Kodak, Nokia e l’industria automobilistica

Un confronto tra passato e presente nell’era dell’auto elettrica
Kodak e Nokia, due colossi che hanno segnato la storia della tecnologia, offrono un parallelo illuminante per comprendere le dinamiche che l’industria automobilistica sta affrontando con la transizione verso l’auto elettrica. Le loro storie di ascesa, dominio e declino mettono in luce i rischi di ignorare l’innovazione, un monito per le case automobilistiche tradizionali alle prese con un cambiamento epocale.
La parabola di Kodak: dall’innovazione al tracollo
Kodak, fondata nel 1888 a Rochester, New York, da George Eastman, ha trasformato la fotografia da arte elitaria a fenomeno di massa. L’introduzione della pellicola flessibile in rullo nel 1889 e della fotocamera Kodak, con il celebre slogan “Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto”, rese la fotografia accessibile a tutti.
La Brownie del 1900, venduta a un dollaro, consolidò il successo, portando milioni di persone a immortalare la propria vita. Nel XX secolo, Kodak divenne sinonimo di fotografia: negli anni ’70 controllava il 90% del mercato delle pellicole negli Stati Uniti. Innovazioni come il Kodachrome (1935), una pellicola a colori di qualità eccezionale, rafforzarono la sua posizione.
Eppure, il declino arrivò con una tecnologia che Kodak stessa aveva creato: la fotografia digitale. Nel 1975, l’ingegnere Steve Sasson sviluppò la prima fotocamera digitale, ma i vertici aziendali, temendo di cannibalizzare il redditizio business delle pellicole che rappresentava l’85% del loro fatturato, relegarono l’invenzione a un esperimento. Negli anni ’80 e ’90, concorrenti come Fuji erose quote di mercato con pellicole più economiche, mentre Canon e Sony abbracciarono il digitale. Kodak entrò tardi nel digitale con la DC210 (1997), ma non riuscì a competere con Canon e Nikon, già leader. Tentò di recuperare terreno, ma senza una strategia incisiva. L’avvento degli smartphone, con fotocamere integrate, inferse il colpo finale. Nel 2012, sommersa da debiti per 6,75 miliardi di dollari, Kodak dichiarò bancarotta, riemergendo poi come azienda di nicchia nella stampa commerciale.

Nokia: il re dei cellulari spodestato dagli smartphone
Nokia, nata nel 1865 in Finlandia come produttore di carta, si reinventò più volte, passando dalla gomma ai cavi elettrici, fino a entrare nelle telecomunicazioni negli anni ’80. Con il Mobira Senator (1982), uno dei primi telefoni portatili, iniziò la sua scalata nel settore della telefonia mobile. Negli anni ’90, Nokia conquistò il mondo con cellulari semplici e affidabili come il Nokia 5110 e il leggendario 3310 (2000), noto per la sua robustezza. Grazie al sistema operativo Symbian e a un design innovativo, nel 1998 divenne leader globale, raggiungendo il 40% del mercato nel 2007.
Il declino arrivò con l’iPhone (2007) e l’ascesa di Android. Nokia, legata a Symbian – un sistema meno intuitivo rispetto ai concorrenti – sottovalutò la rivoluzione degli smartphone touchscreen. Nel 2011, la partnership con Microsoft e l’adozione di Windows Phone cercarono di invertire la rotta, ma era troppo tardi. Apple e Samsung avevano già conquistato i consumatori. Nel 2014, Nokia vendette la divisione mobile a Microsoft, concentrandosi oggi su infrastrutture di rete e 5G.
L’industria automobilistica e l’auto elettrica: un bivio storico
Le storie di Kodak e Nokia trovano un’eco nell’industria automobilistica contemporanea, alle prese con la transizione verso i veicoli elettrici (EV). Per oltre un secolo, marchi come Ford, General Motors e Volkswagen hanno dominato grazie ai motori a combustione interna (ICE), un modello di business consolidato e redditizio. Tuttavia, l’emergere di Tesla, fondata nel 2003, ha scosso le fondamenta del settore. Con un approccio basato su tecnologia avanzata, batterie potenti e software integrato, Tesla ha ridefinito l’automobile, costringendo i tradizionali a inseguire.
Il parallelo con Kodak è evidente. Come Kodak inventò la fotografia digitale ma esitò a svilupparla, molte case automobilistiche avevano esplorato l’elettrico decenni fa – basti pensare alla General Motors EV1 degli anni ’90 – senza però investirci davvero, preferendo la sicurezza dei motori tradizionali. Oggi, la pressione è doppia: normative ambientali più severe (come il Green Deal europeo) e una domanda crescente di sostenibilità spingono verso l’elettrico. Ford ha risposto con la Mustang Mach-E, GM punta sulla piattaforma Ultium, e Volkswagen ha investito miliardi nella famiglia ID. Ma non tutti si stanno muovendo con la stessa rapidità. Aziende come Toyota, a lungo leader negli ibridi, sono state criticate per il ritardo nell’elettrico puro, rischiando di perdere terreno.
Nokia, invece, ricorda come sottovalutare un nuovo paradigma possa essere fatale. Tesla e la cinese BYD, non sono solo produttori di auto, ma tech company che integrano software, intelligenza artificiale e aggiornamenti over-the-air, un modello che ricorda Apple nel mercato degli smartphone. I costruttori tradizionali, abituati a cicli di produzione rigidi, devono adattarsi a questa realtà “connessa” per competere. Chi resta ancorato al passato – come Nokia con Symbian – potrebbe dover cedere il passo a nuovi attori.
Lezioni per il futuro
Kodak e Nokia insegnano che il successo passato non garantisce la sopravvivenza. Kodak fallì per paura di innovare, Nokia per lentezza nell’adattarsi. Nell’automotive, il futuro sarà scritto da una combinazione di normative e logiche di mercato. Sicuramente apparterrà a chi saprà integrare elettrificazione, digitalizzazione e sostenibilità. Tesla ha aperto la strada, ma la partita è aperta: i tradizionali possono ancora vincere se agiranno con decisione. Altrimenti, rischiano di diventare reliquie, come le pellicole Kodak o i vecchi Nokia, in un mondo che corre verso il cambiamento.