Famiglie nonese…. Di una volta
I Sicher (Crameri) di Coredo
Come era bella la mia famiglia!
Eravamo 16 figli, nati fra il 1921 e il 1946, nel corso di 25 anni, non avevamo tempo da perdere: per tutti, grandi e piccoli, c’era qualcosa da fare.
Non siamo mai stati tutti assieme perché dopo la mia nascita nel 1940, i due fratelli maggiori Arcadio e Rinaldo, andarono sotto le armi e mandati al fronte.
Dopo anni di sofferenze Arcadio morì in campo di concentramento e Rinaldo, disperso in Russia, non fece più ritorno. Io non ricordo niente di quel periodo, ma per i miei genitori e i fratelli grandi penso sia stata una grande sofferenza.
La nostra famiglia, nonostante tutto, crebbe sia in numero con gli ultimi 3 nati che in età.
Facevamo tanti lavori tutti insieme. Il mio papà era falegname perciò la campagna la lavoravamo noi figli con la mamma che era molto buona e gran lavoratrice.
Facevamo anche cassette per la frutta e ognuno di noi aveva il suo compito. Avevamo anche due trebbiatrici e in estate, quando il grano era maturo, ci dividevamo in due squadre per andare a trebbiare in alcuni paesi della Val di Non.
C’era sempre qualche famiglia gentile che ci ospitava nella loro cucina dove potevamo farci da mangiare e un fienile dove potevamo riposare dopo una lunga giornata di lavoro.
La trebbiatrice era grande e separava il grano dalla paglia e dalla pula. La paglia andava nell’imballatrice che con il suo “macaco” (così si chiamava il grande braccio che schiacciava la paglia) pressava la paglia che veniva legata in bale lunghe circa 120/130 cm.
C’era un gran polverone e tanta gente indaffarata (foto trebbia a Coredo).
Noi cantavamo sempre quando eravamo insieme, le vecchie canzoni popolari e le canzoni dei cori alpini le sapevamo tutte.
Ricordo una sera, eravamo già sulla paglia a riposare, ci siamo messi a cantare e dopo la seconda o terza canzone abbiamo sentito un forte applauso: le persone erano in strada ad ascoltarci.
Anche mia mamma cantava sempre, aveva una bella voce e ricordava facilmente sia la melodia che le parole delle canzoni.
…Una mattina mentre tagliava dei rametti adatti ad accendere il fuoco, cantava. Una signora che passava di li le disse: “ti vanno bene le cose visto che canti!” e mia mamma rispose: “l’uccello che sta in gabbia se non canta per la gioia, canta per la rabbia!”
Al che la signora riprese: “ti è successo qualcosa?”
“No – rispose mamma – solo che è quasi mezzogiorno e non ho niente da dar da mangiare ai miei figli”.
La signora non disse niente ma poiché aveva un negozio le mandò subito un sacco di farina per fare la polenta. Anche quel giorno era arrivata la provvidenza! Il giorno in cui è nato il decimo figlio venne una zia che sgridò mio papà: “è meglio avere 10.000 Lire di debito, piuttosto che dieci figli’.
Al che mio papà le rispose: “non preoccuparti, noi abbiamo sia l’uno che l’altro”.
Un giorno mia sorella chiese alla mamma: “é vero che noi siamo poveri? Non abbiamo niente!” (non avevamo il superfluo, solo il necessario) e la mamma rispose, “chi ha la sanità è ricco e non lo sa!”.