Dal Green Deal al New Green Deal

Dal Green Deal al New Green Deal

Il Green Deal anima le discussioni nel settore agricolo dall’inizio dell’ultima legislatura dell’Unione Europea, con punte di animato confronto nei settori dell’economia europea di volta in volta toccati da nuove norme e provvedimenti. Ed il dibattito, che in alcune occasioni si può ben definire “scontro”, non è certo destinato a morire.

Ma innanzitutto, sappiamo di cosa si tratta?

Green Deal è di fatto una definizione nuova, che ascoltiamo, leggiamo e magari usiamo senza coglierne il significato fino in fondo. Il Green Deal, che letteralmente significa “accordo verde” è una strategia finalizzata a ridurre l’impatto dei settori economici sul clima.

Lanciato nel 2019, consiste in un pacchetto di iniziative strategiche che hanno avviato l’UE sulla strada di una transizione verde, con l’obiettivo ultimo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Nelle intenzioni della Commissione Europea, almeno fino al 2024, il Green Deal viene definito come “strategia di crescita dell’UE”, espressione certo condivisibile dove – forse – l’unico vocabolo dubbio è il sostantivo “crescita”. Che gli obiettivi siano nobili, non è contestabile. Il futuro dell’Europa dipende certamente anche dalla buona salute del pianeta ed i cambiamenti climatici sono il “termometro” di un mondo che soffre. La temperatura media globale è salita di +1,22°C tra il 2013 ed il 2023 e l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi, che producono conseguenze devastanti sulla vita delle persone e sull’economia, è certamente tra le cause (se non l’unica) più importanti. Questa nuova politica “verde” implica la necessità che tutti i settori di intervento, i trasporti, l’industria, l’agricoltura, la finanza (sostenibile) e altri ancora, contribuiscano alla lotta contro i cambiamenti climatici. Quindi, l’Agricoltura è uno dei settori coinvolti che, dopo una prima fase di osservazione preoccupata ma forse un po’ troppo passiva, hanno iniziato a trasporre le parole in azioni.

Ne parliamo con Alessandro Dalpiaz, ex Direttore di APOT ed Assomela, attuale Vicepresidente del Gruppo di Lavoro Ortofrutta di Copa-Cogeca, e Davide Vernocchi, Presidente della Organizzazione di Produttori Apo Conerpo e del Settore Ortofrutticolo di Confcooperative-Fedagripesca, che ci accompagneranno nella scoperta della Politica Agricola Comunitaria e delle sue evoluzioni.

Alessandro, in che modo la PAC ha evoluto i suoi obiettivi nel tempo, passando dalla produttività all’attenzione per l’ambiente?

Nata nel 1957, la cosiddetta PAC aveva, all’epoca, obiettivi ben diversi, con la produttività come priorità per garantire un adeguato livello di alimentazione a tutti. Il “verde” all’epoca era quello dei campi, non certo quello ideologico che, purtroppo, caratterizza molte (non tutte) le politiche “green” (verdi).

Come detto, l’agricoltura è al centro delle attenzioni politiche di Bruxelles, e le linee di lavoro per rispettare il Green Deal confluiscono nella cosiddetta “Farm to Fork”, cioè nella strategia “dal produttore al consumatore”.

Il 22 giugno 2022 la Commissione europea ha proposto il “Regolamento sul ripristino della natura”. Il Regolamento si rende necessario – si legge – perché “oltre l’80% degli habitat europei è in cattivo stato”.

Questo è il motivo per cui il regolamento prevede, per la prima volta in assoluto, l’adozione di misure volte non solo a preservare la natura ma anche a ripristinarla. Il regolamento aiuterà l’UE a rispettare i suoi impegni internazionali, in particolare quelli per la biodiversità concordati in occasione della conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità del 2022 (COP 15).

Nel dicembre del 2022 la Commissione ha proposto una revisione del regolamento 1272/2008, relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze chimiche (CPL). Un passo avanti è stato fatto nel 2023, ma il testo del Regolamento è ancora in discussione.

Tra i provvedimenti recentemente approvati nell’ambito della strategia Green deal si colloca anche il Regolamento sulla “Riduzione, Riuso e Riciclo degli imballaggi” (PPWR), approvato dal Parlamento EU il 23 aprile 2024, che viene osservato con criticità dal settore Frutta e Verdura per le serie implicazioni che, se non interverranno modifiche prima della piena applicazione prevista dal 2030, potrebbe introdurre nuovi costi per il settore. Ma la proposta più impattante per il settore agricolo ha riguardato il passaggio dalla “Direttiva 128/2009” ad un nuovo “Regolamento UE per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari” (SUR).

Già il passare da una “Direttiva” ad un “Regolamento” è di significativo impatto. Si passa infatti da un provvedimento di “orientamento”, che per divenire deve essere adottato da ogni singolo paese membro, ad un provvedimento di immediata applicazione in tutta la UE.

Un’evoluzione sempre più attenta all’ambiente ma che forse non considera il lavoro di noi agricoltori. Davide, cosa si respira in Commissione sul tema dei fitofarmaci?

Tra gli obiettivi della nuova legislazione, la UE pone la riduzione del 50% dei “pesticidi” (e relativo rischio) e l’incremento al 25% delle superfici coltivate a biologico. Il settore agricolo in generale si è mosso con molta decisione e durezza, ponendo in luce le debolezze della proposta, basata su presupposti fortemente ideologici, senza valutazioni – peraltro obbligatorie – del possibile impatto sull’operatività e produttività delle aziende.

Una valanga di critiche, praticamente da tutte le organizzazioni agricole Nazionali ed Europee, si è quindi abbattuta sulla proposta, indirizzate in particolare alla carenza di prodotti fitosanitari indispensabili per controllare un crescente numero di insetti e patologie in conseguenza, tra l’altro, dell’atteggiamento permissivo della UE sulla importazione di beni in Europa ed al cambiamento climatico. L’obiettivo di ridurre del 50% i prodotti, basato su criteri molto discutibili, avrebbe portato l’Italia a dover ridurre del 63% (non del 50%) quelli usati in Italia, senza considerare i risultati già ottenuti per mezzo della ormai diffusa applicazione della produzione integrata. Le limitazioni proposte per le “aree sensibili”, senza alcuna definizione di “area sensibile”, hanno, ancora una volta, posto in luce il carattere ideologico della proposta.

Già a fine 2022, l’Alleanza delle Cooperative Italiane si esprimeva come segue: “Sarebbe quindi auspicabile ribadire in tutte le sedi, e far presente alla Commissione, di giustificare il limite del 50% mediante studi di impatto approfonditi od operare una riduzione raggiungibile e che permetta di perseguire gli obiettivi di sostenibilità, la salvaguardia del potenziale produttivo delle aziende agricole e garantisca la sicurezza alimentare per i cittadini europei e del mondo”.

Anche Alessandro ci racconta come Assomela abbia sollevato diverse perplessità, per il mondo melicolo, nel settembre 2022, esprimendosi come segue: “La proposta di regolamento della Commissione per un uso sostenibile dei fitofarmaci è inaccettabile e insostenibile, poiché non considera gli enormi impatti sulla produttività e sulla competitività del settore ortofrutticolo europeo, un settore che già soffre per la mancanza di alternative per proteggere e garantire la produzione da parassiti, malattie e dall’impatto degli eventi climatici. È necessario intraprendere azioni per facilitare il coordinamento tra gli attori istituzionali a ogni livello di governance, garantendo il dialogo, la flessibilità a tutti e tre i pilastri della sostenibilità, in primo luogo la sostenibilità economica delle produzioni, assicurando l’effettiva sopravvivenza degli agricoltori”.

La proposta, approvata e posta in discussione dalla Commissione Europea il 22 giungo 2022, è poi stata respinta dal Parlamento EU nel novembre 2023 e definitivamente ritirata dalla Commissione nel febbraio 2024.

La “bocciatura” della proposta di regolamento sull’’uso dei fitosanitari è stata salutata con grande soddisfazione dal mondo agricolo. Ma ciò non vuol dire che il tema sia stato accantonato.

(Nel prossimo articolo scopriremo assieme gli sviluppi più recenti sulla tematica)

Michele Odorizzi