Storia del Carnevale e altro ancora

Storia del Carnevale e altro ancora

Ciao a tutti,

passato il Natale eccoci al Carnevale che come sapete è famoso in tutto il mondo e direi che si tratta di una delle feste molto attese dell’anno dai piccini, e pure dai grandi che, per alcuni giorni possono indossare i panni di chi vogliono utilizzando maschere. Ci si può trasformare in personaggi tradizionali, di fantasia, del cinema o della letteratura.

Ma da dove arriva questa tradizione?

Proviamo a scoprirlo insieme …

Dovete sapere che ogni regione e addirittura ogni città d’Italia ha le proprie tradizioni ma tutte derivano dal Medioevo, dove nasce il Carnevale festeggiato durante febbraio e poi secolo, dopo secolo si evolve diventando una festa divertente e spensierata come la conosciamo oggi.

Il termine Carnevale probabilmente deriva dal latino e significa “togliere la carne”, perché si riallacciava al fatto che, il giorno che precede l’inizio della quaresima si cessa il consumo di carne per i quaranta giorni successivi che accompagnano alla Pasqua.

Dobbiamo però rilevare che le origini del Carnevale sono però ricercate molto prima del Cristianesimo -infatti- Babilonesi, Egizi, Fenici e molti altri popoli festeggiavano travestendosi, le loro divinità. Anche a Roma il mese di febbraio si celebravano le divinità e soprattutto era il mese che, dopo l’inverno particolarmente difficile a quei tempi, si festeggiava la fertilità della terra che tornava a donare i suoi frutti a uomini e animali e quindi sarebbero finite le ristrettezze invernali.

Era veramente un periodo di festa tra banchetti, balli e scherzi e succedeva pure che ci fosse, per quel breve periodo, la possibilità di una sovversione delle gerarchie sociali: infatti, gli schiavi potevano comportarsi come fossero uomini liberi ed eleggevano un loro rappresentante che si trasformava in una caricatura dei loro padroni questi, infatti, era vestito con capi appariscenti e indossava una maschera che rappresentava il volto di una divinità degli inferi e aveva tutti i poteri. Finito però questo periodo di festa l’ordine era ristabilito e ognuno riprendeva il proprio posto e ruolo nella società.

Nel seicento in alcune regioni d’Italia si sviluppa la Commedia dell’Arte, spettacoli teatrali dove i personaggi indossando maschere e costumi facevano le caricature delle personalità dell’epoca.

“Fu così che nasce a Bergamo la maschera di Arlecchino il servitore, a Venezia Pantalone il padrone e a Bologna il sapiente Balanzone; a Napoli poi arrivò il fanfarone Pulcinella” e nel resto d’Italia altrettante maschere caratteristiche che avevano come principale funzione quella di essere scherzose, pronte alle battute di spirito e per questo entravano di diritto nelle tradizioni carnevalesche e ancora oggi sono i costumi più ricercati e desiderati dai bambini e non solo, anche se soprattutto i bimbi amano travestirsi e trasformarsi nei loro supereroi preferiti o in personaggi dei cartoni animati che amano tanto.

Ora però vorrei raccontarvi la storia di come è nato il costume di Arlecchino …

La storia di Arlecchino

C’era una volta… un bimbo tanto carino e buono di nome Arlecchino che viveva in un regno colorato e gioioso, al quale tutti ma proprio tutti volevano un gran bene! Era il tempo di Carnevale e tutti i bambini pensavano alle loro mascherine e come si sarebbero truccati e vestiti. Le mamme cucivano e misuravano le belle stoffe lucide che i loro bimbi avrebbero indossato sperando che quello del loro figliolo fosse il più bello e appariscente.

Anche nella classe di Arlecchino tutti i compagni parlavano della loro prossima festa.

– E tu come ti vestirai?

– chiese uno di loro ad Arlecchino.

– Io? Io non mi maschererò – rispose il bimbo piegando la testa con tristezza – i miei genitori sono poveri e non possono spendere dei denari per comprarmi stoffa e cucirmi un vestito di carnevale!

Il giorno dopo, con stupore della loro maestra, ogni bambino portò un pezzettino di stoffa per aiutare a tessere il vestito al bimbo più povero. Ma i pezzi erano di tanti colori! Ognuno aveva portato pezzi diversi perché diversi erano i colori che le loro mamme stavano cucendo a casa.

-Non fa nulla! – disse Arlecchino – La mia mamma è talmente brava a cucire che saprà farmi ugualmente un bellissimo vestitino, vedrete! Ed io sarò contento che sia di tanti colori, perché ogni colore mi ricorderà un amico -.

Il giorno di Martedì Grasso, infatti, Arlecchino indossò il suo strano costumino che piacque moltissimo a tutti. Essendo formato di tanti vivaci colori, fu il più allegro e il più ammirato da tutti gli scolari…

Volete sapere cosa mangiavano Arlecchino e i suoi compagni in quel periodo? Mi piace pensare che anche lui come me e penso tutti voi, adorava i “Grostoli”, quei buonissimi triangoli di pasta dolce e cosparsi di zucchero a velo che troviamo sulle nostre tavole, impastati e fritti dalle mamme o nonne nel periodo di Carnevale per donarci… quella coccola in più che scalda il cuore.

Nicoletta Moretti