Una bella idea per la ripartenza
La campagna dei vaccini e la bella stagione ci stanno lentamente facendo uscire dall’emergenza sanitaria ma dal tunnel della crisi economica si esce solo seguendo la luce di una vera ripartenza. Il ritorno ‘pieno’ del lavoro infatti è l’unica soluzione all’eterno problema dell’altissimo indebitamento pubblico italiano che l’anno e mezzo di chiusure ha fatto enormemente lievitare.
Se sconfiggiamo la pandemia non dobbiamo però tornare alla condizione di prima ma puntare a una crescita più elevata e concreta invertendo la rotta che ci ha accompagnato in questi decenni di grandi spese pubbliche spesso improduttive e poco ‘vero’ sviluppo.
Che cosa si può fare per l’Italia del dopo tunnel? Come ce la immaginiamo, presa com’è oggi da un debito pubblico insostenibile e con una serie di nodi cruciali irrisolti: dal fisco alla giustizia, per finire o cominciare dall’ambiente ed i ricorrenti disastri idrogeologici e non solo che si ripetono anno dopo anno?
Intanto c’è un’occasione, unica, per ripartire, il Recovery Fund europeo che impropriamente qualcuno fino a qualche mese fa assimilava all’americano piano Marshall di ricostruzione dell’Italia postbellica.
La realtà è ben diversa da allora, e buoni segnali di riscossa non mancano al nostro Paese. La produzione industriale in marzo è aumentata rispetto allo stesso mese dello scorso anno del 37 per cento, ma ci sono ancora troppi settori in sofferenza. Per esempio il terziario con ristoranti, bar e negozi che solo adesso con le riaperture potranno tornare a vivere.
Un altro dato incoraggiante è la crescita del risparmio gestito che nel primo trimestre 2021 ha registrato un nuovo balzo, con più 30 miliardi. Risparmio che sale complessivamente a livelli di record, cioè 2469 miliardi, cifra quasi pari all’ammontare del debito pubblico. Se aggiungiamo i depositi bancari nazionali, i più alti in Europa e forse nel mondo, tocchiamo una somma da capogiro. Considerazioni che dovrebbero dare credibilità al nostro Paese ben oltre quello che si sente spesso dire. Ora finalmente si respira aria di una vera ripartenza e non mancano esempi e simboli che danno speranza. Un esempio, purtroppo tragicamente finito in un mortale incidente autostradale, è quello che ci ha lasciato l’apicoltore di Ton Andrea Paternoster, che ha saputo coniugare imprenditoria ad alto livello ed amore per la natura e l’ambiente. A lui “il Melo” dedica l’inserto centrale cogliendo il messaggio di una vita operosa e sfortunata, ma che ha aperto nuove strade. Quanto ai simboli, interessante ci pare la ‘panchina del groppello’, istallazione artistica fuori scala in un piccolo vigneto, dono al territorio di Silvia e Pietro Pancheri della Cantina LasteRosse di Romallo. “Un invito a fermarsi, ad ascoltare e a respirare, a riconnettersi con lo spettacolo della natura e poi ripartire con un rinnovato slancio” – la motivazione dei due promotori che si sono ispirati al Big Bench Community Project, iniziativa no profit idealizzata e promossa dal designer americano Chris Bangle e dalla moglie Catherine. La maxi panchina gialla da un lato ci fa ammirare dall’alto la valle con il suo ampio panorama e dall’altro è l’invito a rialzarsi dopo il torpore della pandemia e a liberarci dai lacci e condizionamenti che troppo spesso, e troppo a lungo, condizionano nel nostro Paese la capacità di fare impresa causa una burocrazia asfissiante e spesso ottusa ed una politica che non dimostra di avere grandi orizzonti.