Le chiese di Taio
Come ogni grande paese, Taio possiede due sedi di culto.
La prima per importanza è la parrocchiale, dedicata a san Vittore, un santo molto amato da S. Ambrogio di Milano. La devozione è unica in Trentino: Vittore fu un martire del tempo antico, quando i cristiani erano perseguitati per la loro fede. Nel capoluogo lombardo ci sono molti luoghi dedicati a S. Vittore e il più noto è il carcere omonimo.
Della vecchia chiesa rimane poco: il coro del secolo XVIII, l’abside del 1755 e alcune opere d’arte. Resta invece a perpetua memoria il campanile che risale agli anni 1526-1550 e che doveva essere il più alto in valle. Progetto che però non fu mai realizzato per le liti fra Taio, Tres e Dermulo, finite ufficialmente dopo la prima guerra mondiale. Rimane l’antico fonte battesimale che è del 1554 e ricorda la grande importanza del paese in campo ecclesiastico.
Nel corso del secolo XIX si pensò alla demolizione della chiesa vecchia, per avere una sede degna della funzione decanale di Taio. La chiesa risaliva almeno al 1300 e era stata sistemata via via nei secoli. Ma ora non pareva adatta alla popolazione che nel frattempo era cresciuta.
Don Valentino Bergamo, con grandi sacrifici, e la gente del paese si prodigarono per la ricostruzione. Tra il 1845 e il 1848 tutto fu portato a termine. Il vescovo Tschiderer, il 28 luglio 1850, consacrò il luogo di culto, orgoglio soprattutto di don Bergamo, che rimase a Taio fino al 1852. Le spese dei lavori sono tutte documentate dal parroco, il quale si avvalse anche degli artigiani locali. Il grande impresario dell’opera fu Matteo Plottecher, che fu pagato con 11.170 fiorini.
Nella chiesa nuova, poi restaurata in tempi successivi dal decano d. Giuseppe Zini e da d. Mario Brusacoram, furono eseguiti i cicli pittorici e si portò a compimento la completa sistemazione del presbiterio, con il nuovo altare, la sede e l’ambone.
Si trova vicino all’altare il quadro del patrono (di Mattia Lampi del 1755), mentre affreschi non eccelsi ma vigorosi elogiano la sua vita e il suo martirio. Sull’altare di sinistra si può ammirare un quadro del fiemmese G. Felicetti (1712) e di fronte un quadro del 1886, opera di L. Rigo con le anime del Purgatorio. Il massiccio altare centrale risale al 1876. La statua di S. Vittore è solo devozionale e si trova in fondo alla chiesa.
Il secondo edificio sacro di Taio è la chiesetta di S. Maria, a Sud della pievana. Il Reich la segnala per il 1160 ma di sicuro è ricordata nei primi anni del 1200 (come attesta un Sacramentario di S. Romedio). Nei primi tempi fu sotto il patronato dei Thun di Castel Bragher, regolani maggiori della comunità locale.
La chiesa nacque in forme romaniche, come si evince dalla porta maggiore simile a quella del santuario romediano. Fu poi allungata in stile gotico durante il 1500. Quindi altri interventi ne determinarono le forme, come le finestre del 1650 circa e la decorazione più recente di Matteo Tevini (1935). L’esterno reca tracce di affreschi del XIV secolo e una bella Madonna del Barbacovi (c. 1680). Intorno alla chiesa ci sono ancora i sedili per le adunanze di Regola (per i capifamiglia di Taio).
All’interno la chiesa è davvero molto bella. Ci sono sulla parete resti di sculture medievali. La Via Crucis è del 1766, mentre i quadri sono di un secolo anteriori. Le acquasantiere sono antiche.
Gli altari sono tre e di ottima fattura. Il più vecchio è del 1608 (a sinistra) con la pala dell’Assunzione – firmata con le iniziali dell’artista – e in alto l’Incoronazione di Maria. Tutto attorno alla pala e vicino alla mensa ci sono i quadretti con i santi patroni dei Thun.
L’altare di sinistra è opera del clesiano Pietro Strobl (1686-1697) con dorature e decorazioni dei fratelli G. Battista e Cristoforo Bezzi (1688) che incorniciarono la Madonna fra i santi Sebastiano e Antonio abate.
Il fastoso altar maggiore è frutto del lavoro di vari artisti: un veronese scolpì le colonne centrali, lo Strobl gli angeli, C. Bezzi le statue della cimasa (1686). L’ancona del 1700 fu dedicata alla Madonna del Rosario con i misteri dipinti fra il XVII e il XVIII secolo. Sopra la pala si vedono in un quadro a lunetta i santi del Rosario (Pio V, Domenico e Caterina da Siena).
I santi Giorgio e Floriano dovrebbero essere di fine secolo XVI. La iconostasi, meravigliosa nella sua complessità con santi dipinti, fu deturpata da una finestrella del 1830 circa.