L’allevatore, custode del territorio e della tradizione

L’allevatore, custode del territorio e della tradizione

Il settore lattiero-caseario in Trentino ricopre da sempre un ruolo centrale nell’economia agricola e nel mantenimento del paesaggio montano. Dietro a ogni litro di latte prodotto, c’è un mondo fatto di tradizione, passione e sacrificio. Oggi più che mai, è fondamentale riflettere sull’importanza di questo settore, al fine di instaurare un ragionamento coerente e propositivo, tuttavia, senza entrare nel merito di aspetti prettamente politici che negli ultimi mesi hanno animato il dibattito pubblico.

Un Settore Strategico per il Territorio

I numeri del settore lattiero-caseario trentino parlano da soli. Nei 16 caseifici cooperativi distribuiti sul territorio provinciale vengono conferiti circa 120 milioni di litri di latte ogni anno, grazie al lavoro di 700 soci allevatori. La dimensione media delle stalle è di 31 capi, mentre il patrimonio bovino complessivo ammonta a circa 18.800 capi. Le malghe, che rappresentano un aspetto fondamentale dell’alpeggio, sono circa 60 e contribuiscono attivamente alla produzione di latte di qualità, che da sempre distingue il nostro Trentino.

Ma non è tutto: in aggiunta ai numeri del sistema cooperativo, la produzione di latte del settore privato è pari a circa 30 milioni di litri, aggiungendo un ulteriore tassello alla fotografia del settore.

Tuttavia, come molte altre realtà agricole, anche la zootecnia trentina è da alcuni anni in un processo di leggera ma continua contrazione. L’analisi delle cause di questa tendenza non è semplice. L’aumento dei costi energetici, che gravano sia sull’alimentazione del bestiame che sulle strutture necessarie all’attività di allevamento, è sicuramente un fattore determinante. Inoltre, il ricambio generazionale tra gli allevatori non aiuta, con sempre meno giovani che scelgono di entrare in un settore che, pur ricco di tradizione, vive momenti di difficoltà e sacrifici.

Un contesto complesso

Gli ostacoli, tuttavia, non si fermano qui. Al crescente costo dell’energia si aggiungono sfide legate ad un contesto socioeconomico evoluto negli ultimi anni, specchio di nuove esigenze e nuovi valori di una società in continuo mutamento. I grandi carnivori, in particolare, hanno sollevato preoccupazioni tra gli allevatori, che spesso si trovano a dover fare i conti con attacchi ai propri allevamenti, mettendo a rischio il loro lavoro quotidiano, trovando al contempo un’opinione contrastante, a livello di popolazione nazionale, sulle modalità e sulle necessità di risoluzione di tale situazione, destabilizzando di conseguenza il mercato e l’appeal di vendita. In parallelo, si aggiunge una variazione degli stili di vita che, frutto di spinte molto diversificate, stimolano la popolazione verso una crescente sensibilità al consumo di carne. Non possiamo poi dimenticare le preoccupazioni legate alle emissioni di CO2. La politica europea, così come parte dei nostri connazionali, accusano, in modo più o meno esplicito, il settore zootecnico di contribuire in maniera rilevante alle emissioni di gas serra, creando una percezione negativa che non sempre tiene conto dell’effettivo impatto delle pratiche agricole in montagna.

In questo contesto, dove l’allevatore investe tempo ed energie per raggiungere standard di qualità, benessere animale ed ecosostenibilità, l’aumento dei prezzi dei prodotti, purtroppo, non è riuscito a coprire l’incremento dei costi di produzione, creando tensioni tra gli allevatori e nei consigli di amministrazione degli organismi del settore.

L’allevatore, custode del paesaggio e del turismo

Nonostante le difficoltà, c’è un aspetto che spesso viene trascurato nelle analisi del settore lattiero-caseario: l’importanza dell’allevatore come custode del paesaggio e della biodiversità montana. L’attività di allevamento e di monticazione, infatti, non solo produce latte e formaggi, ma ha anche un impatto positivo diretto sul territorio e sull’ambiente. Le malghe, diffuse in tutto il Trentino, sono vere e proprie testimonianze di tradizioni secolari e cultura contadina. La pratica dell’alpeggio, oltre a rappresentare una risorsa per la produzione lattiero-casearia, è anche un’attività di manutenzione del territorio che protegge dalle frane e da altri rischi idrogeologici.

Il turismo montano, oggi più che mai, è attratto dalla cultura legata all’alpeggio, dal contatto diretto con la natura e dalla possibilità di vivere un’esperienza autentica. Le malghe non sono solo luoghi di produzione, ma anche tappe fondamentali per il turismo rurale e sostenibile. Perdere queste attività non significherebbe solo una perdita economica per gli allevatori, ma un danno per l’intero sistema socio-economico del Trentino. La conservazione di questi paesaggi, quindi, è strettamente legata al sostegno economico e alla manutenzione delle malghe, cosicché l’intero territorio possa continuare a beneficiare di questi servizi ambientali.

La Cooperazione, una strada sostenibile

In questo scenario complesso e sfidante, un ruolo fondamentale è giocato dalla cooperazione tra gli attori del settore. Recentemente, la Federazione dei Consorzi Cooperativi, supportata dall’assessorato all’agricoltura, ha commissionato uno studio per elaborare un piano strategico che possa affrontare le criticità del settore e proporre un nuovo modello organizzativo. Questo piano dovrà tener conto delle sfide del mercato, ma anche della necessità di innovazione e sostenibilità.

La cooperazione, che ha sempre caratterizzato il nostro settore, rimane la chiave per affrontare le difficoltà e per costruire un futuro più solido. In questa fase delicata, è essenziale che tutti gli attori, dai singoli allevatori alle istituzioni, rimangano uniti e lavorino insieme per sviluppare soluzioni condivise. Il percorso non sarà facile, ma come ha dimostrato la storia agricola del Trentino, l’unione delle forze è la base per superare le difficoltà. Ogni sfumatura, ogni dettaglio, potrà essere affinato con il tempo, ma l’importante è avere una visione chiara dell’obiettivo a cui si intende arrivare: un settore lattiero-caseario più forte, sostenibile e radicato nel nostro territorio.

Ricordiamo che l’allevatore trentino non è solo un produttore di latte: è un custode del paesaggio, un protagonista di una tradizione che affonda le radici nella cultura e nell’identità del nostro territorio. In un momento storico di incertezze, l’unione tra tutti gli attori del settore è la chiave per superare le sfide future. Investire nel settore lattiero-caseario, nella sua sostenibilità, nella manutenzione delle malghe e nel rafforzamento della cooperazione, non è solo un interesse degli allevatori, ma di tutta la comunità trentina. Solo così il nostro territorio potrà continuare a prosperare, mantenendo vivi i valori e la cultura agricola.

Buona cooperazione!

Michele Odorizzi