La vetta

La vetta

La vita è bella magica e piacevole, è come un panorama visto dalla cima della montagna; ma per potersi godere il panorama incantevole, bisogna prima arrivare in vetta! Quando scaliamo la montagna bisogna saperla rispettare, essere umili e conoscerla perché così siamo in grado di arrampicarci al meglio e riusciamo ad arrivare in cima senza esserci fatti male o esserci avventurati in sentieri pericolosi. Scalare ognuno la propria montagna per arrivare in vetta, in realtà, avviene per noi quotidianamente, basti pensare alle verifiche scolastiche, agli esami universitari, all’ottenimento di una certa mansione nel mondo del lavoro e alle relazioni di amicizia. Ogni giorno siamo scalatori di vette, nonostante le insidie e le tortuosità, ma una volta arrivati in cima possiamo goderci il panorama e pensare al percorso realizzato.


In questo articolo parlerò delle performance, ma prima farò alcuni esempi di campioni che ogni giorno si allenano per potere giocarsi il tutto per tutto nelle gare. Immagino che voi tutti conosciate campioni come Alex Zanardi con la sua Handbike. Io oserei dire che lui è un campione nella vita, poiché ha avuto un infortunio che gli ha fatto perdere le gambe, nonostante ciò lui si è rialzato e con grande determinazione ha scoperto il mondo dell’handbike dove ha ottenuto molte soddisfazioni. Questo campione ha avuto una grande forza d’animo e determinazione.   

Altri campioni del nostro territorio, sono: Letizia Paternoster, Luca De Aliprandini, Andrea Pinamonti, Gianni Moscon, Nadia Battocletti… Sono campioni che per vincere le gare fino ad arrivare ai tetti olimpionici, si allenano duramente, e fanno di tutto per migliorare la loro performance al fine di realizzare i propri obbiettivi.

La performance però è una cosa che riguarda tutte le persone!

L’argomento delle performance non riguarda solamente i grandi campioni dello sport!

Anche noi nella nostra vita quotidiana siamo costantemente esposti a sfide di vario genere e oggi   scopriremo come possiamo affrontarle al meglio.

Per fare ciò mi faccio aiutare da un’esperta in questo settore, la dott.ssa Moira Barbacovi, una coach umanista e psicologa del lavoro. Lei  svolge il proprio lavoro con passione, e curiosità, umiltà, e la capacità di mettersi costantemente in gioco. Già cui possiamo notare come tutte queste qualità possano essere importanti per potere costruire una buona performance. 

Queste sono le domande che ho ritenuto più opportuno porre, poiché penso che possano aiutare molte persone a dare il meglio di sé nella vita in ogni suo aspetto. 

Che cos’è la performance?   

Grazie Emanuele per le tue riflessioni: quotidianamente intraprendiamo imprese più o meno difficili, ma quanto conosciamo l’affascinante alchimia di risorse necessarie per realizzarle?

Di norma, si pensa alla performance in termini di risultati, e come questi si collocano rispetto alla media: superiori o inferiori? Come coach umanista, osservo le performance da un punto di vista più ampio: che cosa ci motiva nel sostenere la performance? Quali forze ci consentono di realizzarla? Cosa l’ostacola? Come migliorarla?

La performance è  ciò che trasforma i sogni in realtà, il modo in cui viene realizzato un compito, un’impresa, un lavoro in relazione alle capacità, alle competenze e all’impegno profuso.

Qual’ è il rapporto straordinario tra le capacità di una persona, il compito e l’obiettivo?

E’ in questo intreccio, delicato ma potente, che si gioca l’andamento della performance.

Risponderò alle tue domande cercando di far emergere non solo quali elementi consentono di essere scalatori di successo, ma anche di essere vincenti e felici.

Come si coltiva?     

Ognuno ha dei sogni e non solo quando dorme. Sono sogni ad occhi aperti, immagini vivide che si trasformano in obiettivi. Due sono i pilastri per coltivare l’arte di realizzare performance di successo e appaganti.

Primo: l’autogoverno, ovvero, concentrarci su ciò che dipende da noi. Come mai a casa ripetiamo bene la materia studiata e poi all’interrogazione in classe ci blocchiamo? Spesso accade perché ci concentriamo più sul fatto che siamo valutati, piuttosto che sulle nozioni che abbiamo in memoria. Così facendo l’attenzione si indirizza in parte su ciò che non è sotto il mio controllo, e sul quale il mio potere è quasi inesistente. Tanto più dirigo l’attenzione su ciò che non governo, tanto più grande sarà la frustrazione e  l’impotenza.

Secondo: la performance è in risultato di fattori fisici ma anche mentali. Nella nostra cultura sono ancora divisi. Armonizzare forza mentale e fisica è quel potere che fa la differenza tra una performance di successo e una di insuccesso. La chiave sta nel ricercare “l’esperienza del flow”. Concetto definito da uno dei miei maestri, lo psicologo ungherese Mihaly Csikszentmihalyi. Egli si rese conto che: “i momenti migliori della nostra vita non sono tempi passivi, rilassanti, i momenti migliori di solito si verificano se il corpo e la mente di una persona sono spinti ai loro limiti nello sforzo volontario di realizzare qualcosa di difficile e per cui ne valga la pena”. Il flow, indica uno stato psicologico di massima positività e gratificazione, vissuto durante la completa immersione in un compito. Il segreto quindi è ricercare il mix ottimale tra la difficoltà del compito e la capacità. Se il compito è sufficientemente sfidante comporterà concentrazione e attivazione, se è tropo difficile genererà ansia. Viceversa, se è troppo semplice annoierà e subentreranno frustrazione e perdita dela prospettiva di auto-realizzazione.

Coltivare una performance d’eccellenza significa trovare la miglior combinazione di potenzialità, abilità e obiettivi sfidanti.

Come si può allenare?  

Ragionare per obiettivi, è il modo migliore per allenarsi a performance d’eccellenza. Ovvero, trasformare i sogni in obiettivi intermedi raggiungibili. Inoltre, spesso, le performance falliscono perché si sottostimano gli obiettivi o si sovrastimano le capacità.

Una volta, uno studente molto dotato intellettualmente si rattristava perché, nonostante studiasse, non otteneva i risultati desiderati. Aveva una caratteristica: studiava sempre la sera prima della prova perché, diceva: “ce la faccio, ho buona memoria!

Eppure falliva. Come mai?

è dotato intellettualmente, è vero, ma non considerava i ritmi fisiologici dell’apprendimento e della memorizzazione. Sovrastimava le sue capacità. Allo stesso modo, lo studente che aspetta maggio a recuperare le materie sotto perché è convinto di avere tanto tempo, sottostima l’obiettivo. Entrambi saranno candidati ad un probabile fallimento, divenendo frustrati. L’autostima inizierà a vacillare e cominceranno a credere di non essere in grado di raggiungere gli obiettivi con i mezzi a propria disposizione. Invece è una questione di scorretta valutazione degli obiettivi in rapporto alle capacità.

Come può aiutare noi giovani e gli adolescenti nella vita?

Spesso dinnanzi ad una performance si è preda dell’ansia da prestazione.

Vorrei dare tre indicazioni per superarla:

  1. Discernere obiettivi risultato e obiettivi performance, e concentrarsi su questi ultimi. I primi sono frutto della combinazione tra la nostra prestazione e la reazione del contesto: essere promossi, vincere una partita a tennis. Vincere una gara dipende dalla propria performance ma anche da quella dell’avversario. Gli obiettivi performance invece si focalizzano su ciò che dipendono da noi: quante ore studio al giorno? Quante pagine leggo e schematizzo in un’ora?  Quante ore mi alleno al giorno? Sono sotto il nostro controllo poiché riguardano le nostre azioni.
  2. Concentrarsi sugli obbiettivi costruttivi non su quelli evitanti o generici. Se dico “non voglio essere bocciato”,  “non voglio sbagliare” mi concentro sul negativo. Genera ansia e bassa fiducia in noi stessi. Gli obiettivi costruttivi puntato invece su azioni positive e affermative: “voglio prepararmi così bene da prendere 30 all’esame”, “voglio imparare dai miei errori”. Questi obiettivi generano minor ansia, più alta fiducia in se stessi, e una performance migliore. Inoltre alimentano la motivazione, cioè la benzina che ci sostiene nelle performance.
  3. Circondarsi di alleati esperti nel campo in cui vogliamo eccellere. Persone competenti e amorevoli che ci aiutano non solo a definire obiettivi costruttivi, ma anche a pianificare il cammino suddividendolo in sotto-obiettivi specifici e misurabili. è lì che la nostra attenzione andrà indirizzata, e sarà determinante per il risultato che otteniamo, per la soddisfazione e l’appagamento che proviamo.

Ognuno può  sviluppare la sua potenza nel realizzare performance di successo coltivando l’arte di scalare le montagne della vita, per giungere vette di appagamento profondo. Al fine di educarci, con amore e competenza, a far emergere il talento e indirizzarlo in performance di alto livello dobbiamo imparare a indirizzare l’attenzione, le emozioni e l’energia su ciò che è sotto il nostro governo.

Questa è la strada verso un risultato d’eccellenza!

Emanuele Pilati