Frutticoltura: fitofarmaci in calo?
Avendo esercitato per circa quarant’anni come consulente tecnico, prima per ESAT e poi per FEM, nella frutticoltura delle valli del Noce, ho avuto modo di vivere in prima persona anche l’evoluzione che ha subito il settore dei prodotti fitosanitari (di seguito PF). Negli anni ‘80 e’90 c’è stato il boom della chimica ed era facile, per le ditte farmaceutiche, produrre continuamente nuovi PF perché i requisiti di sicurezza richiesti per salute e ambiente erano molto limitati. Ciò che contava era l’efficacia. Erano anni in cui un utilizzo oculato e sostenibile non sembravano molto importanti. Nei due decenni successivi molte cose sono cambiate. A partire dall’autorità europea, che, per tutti gli stati membri, ha emanato diverse Direttive e Regolamenti allo scopo di ridurre i rischi legati all’uso di questi prodotti.
Di seguito le ricordiamo:
- DIR 91/414/CE Riclassificazione di tutte le 1064 molecole chimiche in uso (anni ‘90) e nuove registrazioni. A lavori ultimati di quelle in uso oggi ne sono rimaste circa il 30%.
- DIR 99/45/CE Valutazione del rischio ambientale delle sostanze chimiche formulate (non solo fitofarmaci). Obbligo di disporre per ogni prodotto della scheda di sicurezza molto dettagliata.
- REG CE/1272/08 Riclassificazione delle sostanze chimiche secondo il sistema internazionale CLP.
- DIR 09/1107/CE Riclassificazione con criteri sempre più stringenti e armonizzazione europea di tutte le molecole chimiche in sostituzione della DIR 91/414/CE.
- DIR 91/689/CE e DIR 94/62/CE Regolamentazione dello smaltimento dei rifiuti pericolosi.
- REG CE/396/05 Armonizzazione europea dei residui sui prodotti ortofrutticoli.
- DIR 09/128/CE Uso sostenibile dei PF.
Due agenzie europee hanno il mandato istituzionale di vigilare sulla sicurezza delle sostanze chimiche in uso: EFSA (dal 2002) ed ECHA dal 2007.
Fatto questo inquadramento, ritorniamo nel nostro ambito locale per ricordare i miglioramenti concreti progressivamente realizzati.
E’ cambiata la tipologia e disponibilità dei PF. Quelli ritenuti più pericolosi per l’uomo e l’ambiente sono stati revocati. L’arrivo di nuove molecole di sintesi è attualmente molto limitato, anche a causa di una ricerca indebolita.
E’aumentata l’attenzione nella gestione dei PF. In tutte le fasi: trasporto, detenzione, preparazione e distribuzione delle miscele, smaltimento dei rifiuti e autoprotezione con impiego corretto dei DPI (Dispositivi per la Protezione Individuale).
E’ aumentata l’attenzione verso la tutela della salute pubblica e l’ambiente. La Provincia di Trento si è mossa per prima in Italia proponendo ai Comuni, con la delibera n. 400 del 2006 e n.1183 del 2010 specifiche “linee guida” per regolamentare i trattamenti fitosanitari in prossimità dei centri abitati. Dal 2017, in recepimento delle misure previste dal PAN (Piano di Azione Nazionale), è divenuto obbligatorio per legge il rispetto di uno specifico Regolamento provinciale (6-59/Leg). L’obiettivo prioritario è quello di evitare, durante l’irrorazione, la fuoriuscita della miscela dall’area trattata. Con le moderne irroratrici e le dovute attenzioni è possibile ottenere un ottimo risultato. è evidente che non bastano le regole e la tecnologia per risolvere i problemi; la formazione ed il senso di responsabilità dell’operatore sono fondamentali. In questi anni molto si è, lavorato anche su questo aspetto ritenuto fondamentale anche nel PAN.
E’ cambiata l’impiantistica. La riduzione della taglia delle piante ha consentito anche di aumentare l’efficienza della distribuzione dei prodotti in campo. Si è passati dal classico atomizzatore con dispersioni decisamente elevate a macchine irroratrici a getto mirato e dotate di dispositivi antideriva. Per mantenere ottimale la loro funzionalità, oltre che ai controlli aziendali, devono essere sottoposte a revisioni periodiche presso centri e con tecnici abilitati dalla PAT. Questo servizio, da noi, è partito volontariamente ancora nel 1997 ed è diventato obbligatorio per legge solo dal 2012. (PAN)
E’ cambiato l’approccio alla difesa. La difesa integrata, al fine di effettuare solo i trattamenti necessari (secondo precisi monitoraggi e controlli in campo), ha mosso i primi passi negli anni’90 e nel 2011 si è evoluta in produzione integrata con specifici disciplinari di produzione e rigidi controlli previsti dalla certificazione ISO 9001; è diventata obbligatoria per legge solo dal 2014. (PAN)
Oltre che ai mezzi chimici, si ricorre alle biotecnologie come la “confusione sessuale”, a sistemi meccanici (reti antinsetto, antipioggia, asportazioni manuali ecc.) e all’uso, quando possibile, di fitofarmaci biologici. Si preferiscono i principi attivi più selettivi, per salvaguardare gli insetti utili anche se ciò però può determinare un incremento del numero di trattamenti durante la stagione.
Un ulteriore riduzione al ricorso ai PF si concretizza anche con la coltivazione di varietà resistenti o tolleranti. Per essere più precisi si tratta di resistenza alle due patologie più gravi: ticchiolatura e, a volte, oidio. Va però ricordato che queste resistenze possano essere perse con il tempo o possono incrementarsi i danni da funghi secondari. Certamente oggi disponiamo di varietà valide sia sotto il profilo produttivo che di qualità organolettica dei frutti, in virtù di lunghi e costosi lavori di miglioramento genetico.
Negli ultimi anni, l’aumentato l’interesse del consumatore verso i prodotti biologici e la maggior attenzione dell’opinione pubblica alle tematiche di sicurezza per la salute e l’ambiente hanno spinto verso la coltivazione biologica. Melinda sta gestendo questa transizione puntando sulla costituzione di distretti biologici. Ad oggi circa il 5% della superficie è stata convertita, con tendenza ad una costante crescita. Certamente non mancano le difficoltà legate sia al mercato che deve garantire prezzi adeguati ma anche alla coltivazione stessa che deve confrontarsi spesso con mezzi per la difesa di efficacia limitata a fronte di problematiche in crescita come l’arrivo di nuovi parassiti alieni ed invasivi o insetti vettori di pericolosissime malattie che possono compromettere le piante stesse.
La risposta alla domanda posta nel titolo può essere affermativa, almeno come tendenza; e l’impegno in questo senso continua, ma con la dovuta attenzione a non compromettere un’adeguata difesa delle colture che è fondamentale per un’agricoltura moderna in grado di continuare a fornire prodotti abbondanti, sicuri ed economici.
Da quanto è dato a sapere, gli orientamenti politici futuri della comunità europea puntano su ulteriori e sensibili riduzioni nell’uso dei fitofarmaci favorendo l’estensione del biologico. Infatti la strategia UE “From Farm to Fork” (“dalla fattoria alla tavola”) si pone l’ambizioso obiettivo, entro il 2030, di ridurre del 50% i consumi di fitofarmaci, del 20% i fertilizzanti ed arrivare al 25% delle superfici a biologico. Per contro il mondo agricolo, in buona parte, è scettico sulla sostenibilità economica e sociale di questo obiettivo. In ogni caso, c’è sempre da sperare che le scelte politiche si basino più sulla conoscenza scientifica che sulle spinte emotive dell’opinione pubblica; purtroppo, sempre più spesso, non è così. è comunque certo che, se, in un futuro più o meno remoto, si potesse rinunciare ai PF i più felici sarebbero certamente i frutticoltori stessi.