I fondi attivi vs ETF: l’analisi di Morningstar

I fondi attivi vs ETF: l’analisi di Morningstar

Abbiamo descritto nei due numeri precedenti cosa sono gli ETF e abbiamo confrontato le loro caratteristiche con quelle dei classici fondi che vengono venduti ogni giorno dalle banche e dalle reti di consulenti finanziari ai loro clienti. Dal punto di vista qualitativo, i punti di forza degli ETF a vantaggio dei risparmiatori sono significativi. E dall’esempio riportato in aprile abbiamo visto che anche nei numeri c’è spesso molta differenza. Infatti, la differenza di rendimento tra un fondo e un ETF è data da due componenti: la differenza di costi e l’abilità del gestore. Morningstar, famosa società di rating e analisi dei fondi ha pubblicato il report 2021, vediamone i risultati.

Differenza di costi: è a vantaggio degli ETF, un costo minore è un guadagno certo. L’Italia è agli ultimi posti a livello mondiale per il costo dei fondi comuni. Assieme a noi c’è Taiwan. Ai primi posti invece ci sono USA, Australia e Olanda. Numeri alla mano, un fondo azionario in Italia costa in media l’1,92%, contro lo 0,84% dell’Olanda, mentre un fondo obbligazionario costa per noi l’1,17% in media contro lo 0,48% per gli olandesi.

Abilità del gestore: va premesso che la valutazione va fatta su un arco temporale che permetta di capire se la performance è persistente o è legata a particolari condizioni di mercato e che il gestore parte con la zavorra del costo che si porta a casa la sua società/banca. Nell’analisi di Morningstar è stato preso un orizzonte temporale di 10 anni per valutare quanti gestori riescono a battere il loro obiettivo (benchmark). Sono state selezionate 3 categorie: azionario USA, azionario emergenti e obbligazionario. Per quanto riguarda l’azionario americano, dei 400 fondi analizzati solo 248 sono ancora operativi dopo 10 anni e di questi sono 23 hanno fatto meglio del benchmark, quindi il 6%. Nell’azionario emergente, su 149 fondi ne sono sopravvissuti 104 e 57 hanno superato l’obiettivo (38%). Nell’obbligazionario su 172 fondi ce ne sono ad oggi 90 e 34 hanno fatto meglio del mercato (20%).

In sostanza, in un mercato molto efficiente come quello americano, battere il mercato per un gestore è molto difficile, infatti solo il 6% ci è riuscito su 10 anni. L’azionario emergente invece è più variegato e ci sono più margini di manovra per un gestore, sia in termini geografici che di singoli titoli. Ad esempio, per chi volesse investire sulla borsa indiana, sono disponibili ETF e fondi. Abbiamo confrontato l’etf sull’indice con un fondo di una piccola società di gestione, UTI: dal lancio nel 2016 il fondo ha reso il 102,8% contro un rendimento dell’etf pari al 71,2% (vedi grafico) e la linea blu del fondo è sempre sopra quella verde dell’etf. Infine, nel mondo obbligazionario vanno approfondite le scelte del singolo gestore per capire se ha battuto il benchmark aumentando la duration dei titoli e riducendo il rating, che significa un aumento del rischio per il cliente in una fase di crisi e rialzo tassi come quella attuale.

Giorgio Leonardi