Le malattie gastroenteriche del gatto
La storia di Matisse
Matisse è un bellissimo gatto rosso tigrato di undici anni che diversi anni fa manifestò una grave problematica intestinale; la sua storia ci permetterà di affrontare un discorso relativo alle patologie intestinali dei gatti e alle loro cause, dalle più comuni a quelle più complesse, come quella che lo colpì.
L’insorgenza di un episodio acuto di diarrea, con anoressia o vomito associati, è un fatto di comune riscontro nella clinica dei piccoli animali. Si caratterizza da un’insorgenza improvvisa dei sintomi e da una risoluzione che avviene normalmente entro le prime quarantotto ore. Tale condizione si verifica ogni volta che il gatto ingerisce una qualsiasi sostanza che possa rappresentare un insulto per la mucosa intestinale, come del cibo avariato o piante irritanti. Con il digiuno, togliendo anche l’acqua per qualche ora, e introducendo gradualmente un alimento ben digeribile, il gatto recupera spontaneamente o, se necessario, si effettua una terapia sintomatica di supporto. In assenza di un pronto recupero o se la sintomatologia si aggrava, vengono indagate le infezioni e infestazioni gastrointestinali, le occlusioni intestinali e alcune forme di avvelenamento. Attraverso la visita clinica e specifici esami si identifica la causa della diarrea acuta e si prescrive la cura necessaria.
Cosa succede invece se non c’è risposta alla terapia, o se c’è solo un miglioramento parziale dei sintomi, dopo questa prima fase acuta?
Se il problema diventa cronico o recidivante, che cosa dobbiamo fare?
Questo è ciò che è accaduto a Matisse, che continuava a manifestare una diarrea liquida con perdita di peso progressiva, a fronte di un appetito conservato, in assenza di vomito. In altri gatti le manifestazioni cliniche possono essere diverse. Non rispondendo alla cura sintomatica che mirava a curare il sintomo acuto ed effettuati i primi esami per escludere infezioni, parassitosi, ostruzioni intestinali e avvelenamenti, si è reso necessario instaurare un protocollo diagnostico completo che mirasse alla valutazione generale dell’organismo, attraverso l’effettuazione di un esame emocromocitometrico, un profilo biochimico con valutazione anche della funzionalità intestinale, un’analisi delle urine, il dosaggio degli ormoni tiroidei, un’ecografia addominale e uno studio radiografico. Le cause di diarrea nel gatto sono numerose, grazie a questi esami completi si sarebbe riuscita a capire l’origine del disturbo. In base alle analisi, si evidenziava la presenza di una patologia infiammatoria intestinale (IBD, inflammatory intestinal disease) con una lieve forma di anemia associata; la radiografia non presentava nulla di anomalo e anche l’ecografia non mostrava alterazioni della stratificazione della parete intestinale. Questo è un elemento molto importante in quanto alcuni tipi di tumore come per esempio il linfoma gastroenterico, possono provocare un tale segno ecografico. Per raggiungere la diagnosi definitiva del sospetto diagnostico di Matisse era necessario effettuare una biopsia intestinale con la valutazione istologica del campione. La biopsia permette di caratterizzare nello specifico il tipo di patologia infiammatoria intestinale (linfoplasmocitaria, piuttosto che eosinofilica, suppurativa o granulomatosa), purtroppo però non è sempre possibile effettuarla, come nel nostro caso. Infatti Matisse aveva sviluppato una forma rapidamente ingravescente e la sua condizione clinica rendeva troppo rischioso l’intervento di biopsia che prevedeva l’anestesia generale.
Per curare la patologia infiammatoria intestinale cronica di cui soffriva Matisse abbiamo instaurato una dieta a eliminazione, che consisteva nel somministrare una proteina mai assunta prima dal gatto oppure una dieta a base di proteine idrolizzate. Si è utilizzato questo tipo di dieta perché nella patogenesi della malattia ha un ruolo fondamentale un meccanismo complesso di riposta anomala dell’ospite a determinati componenti intestinali, che normalmente non dovrebbero scatenare una reazione infiammatoria da parte dell’organismo sano. Oltre alla dieta è stato necessario impostare una terapia antibiotica per contrastare la diarrea, ma tra i farmaci a disposizione, alcuni avevano dato reazione avversa in Matisse, altri solo un effetto parziale. Poiché dopo tali cure non si erano visti i miglioramenti sperati, in base al protocollo terapeutico, si è impostata una terapia con agenti immunomodulatori come il prednisone per indurre una remissione clinica dei sintomi e ridurre l’infiammazione intestinale. La risposta in Matisse fu drammatica a tal punto da dover decidere di sospendere del tutto il farmaco, che a quel punto sembrava intossicarlo più che curarlo, mentre lui continuava a dimagrire, le condizioni generali iniziavano a scadere e l’anemia peggiorava sempre più. Si decise quindi in accordo con la proprietaria di sospendere le medicine classiche e di optare per una cura omeopatica, accanto alla dieta specifica e alle integrazione, che Matisse ha assunto regolarmente, con prebiotici e probiotici come i fermenti lattici, con le vitamine, in particolare la vitamine B12, e con gli acidi grassi omega 3, che riducono i prodotti dell’infiammazione che perpetuano lo stato patologico. I miglioramenti non tardarono a comparire, prima la condizione generale con il tono dell’umore, poi le feci iniziarono a rassodarsi, lentamente, ma in modo costante fino alla normalizzazione della situazione clinica e al netto recupero dell’anemia. Ad oggi sono passati quattro anni da quel brutto episodio, Matisse sta sempre bene, continua i suoi cicli di vitamine e cure omeopatiche, soprattutto quando sgarra col cibo mangiando quello che non dovrebbe, ma con i giusti accorgimenti torna presto in salute. Per questo tipo di patologia la dieta è molto importante, ma si sa che nel gatto, soprattutto se esce fuori casa ed è cacciatore, non è possibile garantire una tipologia di dieta monoproteica o ipoallergenica pura, ma si fa il meglio possibile. Ho deciso di riportare la storia di Matisse perché è significativa dell’importanza di modulare la terapia adattandola allo specifico caso e alle sue particolarità. Lavorando insieme con il proprietario, nel rispetto dell’animale, si riesce a trovare la cura migliore per risolvere lo stato di malattia e garantire il benessere dei nostri amici animali.
dott.ssa Federica Bonadiman – Medico veterinario della Clinica Zoolife