Flash di agricoltura – Marzo 2020
CONTROLLI A CAMPIONE SU MELE CONSERVATE IN CELLA
I tecnici dell’Unità Trasformazione e Conservazione della Fondazione Mach sono impegnati dalla metà di gennaio nel controllo in laboratorio dello stato di salute di 300-400 campioni di mele prelevate dalle celle frigorifere ad atmosfera controllata delle cooperative ortofrutticole che si avvalgono da anni di questo importante servizio. Dal coordinatore del gruppo Fabio Angeli si apprende che la situazione finora riscontrata- il controllo continuerà per due mesi- rientra nella norma. Solo in alcuni magazzini cooperativi di fondovalle si sono riscontrati casi limitati e circoscritti di cedimento della polpa o di imbrunimenti interni in partite singole di mele della varietà Gala. Si sapeva già, dice il tecnico Angeli, che il clima caldo del mese di agosto aveva accelerato la maturazione delle mele Gala. La raccolta in più stacchi in alcuni casi non è servita a prevenire l’insorgenza di sintomi di sofferenza in fase di conservazione. Il mercato è attivo e si prevede di esaurire il carico di Gala entro tempi brevi. I soci delle cooperative devono però rendersi conto che i casi isolati di cedimento potranno comportare un calo di prezzo. Anche perché il calibro delle mele Gala era inferiore alla media. Anche l’intensità e l’estensione del colore erano in qualche caso carenti.
PARTE DA UNA TALEA LA COLTIVAZIONE DEI GERANI
I floricoltori trentini sono impegnati dal mese di gennaio nella vendita di viole e primule di nuova produzione e si stanno organizzando per avviare la coltivazione delle specie da fiore tipiche del periodo primaverile-estivo. Tra le più importanti per quantità e valore economico c’è il geranio. Il ciclo di coltivazione, dice Paolo Passerini titolare di un Garden Center situato alle porte di Brentonico, è iniziato con l’acquisto delle talee. Il costo unitario è compreso tra 35 e 55 centesimi di euro a seconda del tipo e della qualità. La talea è piantata in una zolletta di terreno che ha diametri di diversa misura secondo il tipo e lo sviluppo: 2,50-4-6 cm. Una zolletta può contenere anche due talee. L’acquisto da parte dei floricoltori trentini si fa in prevalenza presso aziende specializzate dell’Alto Adige. Le talee vengono trapiantate in momenti successivi e diversi in vasetti di diametro crescente, partendo da 10 cm. Le specie botaniche sono quelle di sempre: pelargonio, zonale, edera semplice o doppia, pelargonio o peltato. Rispetto al passato, tutti i tipi in offerta sono brevettati e quindi il prezzo aumenta.
BATTERI CHE UCCIDONO LE UOVA DI CIMICE ASIATICA
Ricercatori dell’Università di Torino studiano la possibilità di provocare la morte delle uova di cimice asiatica trattando la superficie delle ovature con sostanze antibatteriche e/o batteriostatiche. Lo studio si basa sul fatto che la femmina dopo aver rilasciato sulla pianta il complesso delle uova raccolte nelle ben note ovature le copre con uno strato di batteri che ne salvaguardano la sopravvivenza. Le sostanze battericide o batteriostatiche devitalizzano i batteri protettivi e le uova soccombono. Le ricerche sono ancora nella fase iniziale, dice Gianfranco Anfora della Fondazione Mach, che è in contatto collaborativo con l’Università di Torino. Una parte delle ovature viene deposta anche fuori dal frutteto che si vuole difendere. Disperdere sostanze battericide o batteriostatiche fuori dal campo coltivato rappresenta inoltre un’incognita per l’equilibrio biologico dell’ecosistema.
LA CIMICE ASIATICA CERCA VEGETAZIONE RIGOGLIOSA
L’azienda frutticola sperimentale Maso delle Parti situata nel comune catastale di Mezzolombardo e gestita dalla Fondazione Mach è visitata anche durante l’inverno da frutticoltori che desiderano assistere alla potatura. L’attenzione maggiore è rivolta alla potatura di meli allevati a parete stretta. Alberto Dorigoni che si occupa soprattutto di impianti a sviluppo verticale informa che, a parte i visitatori provenienti dall’estero, a livello regionale prevale il numero di visitatori provenienti dall’Alto Adige rispetto ai trentini. Dorigoni fornisce un’altra informazione interessante: nelle forme a parete stretta la cimice asiatica è meno presente e causa danni inferiori ai frutti rispetto alle forme di allevamento caratterizzate da vegetazione più folta e rigogliosa. L’osservazione rilevata nel corso della stagione 2019 deve essere verificata e convalidata nella stagione in corso.
VENGONO DAL NORD I CORMORANI PREDATORI DI PESCI
Il censimento dei cormorani presenti nei tradizionali luoghi dormitorio che si è svolto il 16 gennaio 2020 ha dato i seguenti risultati: 125 presenze alle foci dell’Avisio, 59 a Toblino, 56 a Caldonazzo, 15 a Molveno, 3 a Ledro. Mi aspettavo un numero maggiore di presenze rispetto allo scorso anno, dice Fabrizio Baldessari del Servizio foreste e fauna della Provincia di Trento che coordina i controlli mensili avvalendosi di una diecina di operatori forestali. Alla richiesta di fornire dati riguardanti la presenza di cormorani nei territori confinanti con il Trentino, Baldessari risponde che fuori dal Trentino non si eseguono controlli programmati. La presenza di cormorani è comunque assodata insieme ai danni provocati al patrimonio ittico dalla loro attività predatoria. Un controllo a più vasto raggio sarebbe utile anche a livello europeo. I cormorani infatti provengono dal nord e vi ritornano per la riproduzione nel periodo estivo.
ANCHE IL PESCIOLINO ROSSO PUO’ DIVENTARE INVASIVO
Specie invasive si trovano sia nel regno animale sia in quello vegetale. Per quanto riguarda il Trentino l’attenzione è rivolta da qualche anno ai grandi carnivori e ad insetti dotati di elevato potenziale invasivo e di capacità di turbare l’equilibrio biologico degli ecosistemi. Il riferimento è rivolto a cimice asiatica e drosofila. Nel regno vegetale si possono citare l’ailanto e la robinia (acacia) oltre ad alcune foraggere importate con l’acquisto di fieno da regioni esterne. Nel regno dei pesci l’ittiologo Leonardo Pontalti cita l’esempio del carassio (pesce rosso) da sempre acquistato e tenuto in casa per diporto. Esso è diventato invasivo a seguito di continui rilasci nel lago di Terlago da parte di amatori che volevano liberarsi del pesciolino da compagnia. I nuovi intrusi hanno rapidamente occupato il lago perdendo il colore rosso ma soprattutto crescendo di peso fino ad 1 kg. ed oltre. La concorrenza nei confronti dei pesci stanziali è venuta meno quando gli immigrati rumeni e moldavi hanno iniziato a pescarli. Nei loro Paesi il carassio fa parte dell’ittiofauna lacustre ed è apprezzato per la qualità della carne.