Ottima e sicura la frutta trentina

Ottima e sicura la frutta trentina

E’ risaputo che un buon stato di salute passa anche attraverso una dieta ricca di frutta e verdura.

Nell’articolo scorso è stato messo in evidenza come i prodotti agricoli, soprattutto nazionali, vengono regolarmente controllati e risultino complessivamente sicuri. Concentrando ora l’attenzione sulla ortofrutta prodotta in Trentino vedremo che la situazione è ancora migliore.

Le nostre piccole aziende a coltivazione diretta riescono ad ottenere prodotti ortofrutticoli di eccellente qualità, grazie ad una situazione pedo climatica favorevole accompagnata da un’attenta tecnica colturale.

Da diversi anni è massima l’attenzione che i produttori pongono alla salubrità dei propri prodotti. Questo importante obiettivo viene perseguito coltivando secondo precisi e severi disciplinari di produzioneintegrata” (PI) certificata. Quando si parla di certificazione significa che c’è un Ente terzo che fa i controlli secondo dei piani prestabiliti. Apot (Associazione Produttori Ortofrutticoli Trentini), costituita dai Consorzi Melinda, La Trentina, Società Frutticoltori Trento (SFT) e Co.P.A.G. delle Valli Giudicarie, rappresenta per circa l’85% la produzione del settore. è il soggetto, delegato da Pat, che ha il compito di predisporre e gestire i disciplinari di PI, coordinare i controlli sul rispetto delle regole e dei residui da prodotti fitosanitari (PF). In caso di inadempienze applica anche le sanzioni previste. La commissione di vigilanza è costituita da 2 tecnici di FEM dell’unità trasformazione conservazione e da un rappresentante di Apot, ed è operativa dal 2006. Tuttavia l’attività di controllo era già iniziata nel 1989 con la nascita del primo “protocollo d’intesa” sottoscritto da PAT, Esat, Stazione sperimentale e Istituto Agrario, sindacati agricoli, associazioni dei produttori e cooperative agricole.

Il piano dei controlli viene redatto secondo criteri statistici e prevede che, annualmente, vi siano delle verifiche a metà stagione e alla raccolta

Tutte le colture ortofrutticole commerciali presenti in provincia vengono controllate: mele, piccoli frutti, ciliege, fragole, patate e ortaggi, kiwi, susine, asparagi, pere, albicocche, mais e frumento.

Nel 2021, similmente agli anni precedenti, i controlli estivi (1a fase) hanno interessato 732 ortofrutticoltori con verifica della regolarità delle informazioni riportate sul quaderno di campagna (QdC) che, in genere, viene compilato in modalità informatica on-line. Su questo documento, obbligatorio per legge (D.P.R. 150/2012), vengono registrate tempestivamente tutte le attività previste dal disciplinare di PI. è composto da diverse sezioni relative ai dati aziendali, trattamenti fitosanitari, concimazioni, altre pratiche, controlli sui parassiti, formazione professionale ecc. Per la parte inerente i trattamenti e relativi limiti di legge (fitofarmaci, dosi, tempi di carenza ecc.) può essere ispezionato anche da altri organi di controllo ufficiali e per questo va conservato per almeno per tre anni. Contestualmente al controllo del QdC, per 250 agricoltori è stato effettuato anche il sopralluogo in campo con osservazioni visive e prelievo di campioni di materiale vegetale (frutti e foglie) sui quali si ricerca, attraverso analisi di laboratorio, l’eventuale presenza di fitofarmaci non ammessi dal disciplinare di PI. Il campione viene prelevato in doppio per poterlo ricontrollare in caso di non conformità. Al momento del prelievo si provvede a codificarlo, sigillarlo ed accompagnarlo con relativo verbale. Le infrazioni che si possono riscontrare possono essere lievi, ed in questo caso è prevista la sola segnalazione all’agricoltore, oppure gravi con applicazione delle sanzioni previste compresa la possibile esclusione del lotto di prodotto dalla vendita con marchio PI. L’esito di questa prima fase dei controlli ha visto solo lo 0,3% dei campioni non conformi.

La seconda fase prevede invece il prelievo di campioni di prodotto in fase di conferimento per verificare l’entità dei residui da PF con analisi di laboratorio. Come abbiamo visto nell’articolo del numero scorso, le metodiche analitiche utilizzate sono ormai estremamente sensibili (limite 0,01 mg/Kg). Per questo motivo i campioni da analizzare vengono inviati solamente a laboratori nazionali accreditati i quali effettuano la determinazione dei principi attivi ammessi sulla coltura. I campioni prelevati sono stati 815. La prevalenza ha interessato le mele (603), piccoli frutti (111), ciliege (45), patate e ortaggi (21), fragole (13) e in misura minore altri prodotti.

Nel caso delle mele il 100% dei campioni è risultato regolare. Ancora più interessante è poter constatare che il 99,2% di tutte le determinazioni analitiche effettuate (oltre 200.000) hanno dato un residuo non rilevabile (≤0,01 mg/Kg) o di gran lunga inferiore al LRM. Una situazione davvero positiva e del tutto tranquillizzante.

Fra gli altri prodotti agricoli controllati, solamente su more e ribes si è riscontrato qualche raro caso di residuo non ammesso. Va considerato che sui piccoli frutti, in genere, i prodotti consentiti sono pochi e quindi le aziende  che hanno più colture devono essere attente alla pulizia interna delle attrezzature impiegate per i trattamenti.

Questi risultati dimostrano che c’è grande attenzione, da parte degli agricoltori, nel rispettare le regole   previste dai disciplinari di PI per poter fornire ai consumatori prodotti che siano buoni e belli, ma anche salubri. Un obiettivo che passa dall’utilizzo, quando strettamente necessario, di soli prodotti ammessi, rispettandone le dosi e i tempi minimi, specifici per ogni PF, che devono intercorrere dal trattamento alla raccolta e che sono indicati in etichetta. Come si sa la legge stabilisce per ogni fitofarmaco su ogni derrata anche un LRM (limite di residuo massimo) definito con criteri scientifici ed estremamente prudenziali considerando le sue caratteristiche chimiche e la dieta, anche di persone vulnerabili.  In altre parole, deve essere garantita la massima sicurezza alimentare anche con un consumo regolare che può durare tutta la vita. Alla luce di questa situazione positiva, si può senz’altro affermare che l’effetto benefico sulla salute di un regolare consumo di frutta e verdura è di gran lunga superiore rispetto al rischio legato ai residui.

Come abbiamo visto, dietro la salubrità dei prodotti ortofrutticoli trentini c’è, ormai da decenni, un serio ed impegnativo lavoro di controllo. Spesso si dice che, in Italia, in molti campi, ci sono fin troppe leggi e regolamenti ma mancano le verifiche. è vero, ma certamente ciò non vale parlando di monitoraggio sui residui da fitofarmaci e sicurezza dell’intera filiera dell’ortofrutta. Il coinvolgimento e la costante formazione dei produttori ha inoltre consentito, negli anni, di tenere alta l’attenzione e perseguire un costante miglioramento dei risultati.

Negli ultimi anni, a causa di un’informazione spesso distorta e fuorviante, l’opinione pubblica è molto impaurita e preoccupata quando si parla di PF. In realtà le norme di legge per l’utilizzo di queste sostanze sono molto stringenti ed i relativi controlli sono frequenti e costanti.

D’altra parte senza difendere adeguatamente le colture si rischierebbe un forte aumento degli attacchi parassitari con conseguenti forti perdite e aumento dei prezzi, ma anche maggiori rischi legati ai contaminanti naturali nei prodotti.

Piergiorgio Ianes