‘LA FAMIGLIA DALPIAZ DELLA VAL DI NON’: Da un villaggio anaune alla corte imperiale

‘LA FAMIGLIA DALPIAZ DELLA VAL DI NON’: Da un villaggio anaune alla corte imperiale

‘Stemma del notaio Dalpiaz di Cles e sul sigillo di G.B. Dalpiaz di Terres, cappellano in castel Thun’. (collocazione presso Archivio Provinciale di Trento-ACT e Biblioteca Comunale di Trento-Fondo ‘Luigi De Campi’, che si ringraziano per la concessione)

La ricerca genealogica, alle volte, può farci fare delle scoperte inattese ed interessanti, riguardo origine e parentele tra persone di epoche diverse, come per la famiglia Dalpiaz della val di Non. Il cognome è piuttosto diffuso e comune: si tratta di un ‘toponimico’, ovvero derivato da un luogo, ove la famiglia risiedeva o aveva molti possedimenti. In documenti e pergamene trentini, diciamo dal XV al XVI secolo ed oltre, si cita in molte località la presenza di un luogo o quartiere chiamato ‘piazzo’ o in dialetto ‘piaz’ o ‘plaz’. Non necessariamente, anche se spesso, esso si riferisce ad una delle piazze del paese, ma comunque sempre ad un luogo pianeggiante e più ampio, rispetto a quelli limitrofi, ove potevano esserci tante coltivazioni, quanto case o insediamenti umani.

Parlando in particolare delle famiglie Dalpiaz di Cis e Terres, ci potrebbe essere forse un’origine comune, ma non dimostrabile con sicurezza. Da un lato troviamo la famiglia di Cis, al confine con la val di Sole, forse originata da un illustre antenato: Enrico detto ‘Rospaz’, figlio naturale di Simone ‘de Tono’, quest’ultimo capostipite anche degli illustri conti Thun. Ci sono infatti nomi comuni e proprietà molto vicine, tra i primi Dalpiaz a Cis (‘Giovanni fu Pietro a Platiis’ nel 1481) e quelli che prima erano riferibili ai discendenti di Enrico ‘Rospaz’ de Tono appunto, cioè ser Giorgio e il figlio notaio ser Pietro, abitante a Cis e investito di terre e decime in quel paese nel 1376 dal principe vescovo Alberto di Ortenburg.

Per quanto riguarda Terres (pergamena archivio comunale di Flavon), abbiamo all’inizio (1518) un regolano Giovanni, citato col cognome alla tedesca ‘Am Platz’, essendo giurisdizione tirolese: è sì omonimo di quello citato a Cis pochi decenni prima, ma non si può dire che si tratti dello stesso personaggio. Nei decenni successivi, si ritrovano qui nomi anche molto diversi in verità: un Michele e persino un altro regolano, Dolzano (antico nome medievale), ai primi del ‘600, che può aver originato i ‘Dolzan’ locali. Sempre durante il XVII secolo, sono citati in atti col titolo di ‘magnificus dominus’, indicante in genere anche lo status di nobile.

Quel che è certo, alcuni membri della famiglia di Terres recano uno stemma particolare, collegandosi così ai rami austriaci e di Cles, cui appartenne anche il notaio Antonio di Giovanni Battista, con attività dal 1702 al 1729, anche cancelliere criminale. Lo stemma del figlio di questi Giambattista, anche notaio, si può ritrovare nella ‘raccolta Campi’ alla biblioteca comunale di Trento (vedi foto) e reca uno scaglione, accompagnato sopra da due rose, mentre il cimiero (la parte alta dello stemma, sopra l’elmo) sono due corna di bufalo, con posta in mezzo una rosa gambuta e fogliata. Lo stesso stemma lo ritroveremo in centro a quello del ramo austriaco del casato (conti Von Plaz). I sacerdoti in famiglia furono circa 14 su 23 del totale in trentino con tale cognome. Tra questi, il più illustre fu senz’altro don Giovanni Battista, cappellano ed economo a castel Thun, attorno alla metà del ‘700, che usava un sigillo con stemma (vedi foto) poco diverso da quello del notaio di prima, con stelle al posto delle rose. Altri famosi personaggi furono: G. Battista, scultore affermato nelle chiese della Valtellina, nato a Cles nel 1683, trasferitosi a Lovero di Valtellina nel 1703 e sposatosi nel 1716, intagliò nel marmo e nel legno, ad es. per il santuario di Tirano e morì nel 1754, venendo sepolto nella chiesa di S. Alessandro di Lovero. Poi Basilio Dal Piaz, figlio di Giovanni e Domenica Zadra, capostipite di una famiglia di geologi, trasferitosi a Feltre attorno alla metà dell’ ‘800.

Tra i discendenti: Giorgio (1872 – 1962), considerato uno dei padri della moderna geologia italiana, ma anche paleontologo, accademico e professore universitario; poi il figlio di questi, Giambattista (1904 – 1995), anche lui accademico, ricercatore di geologia alpina, professore universitario prima a Torino, poi a Padova, così come il figlio Giorgio (nato nel 1935). ‘Ultimo ma non ultimò, come si dice, un ramo storicamente davvero illustre, originatosi da Terres nella seconda metà del ‘500, con Giovanni, nato nel 1596 da un notaio del paese: egli andò a ‘cercar fortuna’ in Austria, come altri conterranei, al servizio delle milizie imperiali contro i Turchi, venendo nominato poi per i suoi meriti capitano prima del castello di Rosegg, in Carinzia, poi dal 1630 al 1636 della città di Gmünd, nel 1638 ‘camerario’ del principe vescovo di Salisburgo e dal 1646 capo della ‘camera vescovile’. Fu anche investito nel 1642 del castello di Thurn a St. Jakob am Thurn e nominato barone nel 1646, potendo così inquartare il ‘vecchio’ stemma Dalpiaz (con lo scaglione), con quello dei von Thurn estinti (la torre).

Nel 1650 acquistò la signoria di Gradisch, presso Windischgraz ed ebbe altri ruoli di prestigio, presso la corte di Salisburgo, nella cui chiesa di S. Pietro fu sepolto. Tra i suoi discendenti: il figlio J. Rudolf (1630-1711), che sposò l’ultima del casato Jocher, ereditando il castello di Hoch. Il figlio di questi, Joseph Anton (1677-1767), fondatore della cappella di Loreto, vicino al castello avito di St. Jakob, generale istruttore delle truppe imperiali e capitano per Eugenio di Savoia, nelle guerre contro i Turchi. Suo fratello Maximilian Gandolph (1668-1715) ottenne da Carlo VI di aggiungere allo stemma, quello dei Piazza di Forlì, per presunta parentela, in realtà falsa. Allora avevano già avuto il titolo di conti dall’imperatore Leopoldo I nel 1696, con ulteriore miglioramento dello stemma. La famiglia fu sempre fedele a casa d’Austria: Policarp Joseph Ignaz, cugino dei precedenti, fu consigliere imperiale e amministratore in Carinzia, come anche August e Hans Joseph, sempre consiglieri imperiali ai primi del ‘700. Infine, più di recente, Joseph Maria (1857-1939), ornitologo austriaco e J. Anton, che nel 1989 vendette il castello di Hoch ad un imprenditore del luogo.

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Paolo Turri