MONCLASSICO E PRESSON. Tra meridiane moderne e arte antica

MONCLASSICO E PRESSON. Tra meridiane moderne e arte antica

Il giorno 13 ottobre 2024 si è svolta a Monclassico e Presson la Giornata FAI d’autunno.

Il FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano, fondazione senza scopo di lucro, ha scelto le due località della Val di Sole per questa manifestazione perché sono i paesi delle meridiane. Qui infatti si è sviluppato un importante progetto iniziato nel 2002 e coordinato dall’Associazione culturale “Le Meridiane”.

Sono state coinvolte, fino ad oggi, una sessantina di abitazioni che sono ornate, come si faceva un tempo su palazzi nobiliari, chiese o campanili, da orologi solari perfettamente funzionanti, dipinte o scolpite da importanti artisti italiani e stranieri. Si è creata così una galleria d’arte all’aperto.

Le meridiane di Monclassico sono diverse sia dal punto di vista artistico che tecnico. Ogni opera è il risultato della collaborazione di uno “gnomonista”, esperto nel disegno di orologi solari, di un artista e del proprietario dell’abitazione in cui si trova l’opera. Ogni facciata esprime, nella decorazione, la personalità dell’artista, ma anche quella di chi abita la casa con le sue esperienze, le sue passioni, i suoi interessi.

L’associazione ha anche provveduto, lungo il percorso di questo museo all’aperto, a predisporre cartine, pannelli informativi, piccole schede applicate alla casa, dove si riporta la tematica trattata nell’opera, il nome dell’artista e dello gnomonista.

è molto interessante, in qualsiasi stagione, avventurarsi per le strade di questi due paesi. Monclassico ad esempio è disposto sul declivio naturale della montagna, nella parte più soleggiata della Valle di Sole con di fronte bellissimi monti. Uno dei nuclei originali dell’abitato è sicuramente la piazza della Fontana, così nominata anche oggi.

Questo spazio disposto ad anfiteatro, è caratterizzato fin dall’antichità, dalla presenza di una preziosa fontana che dava acqua fresca alla popolazione. Questa grande vasca in granito, è stata riprogettata nel 2002 ed è formata da parti antiche e nuove. L’aspetto odierno della piazza che era caratterizzato dalla

presenza di palazzi di importanti famiglie del paese e da edifici appartenenti alla comunità, è stato forse un po’ stravolto da interventi degli anni sessanta o settanta ma conserva il suo fascino.

Una di queste palazzine, probabilmente la casa della Comunità, appare oggi non particolarmente qualificato dal punto di vista architettonico ma ornata da un interessante affresco risalente agli ultimi anni del XV sec. “Questa antica opera rappresenta una Madonna con Bambino affiancata, nella parte destra da S. Rocco e S. Sebastiano”.

Sotto la figura della Madonna che è incoronata e che sorregge il bambino, si trova una scritta in cui si esorta il viandante, che ha trovato ristoro con l’acqua fresca della fonte, ad inginocchiarsi ed elevare una preghiera di ringraziamento alla Vergine Maria per questa presenza salvifica sia per il corpo che per lo spirito.

La presenza dell’acqua rimanda alla sua azione purificatrice come avviene nel battesimo. La scritta è datata 1511. Le analisi stilistiche rimandano a pittori itineranti che nel corso del ‘400, provenienti probabilmente dalla Lombardia, come ad esempio i Baschenis, lasciarono moltissime opere pittoriche.

La figura di S. Rocco che, come nella tradizione iconografica, è vestito da pellegrino, si scopre la gamba per mostrare il “bubbone”, la ferita procurata dalla peste, ormai in fase di guarigione. Secondo i critici d’arte, questo santo è stato ridipinto durante una pestilenza che intorno al 1510 aveva colpito la valle, coprendo un’altra figura. Accanto compare S. Sebastiano, protettore contro la peste.

La Casa della Comunità era molto importante nei paesi trentini perché qui si riuniva l’assemblea dei “vicini”: i rappresentanti di ogni famiglia eletti si occupavano della redazione della “carta di regola”.

Il Trentino, divenuto nel 1027 feudo del Sacro Romano Impero per volere dell’imperatore Corrado II il Salico era governato da un vescovo che era anche principe ed esercitava il potere civile oltre a quello religioso.

Era lasciato però a queste assemblee locali la possibilità di occuparsi degli affari correnti delle varie comunità. Queste carte regolavano i rapporti tra privati e comunità, si curavano dell’igiene pubblica, dell’uso dell’acqua, della gestione dei boschi e dei pascoli, delle malghe e così via. L’assemblea eleggeva i “regolani” che durante l’anno si occupavano di amministrare gli affari di ogni paese. La prima Carta di Regola di Monclassico pervenuta fino a noi è del 1495.

Ma in questa piazza le sorprese non sono finite, accanto alla casa affrescata troviamo un edificio ornato da una pittura moderna: una meridiana e due scene di vita contadina. In alto troviamo rappresentati due uomini intenti a scaldare il latte in una grande caldaia di rame per fare il formaggio e in basso, una donna, accompagnata da un bambino, porta un secchiello di latte al “caseificio Turnario”.

In questa casa, infatti aveva sede, in passato, il caseificio dove tutti gli allevatori consegnavano il latte prodotto in giornata dal proprio bestiame. A turno poi, potevano trasformare la quantità di latte conferito in formaggio e burro. Oggi questi caseifici sono stati sostituiti dalle cooperative, ne è rimasto uno soltanto a Peio.

Con una breve passeggiata si arriva a Presson dove si può visitare la chiesa dedicata alla Madonna di Loreto donata da un abitante del luogo morto di peste a Verona nel 1630. Gli eredi la edificarono in esecuzione del volere testamentario del congiunto.

L’edificio modesto nelle dimensioni e semplice nella forma, ha una copertura a capanna, un piccolo campanile e un portale sormontato da un arco con una pittura del 1951. La chiesa cambiò nome poco tempo dopo grazie alla costruzione di una grandiosa cappella laterale, dedicata alla Madonna del Carmelo, ottagonale con cupola molto alta e luminosa. In essa è collocato un monumentale altare tardo barocco.

Nella nicchia centrale troviamo la statua della Beata Vergine del Carmine, ai lati grandi colonne tortili dipinte di rosso e verde con ornamenti dorati. Molte statue di santi sono collocate nelle numerose nicchie che completano la struttura.

L’altare maggiore, della prima metà del ‘600, è attribuito alla bottega dei Ramus. Al centro troviamo una pala di Francesco Marchetti del 1670 con raffigurato il “Trasporto della Santa Casa di Loreto”. Interessante il particolare sulla sinistra in basso dove compare la testa del donatore. Sulla destra un paesaggio marino con rappresentati alcuni velieri. La tela è mobile, si può alzare, essa copre una statua molto venerata della Madonna della Neve che si celebra il 5 di agosto, vestita di un sontuoso abito di broccato e oro molto antico, antecedente al 1672. Bella è l’immagine di Maria con il Bambino in un giardino fiorito che compare nel paliotto dell’altare.

arch. Maria Candida Tuveri

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