Ascoltare i territori
Il plebiscito di domenica 27 ottobre 2024 in val di Sole con il voto favorevole del 98,58 % dei votanti non lascia dubbi su quello che effettivamente pensa la gente della valle sulla questione “orsi”, peccato che arrivi quasi trent’anni dopo l’avvio del “Life ursus”, un progetto che definire ‘scappato di mano’ è puro eufemismo.
Correva infatti il lontano 1996 quando è partita questa idea per la tutela dell’orso bruno del Brenta con un finanziamento dell’Unione Europea che per quanto riguarda il rapporto con la gente di montagna si basava su un sondaggio Doxa che all’epoca aveva coinvolto un campione di 1500 persone sull’intero territorio interessato sulla carta dal progetto che era molto più ampio del solo Trentino.
Dopo la val di Sole ad esprimersi a breve saranno anche la valle di Non, la Rendena e a seguire altri ambiti come l’Altipiano della Paganella e la Valle dei Laghi, territori dove le incursioni di uno o l’altro dei plantigradi sono spesso all’ordine del giorno. La situazione è un po’ alla volta sfuggita di mano, gli esemplari confidenti si abbassano verso i centri abitati invece di disperdersi lungo tutto l’Arco alpino oltrepassando i confini trentini, come ipotizzava il progetto iniziale E così gli incontri ravvicinati sono diventati sempre più frequenti – come riporta un giornale locale – con 213 interazioni uomo-orso dal 2008 di cui ben 41 nel solo 2023, alcuni dei quali diventati delle vere e proprie aggressioni, fino ad arrivare alla tragica morte di Andrea Papi, il 5 aprile 2023, una data che è diventata di fatto uno spartiacque tra un “prima” e un “dopo”.
Del progetto Life ursus sono tante le cose che non tornano e ne abbiamo parlato più volte su “il Melo” dando voce al diffuso disagio per una situazione che, lungi dal risolversi, anno dopo anno si aggrava e si complica. Con il rischio che le valli un po’ alla volta perdano attrattività ed interesse per viverci accelerando e rendendo irreversibile lo spopolamento della montagna perché la vivibilità non può prescindere dalla frequentazione del bosco che per la gente di montagna è il giardino di casa, un tutt’uno con la quotidianità.
Adesso come detto le valli “parlano” e vedremo quanto e come l’autonomia – che è la sbandierata declinazione della capacità di autogoverno che arriva da lontano, fin dalle antiche Carte di regola – riuscirà a tradurre in concreto quello che è un reale bisogno della popolazione: non uno sfizio da salotto come purtroppo si nota in persone e associazioni per lo più di città che idealizzano la presenza dell’orso ipotizzando il Trentino come una immensa Disneyland.
Guardando oltre, novembre è il mese del primo vero freddo, in cui il buio si fa tangibile e i colori si attenuano. Un contrasto tra luci ed ombre come il momento che stiamo vivendo sullo sfondo di conflitti che sembrano lontani ma che in realtà si avvicinano sempre di più e con il passare del tempo stanno diventando quasi una costante, una normalità. Un panorama desolante, quello dello scacchiere mondiale che mette in evidenza in maniera plastica l’incapacità del sistema degli Stati e delle Organizzazioni internazionali a tutelare e garantire il diritto, risolvere i conflitti e prevenirli. «Vedendo come si susseguono nuove guerre, con la complicità, la tolleranza o l’indifferenza di altri Paesi, o con mere lotte di potere intorno a interessi di parte, viene da pensare che la società mondiale stia perdendo il cuore» – scrive Papa Francesco nel Dilexit nos (Ci ha amati), la sua ultima enciclica. Il cuore dunque, perché ormai la ragione l’umanità pare averla già smarrita.