Insegnamento della storia nelle scuole popolari

L’ordinamento scolastico teresiano del 1774 (recepito dal Principe Vescovo di Trento Cristoforo Sizzo) fra le materie di insegnamento pone anche “nozioni di storia e di geografia”.
Nelle “scuole maggiori” si “deve insegnare qualche cosa della storia e della geografia, singolarmente quella del proprio paese”.
Per la “scuola triviale”, cosi chiamata perché vi si insegnano le tre materie, cioè religione, leggere e scrivere, e aritmetica, non si parla di storia.
Essa non è neppure in programma nel 1805 per le “scuole reali” (una specie di professionali). II libro di storia è prescritto nelle scuole triviali solo a partire dal 1838; nelle scuole di campagna, nel 1848, si aggiunge invece alle tre materie principali la frutticoltura.
Molta parte del programma di storia, spesso sotto forma di racconto morale, si ritrova in vari capitoli del “Libro di lettura” (quello del 1906 era improntato a sentimenti italiani). Ma esso riguarda in particolare i personaggi più famosi dell’Impero.
L’Ordinanza del Ministro del Culto e dell’Istruzione (29.9.1905) prescrive che ogni scuola sia provveduta “d’una carta geografica parentale dei planiglobi, una del paese natio, una della Monarchia austro-ungarica, una dell’Europa e una della Palestina”.
Lo spirito dell’insegnamento è espresso al capitolo 71 della stessa Ordinanza: “I fanciulli dovranno quindi ricevere nella scuola una educazione morale-religiosa; la scuola li avvierà specialmente al timor di Dio, alla devozione verso l’Imperatore e la sovrana Casa Imperiale, al rispetto della legge e dell’ordine dello Stato, all’amore verso la propria nazionalità e verso la patria comune, come pure della tolleranza confessionale e nazionale”.
II maestro M. Zucalli (Arco 1890) dà alle stampe il testo “Date principali della storia austro-ungarica e Tirolese” ed il prof. G. Dal RI pubblica nel 1911 a Trento un libro di “Metodica per l’insegnamento della storia nella scuola popolare”. Si tratta però di trattati per gli insegnanti, più che per gli scolari. Cosicché sembra di poter dire che in Trentino, dal 1774 ai nostri giorni, la storia locale rimane la cenerentola.
E ciò nonostante l’aspirazione all’autonomia, vivissima nell’800, e le infinite pubblicazioni di storia trentina degli ultimi cento anni.
La scuola contribuì all’elevazione culturale della nostra gente (nel distretto di Cles, che comprendeva le due valli del Noce, nel 1910 la percentuale di analfabeti era dell’1,8% – in Trentino del 3,4%; nel vicino Regno d’Italia del 43%); ma non si curò molto della peculiarità della nostra vicenda storica.
Durante la prima guerra mondiale, nel campo profughi di Mitterndorf, gli scolari dovevano frequentare ogni settimana nella loro classe circa 26 ore di lezione. La storia come al solito non era molto considerata; a quell’insegnamento veniva dedicata solo un’ora e mezza alla settimana.
(*) Dal volume “Storia e storie nelle Valli del Noce” ed. dicembre 2001