirpe leggendaria, che potrebbe però sembrare quasi veritiera.

Partendo dallo stemma, quello del mezzo cervo rampante, questo ci rimanda all’animale simbolo degli eroi e dei guerrieri dell’antica Anatolia (attuale Turchia), da cui si dice i primi Maffei siano venuti. Di qui sarebbero passati in Grecia e poi in Sicilia e Italia, portandosi dietro anche un nome di origine tipicamente greca, ovvero Maffeo, derivato dalla sostituzione delle ‘t’ con le ‘f’ nel nome Matteo, che o dall’ebraico, o dal greco (‘Mathaios’), con qualche modifica, significa comunque ‘dono di Dio’.

Anche il cognome, in base all’epoca e luogo, passa per svariate forme, quali ‘Maphei’, ‘Mafei’, ‘Maffey’ e ‘Maffeis’, con o senza l’aggiunta del ‘de’. A tal proposito, parlando specie di storia di famiglia, bisogna fare la giusta precisazione che spesso, in documenti antichi e atti parrocchiali, si trova questa particella ‘de’, unita al cognome delle famiglie, sia per quelle nobili, che non nobili. Il ‘de’ indica anzitutto stretta appartenenza a una famiglia o un gruppo familiare, designato con nome di luogo (es. de Rovereti), professione (es. de Ferrari), oppure patronimico (es. de Roberti). Questa indicazione risultava infatti fondamentale, specie per un’epoca post-medievale, in cui l’esatta identificazione e connotazione familiare dell’individuo era necessaria nella gestione dei diritti-doveri, rispetto alla comunità ed istituzione di appartenenza.

Ad ogni modo, quel che è certo, la prima origine documentata dei primi Maffei è a Volterra, in Toscana, con vicinanza al partito dei guelfi e successivi rapporti parentali con rami omonimi in Sicilia e Lombardia. Tra gli esponenti più illustri, a livello nazionale, abbiamo avuto nel ‘400 l’umanista Raffaele Maffei, detto per l’appunto ‘Il Volterrano’ e nel ‘700 il veronese Scipione Maffei, vissuto tra ‘600 e ‘700, storico, critico letterario, ma anche drammaturgo e librettista.

Venendo a tempi e luoghi più vicini a noi, ricordiamo Andrea Maffei, cui è intitolato il liceo classico di Riva, letterato e poeta dell’‘800, molto conosciuto nei salotti trentini dell’epoca, assieme alla moglie Clara: fu rivano di adozione, ma nacque a Ledro. Il padre Filippo era pretore a Riva e la madre, Maddalena Brocchetti era di una nobile famiglia giudicariese. Il nonno era il celebre Giacomo Antonio di Cles, nato a Revò e operante a fine ‘700, fu anch’egli giurista, letterato e storico molto conosciuto, per aver scritto i ‘Periodi storici e topografia delle valli di Non è Sole’. Aveva avuto diversi figli da Elisabetta Aliprandini, tra cui anche Giuseppe, abate e teologo.

Per i Maffei della val di Non, l’origine è dalla val Malenco, laterale della Valtellina, a quanto si ricava da un bellissimo albero genealogico dipinto e decorato, in casa Campia a Revò, una delle sedi storiche della famiglia. Il primo venuto sarebbe infatti ‘Maffeo de Maffeis da Ganda di val Malenco, oriundo di Bologna’. Da qui discesero vari rami: da Andrea un ramo, che tornò in val Malenco; da Giacomo un ramo a Fondo; da Tommaso un ramo a Salorno, poi estinto; da Giovanni un ramo discese il ramo stabilitosi poi a Cembra, con un bel palazzo anche in quel borgo. Di qui fu Giacomo Vigilio Teodoro, di cui lo scrivente possiede alcuni scritti originali: magistrato imperiale a Brescia e ai confini dell’Italia (di allora), fervente austriaco, si legò nuovamente alla val di Non per via del padre Pietro, cavaliere e imperial regio giudice a Fondo e poi a Tione, tanto che il figlio nacque proprio nel castello di Malosco (sede del giudizio locale di allora) ed ebbe per madre la nobile Anna Keller di Cles. Fece anche scritti teorici sulla giurisprudenza e alcune poesie.

Il primogenito di Maffeo, infine, altro Pietro, diede origine all’attuale ramo clesiano della famiglia e a quello che rimase a Revò, con tomba stemmata in chiesa, la bellissima casa Campia e anche il palazzo già Guarienti-Betta a Romallo, acquisito per via di un Giovanni Tommaso.

Altro ramo illustre fu quello di Lavis, col bellissimo palazzo di fronte all’attuale municipio e che, secondo l’albero genealogico di casa Campia, deriva sempre dal ramo noneso, che originò quello di Cembra, cioè da Antonio di Maffeo. In documenti a Lavis del 1613 abbiamo un ‘Giovanni figlio di Antonio del fu Giovanni de Valtellina’, parente degli altri Maffei di Lavis. A tal proposito, lo stemma dei Maffei locali fu ‘rinnovato’ e cambiato completamente, rispetto a quello originario, mantenendo solo i colori azzurro ed oro: si tratta di uno scudo che porta un’aquila e tre rose, abbandonando così l’arma con il busto di cervo e le bande; nel cimiero emerge un personaggio senza braccia. Potrebbe essere stato uno stemma concesso dal Principe Vescovo di Trento ancora nel ‘500, secondo Goldegg. Al ramo di Lavis fu concesso poi nel 1656 il titolo di cavalieri e conti palatini, nella persona di Giovanni Giacomo, protomedico del duca di Baviera, per sé e per i figli. L’anno successivo però, anche i cugini della val di Non ottennero tali titoli, sempre con decreto imperiale.

Infine, un ramo non molto conosciuto fu quello solandro, dei Maffei di Termenago, che annovera due sacerdoti omonimi, un don Fabiano, parroco a Termenago nel ‘600, zio del notaio Giovanni, attivo tra ‘600 e ‘700. Altro don Fabiano, pronipote del primo, fu curato a Dambel nella seconda metà del ‘700 e di questo si conosce il sigillo, con lo stemma delle 3 rose in banda e senza aquila.

L’origine è anche da quelli valtellinesi, che modificarono lo stemma antico, infatti dello stesso ramo era pure Cristoforo Fabiano, segretario imperiale a Gorizia, che ottenne il cavalierato austriaco nel 1761. In questo caso, poté aggiungere allo stemma con rose ed aquila anche una banda oro, con un leone e una stella dello stesso colore, su fondo rosso e il predicato ‘von Glattfort’. I suoi discendenti furono professori e uomini di cultura e si stabilirono a Vienna nel corso del XIX secolo.

Paolo Turri