Palazzo Arzberg Freihaus

Palazzo Arzberg Freihaus

Il neo presidente del gruppo storico Arzberg Valle di Non lo fa rinascere

Un Palazzo storico affascinante quello Arzberg Freihaus, che per molto tempo è passato inosservato in Valle di Non. Misconosciuto anche dagli abitanti di Valle e sottovalutato dai più, ma non certo dal Gruppo storico culturale Arzberg, che, in suo omaggio, proprio dal Palazzo prende il nome. A prendersi cura della dimora di Arzberg, in particolare, è il neo presidente Mirko Ceccato.

Un nome noto negli ambienti culturali per il suo impegno alla valorizzazione del territorio e soprattutto alla conservazione del patrimonio culturale: già membro del consiglio di amministrazione “Laboratorio Ecomuseo del Vanoi”, membro del direttivo della Pro Loco di Ronco Cainari e fra le sue pubblicazioni “Lavorazione del lino”, “Lavorazione del legno”, “I mulini di Cainari”. Il suo interesse per la conservazione dei beni storici e culturali lo ha portato a condurre svariate ricerche relative ad edifici di valenza storica e artistica, come per esempio quelli di Ronco e di Cainari, ma anche sulla Tridentum Romana e le stanze segrete del Castello del Buonconsiglio.  Va da sé che a far rinascere il Palazzo Arzberg Freihaus di Arsio è stato proprio il neo presidente.

Il Gruppo storico culturale da lei presieduto prende il nome dal palazzo nobiliare dei Conti d’Arsio, Palazzo Arzberg. Qual è la connessione fra il vostro Gruppo e questa dimora storica?

«Nel 2016 il gruppo storico amici di Castelfondo e Val di Non lascia la sua sede di Castelfondo e si trasferisce ad Arsio nella ex cappella del convento dei Padri Francescani Conventuali di Padova divenuta dal 2005 proprietà della Cassa Rurale del Novella e Alta Anaunia. A lato della stessa si trova l’antica dimora nobiliare Palazzo Arzberg Freihaus appartenuta ai conti Arsio dal 1627 fino al 1932. Per omaggiare l’antico edificio si decide nel 2017 di cambiare il nome del gruppo storico in Arzberg Valle di Non, viene anche realizzato un nuovo stemma che ricorda l’iconografia dei conti Arsio».

Quando inizia la storia di Palazzo Arzberg Freihaus?

«Nel 1587 il barone Fortunato Madruzzo decide di mettere in vendita il suo Maso conosciuto come “Maso Broili” e tutti gli appezzamenti che lo circondano, la proprietà viene acquistata dal conte Carlo d’Arsio proprietario in paese dello splendido Castel San Giovanni realizzato solo 2 anni prima e ricco di affreschi di squisita fattura. Per quarant’anni il Maso viene sfruttato solo per i terreni che lo circondano. Solo nel 1627 il conte Cristoforo Oliviero decide di staccarsi dal Palazzo di famiglia e realizzare qui una propria abitazione nobiliare. Il Maso viene raso al suolo conservando solo parte delle cantine e viene edificato Palazzo Arzberg Freihaus, nelle fattezze che vediamo ancor oggi fatto salvo per il timpano centrale aggiunto nel 1955 ad opera dei frati. Cristoforo Oliviero abbandona ben presto il Palazzo per trasferirsi a Revò e lo passa nelle mani del figlio Corrado Orazio. Nel 1726 Sigismondo Giovanni conte di Arsio e Vasio restaura il Palazzo come testimoniato dalla chiave di volta del portale che consente l’accesso al cortile. Nel 1730 viene acquistato da Adamo d’Arsio e i suoi discendenti lo conservarono fino al 1932. Gli ultimi conti ad abitare a Palazzo sono Paul d’Arsio deceduto nel 1927 e Rina d’Arsio che nel 1932 vende il Palazzo alla provincia patavina dei Padri Francescani Conventuali di Padova. Nel 2005, infine, il Palazzo viene acquistato dalla cassa Rurale Novella e Alta Anaunia».

Attualmente, grazie al suo mirabile lavoro, il Palazzo curato in ogni spazio è visitabile in tutti i suoi 5 piani. Ce li può descrivere brevemente?

«Nel seminterrato è visitabile la cappella di Sant’Antonio e San Francesco un tempo dedicata a San Celestino. Qui sono visibili i bei affreschi di Carlo Bonacina eseguiti nel 1945, di pregevole fattura “Il miracolo della mula”. Nel presbiterio si conservano le pregevoli reliquie di San Celestino donate dal papa a Giovanni Emanuele d’Arsio nel 1675 e dapprima collocate nella cappella di San Celestino a Castel San Giovanni e poi dal 1824 trasferite qui assieme alle reliquie di San Venturino arrivate ad Arsio nel 1681. Sempre nel seminterrato sono oggetto di visita le cantine e la prigione. A pian terreno meritano citazione l’atrio con i suoi pregevoli stucchi settecenteschi in stile Luigi XVI richiamanti il mondo nella natura che decorano gli archi e i sovraporta, la sala del canto e da pranzo per le pregevoli boiserie, la biblioteca e la sala di lettura per le volte a crociera. Salendo al primo piano attraverso un pregevole scalone in pie-tra con soffitto decorato a stucchi molto interessanti che abbelliscono il corridoio, le camere da letto delle contessine d’Arsio, dei bambini e della contessa Rina d’Arsio. Di sorprendente bellezza il salone delle feste con il suo pavimento alla palladiana e i mascheroni a stucco. I vari ambienti che si aprono a piano terra e al piano nobile ospitano arredi e suppellettili provenienti da prestigiose dimore storiche quali villa Moggioli di Povo. Al secondo e terzo piano trovano collocazione le esposizioni di artisti trentini che spaziano da pittori, a scultori, a tornitori e a ceramisti. Interessanti al secondo piano le esposizioni antiquarie con opere che arrivano dai castelli e dalle ville del Trentino, per citarne alcuni: Castel Malgolo, Castel Valer, Villa Larcher di Povo».

Grazie alle varie mostre, allestite nei vari piani della storica magione, in breve tempo Palazzo Arzberg è divenuto un vero e proprio scrigno dell’arte trentina. Ad avvalorare questo percorso artistico che si snoda tra le varie sale vi è un progetto di collaborazione con il Mart di Rovereto che porterà ad Arsio opere del calibro di Vallorz e si arricchirà di altre opere.

Quali opere presenterete oltre a quelle di Vallorz?

«Abbiamo in previsione di allestire una mostra di quadri, un tempo conservati nel Palazzo, e facenti parte della quadreria dei conti Arsio e oggi dispersi in collezioni private».

Sono previste delle visite fisse a Palazzo Arzberg nei prossimi mesi?

«Tutte le domeniche è visitabile con visita guidata, con orario 10-12 e 13-17, al pomeriggio allietate dalla presenza di figuranti in abiti d’epoca afferenti al Gruppo storico culturale Arzberg Valle di Non APS-ETS».

Il suo impegno non si ferma al Palazzo ma anche alle attività del Gruppo storico, operato di cui ultimamente si è anche complimentato il presidente Sergio Mattarella in una telefonata a Ceccato per la capacità del Gruppo di svolgere “attività che valorizzano e tramandano la tradizione e la cultura storica”. Un gruppo storico culturale anaunico che vanta un numero di 150 associati, apprezzato in tutta Italia, protagonista e talvolta fautore di vari eventi culturali,  ricercato per varie competenze, tra le quali: sfilate in costume, rievocazioni storiche, rappresentazioni teatrali, balli d’epoca e tanto altro.

I prossimi impegni del Gruppo di Arzberg, qualche anticipazione possibile?

«Il calendario era bello pieno, ma visto il difficile periodo che stiamo vivendo molte manifestazioni sono state annullate. I presidenti delle varie Pro loco e associazioni non se la sentono di rischiare. Confermo che ad agosto in abiti ottocenteschi saremo il giorno 15 agosto alla Mendola ed il 29 a Dimaro. Nelle domeniche di agosto a Palazzo verranno fatti degli incontri con autore e presentate le loro pubblicazioni».

Prossimamente Ceccato sarà fautore di un altro risveglio culturale assieme allo storico dell’arte William Belli. Vi è infatti in cantiere il progetto “l’anello Arsio”, che prevede la visita di tre edifici legati alla storia della nobile famiglia: la chiesa di San Floriano a Brez, Castel San Giovanni (con il suo prezioso ciclo di affreschi) e Palazzo Arzberg Freihaus ad Arsio.

Lara Rigotti

Redazione