Vocabolario solandro
Novità in libreria
Il Vocabolario Solandro è un’ottima opera curata dai seguenti professori universitari e professoresse: Patrizia Cordin, Paolo Della Torre, Tiziana Grott: appassionati di linguistica, di lingue cosiddette minori, impropriamente definite da qualcuno dialetti.
Uscito nel 2020 nel mese di maggio ad opera dell’università di Trento, Dipartimento di Letteratura e Filosofia, è la pubblicazione del vocabolario sulla lingua solandra scritto nella seconda metà del 1800 (e concluso per una prima parte verso il 1870) dal medico Annibale Salvadori, di Mezzana, che ha svolto brillantemente la sua professione nel suo stesso paese, in altri della Val di Sole e in Valsugana.
Uomo di grande cultura e passione per la lingua dei suoi paesi e della Val di Sole in generale, si occupò anche di scienze storiche e specialmente naturali, tanto da lasciare parecchie documentazioni delle sue ricerche. Ma la sua passione dominante è stata, come anche per alcuni di noi oggi, la stessa parlata: e siamo nel 1800, non nel 2000, quando sono state riscoperte e valorizzate le lingue delle valli, in particolare le nostre.
Il “Vocabolario della lingua solandra” con la traduzione in italiano, è una testimonianza eccezionale della lingua base e della sua autenticità, perché non sottoposta in questi secoli a infiltrazioni della lingua nazionale, né di altri dialetti.
Ma altrettanto merito va ai docenti universitari che hanno provveduto alla pubblicazione, recuperando il testo manoscritto originale.
Il testo era stato dato in dotazione dalla moglie Pierina Rossi di Revò, dopo la scomparsa di Salvadori, alla Biblioteca della Fondazione Cini di Venezia, che, di sua vocazione raccoglieva i manoscritti interessanti e pregevoli, come l’opera di Salvadori. Ma dalle testimonianze raccolte dai professori universitari, curatori del Vocabolario, risulta che lo stesso era conosciuto già dai migliori linguisti del 1900, gli stessi che si occupavano anche della lingua nonesa. Ci piace menzionarne alcuni: Eduard Böhmer, Christian Schneler, Theodor Guntner.
Tra questi anche i nonesi Carlo Battisti, linguista e studioso della lingua nonesa, e Enrico Quaresima nel Vocabolario Anaunico-Solandro, e in particolare il famoso Gartner dell’Università di Innsbruck che aveva dichiarato ladino il nones e anche il solandro, senza perplessità e senza riserve.
Così come lo studioso delle lingue ladine delle Valli Alpine, Isaia Graziadio Ascoli, ma anche il rabbiese che conserva ancora di più le caratteristiche ladine, come si può evincere anche dal “Vocabolario Rabbiese”, curato in particolare da Ettore Zanon e da Franca Penasa.
I curatori del Vocabolario Solandro hanno riportato anche in uno spazio apposito in ogni pagina la traduzione, dedicando una cura e un interesse particolare.
Il testo riporta le parole elencandole con lo stesso criterio, in sostanza alfabetico, del Salvadori: circa 6.000 parole, con la pronuncia della parlata solandra originaria e la grafia leggibile e comprensibile, con l’accentuazione apposita, corrispondente alla pronuncia reale.
Il Salvadori mette anche in evidenza le desinenze latine di tante parole, gruppi consonantici vocali derivanti dal latino. Evidenzia anche in un passaggio come la parlata dell’alta Val di Sole sia stata e sia influenzata da parole o da pronunce lombarde, inevitabilmente, data la frequente comunicazione della Val Canonica alla Val di Sole, attraverso il Tonale. Il Vocabolario rende possibile per i lettori attuali la pronuncia corrispondente alla realtà linguistica delle tante parole antiche apportando qualche lieve precisione o riportando l’accentazione in modo leggibile e più adatto alla pronuncia reale. In questo modo i lettori, ma non solo non solo i solandri, possono individuare la parola pronunciata nel gergo corrente. Sicuramente molti termini raccolti nel volume sono in disuso e non era facile capirli e ricostruirli, senza l’aiuto di un necessario apporto di libere varianti nella trascrizione parallela e nel riportare gli accenti, come voleva la pronuncia originale, e rendere comprensibili le parole stesse.
Già un lavoro di trascrizione e precisazione l’aveva fatto il Quaresima, nel suo “Vocabolario Anaunico Solandro”, ma l’ultima semplificazione dei docenti universitari, linguisti, ha reso più comprensibile e fruibile il “Vocabolario Solandro” di Annibale Salvadori, al quale rendiamo meriti e gratitudine.
Da nonesa-ladina, che ha curato la pubblicazione del “Dizionario Noneso Ladino”, esprimo gli apprezzamenti più sentiti per la pubblicazione, sicura che, oltre a contribuire alla conservazione e testimonianza della lingua solandra, contribuisce anche a un’ulteriore convalida della ladinità della stessa lingua, e quindi al riconoscimento della minoranza linguistica ladina nonesa, solandra e rabbiese.
El tira vent
Séro qua i usi
el tira vent,
le na not de quele
che me met agitazion
e che no sai che,
ma quant chel tira vent
en si…
el par chel se lamentia,
chel staia per fin mal,
el fa quel rumor
chel te va dedint,
e, el tira fò tut
dala testa,
anca i pensieri pu scondidi,
o quai che se metu ia
e no sei toca pu.
El sconquassa su tut
anca i coerti,
per fas sente amò de pu,
e propria if
sulle prese del tabla
el se fa sente amò de pu,
el rabalta su tut
senza mòe negot,
el fa casin
chel casin chel te scombusola su tut…
No te laga dorme
el te tè deseda
a pensa e a sente.
Séro qua i usi,
ma no ghe negot da fa,
el vent
quanche el ve int
dent de no
en fin che no la fini
non camina miga.
Po’… el desmet
tut en ten colp
e el camina, el va,
e ne laga if qual che la tira fo.
Davergio i usi
e foc vegne int
quel po’ de sol
che endre a vegne,
entant che proho,
che cerco,
de mete ia tut
naltra olta…
Piergiorgio Longhi