Andar per botteghe nella Mezzolombardo di oggi e forse di domani

Andar per botteghe nella Mezzolombardo di oggi e forse di domani

La proposta di questo mese è di una tranquilla passeggiata per andare alla scoperta di ciò che è stato, ciò che è, ciò che potrebbe diventare quel commercio con cui negli anni passati (e non così lontani) l’abitato di Mezzolombardo si è distinto.

Lungo il centralissimo Corso Mazzini, lastricato di sanpietrini, ci si guarda attorno. Poi si entra in alcune delle botteghe che vi si affacciano, protagoniste di questa storia, e si apprende fin dal principio come poco a poco si stia, se non perdendo, faticando a mantenere vivo “un valore” a tutti gli effetti.

In un oggi definito sempre più “mordi e fuggi”, gentilezza, consulenza, consigli, garanzia sono ancora alla base della qualità. Ingredienti molto spesso barattati per la comodità, la velocità, la convenienza, Quei prezzi dietro cui si nascondono tante piccole dinamiche, che il cosiddetto e-commerce non sempre affronta.

Comunque, la volontà di questa narrazione è offrire soprattutto un’opinione in linea del tutto generale del territorio e delle proprie “eccellenze”, necessarie a tenerlo vivo.

Come in altri paesi e città, negli anni anche a Mezzolombardo sono tante le realtà ad aver abbassato per sempre la propria serranda. I motivi sono molteplici e variegati, dai parcheggi, a internet, ad un mestiere sempre più complesso che crea spesso delle difficoltà nel trovare il ricambio generazionale.

Quest’ultima è il caso della bottega di tessuti “Manzatti” che dal 30 novembre, dopo ben settant’anni, cesserà la propria attività. «È un groppo al cuore!» afferma la titolare, cresciuta tra quelle mura. Oltre ad essere l’unica bottega presente in zona a vendere tessuti. La nuova generazione? «Magari!»

«Ho la mia clientela, con cui ho un rapporto di amicizia, di affetto. Infatti sono tutti dispiaciuti

che chiudo» riferisce. «I tempi sono molto cambiati. I clienti mi dicono “ma non chiudere, tieni aperto magari tre ore la mattina o il pomeriggio” tanto per dire una battuta. Ma d’altra parte, anch’io ho i miei anni.»

«Gestisco l’azienda da 27 anni. Prima c’era mio padre. Il vero problema, secondo me, è l’immobilismo. Negli ultimi trent’anni non è cambiato niente» afferma Enrico Battocletti, titolare del ferramenta che porta il suo cognome. «Quando Mezzolombardo era il centro commerciale all’aperto, era competitivo perché si

offrivano gli stessi servizi del centro commerciale tradizionale, ma in un’ambientazione più carina. Ma cos’è che dobbiamo procurare soprattutto? Il parcheggio! Banale, semplice, però fa la differenza» sottolinea. «Un esempio, la zona disco ci sarebbe ma non viene mai osservata. Se almeno ci fosse il ricambio, si da la possibilità alla gente di girare. È vero che il mercato sta cambiando, però servirebbe creare dei posti macchina comodi e non è mai stato fatto.»

«Da parte di noi commercianti, un altro problema, manca un gruppo forte che faccia pressione. In comune negli ultimi 15 anni non c’è mai stato un commerciante» la confidenza.

«Una volta c’erano poche automobili. La gente scendeva a Mezzolombardo tramite i mezzi pubblici. Era tutto un altro sistema di vendita» ricorda Giovanni Bottamedi, parlando della propria attività fondata dal nonno, originario di Andalo. «Adesso con il traffico delle automobili la clientela si espande ovunque. C’è stata un’evoluzione: siamo passati dall’avere facce conosciute ad avere clienti anche da fuori provincia.»

«Ci sono stati anni migliori per lavorare. Adesso è un po’ più impegnativo perché siamo in tanti. È anche un momento più critico, dov’è tutto più costoso» le parole annotate nel negozio Fedrizzi, i cui fondatori arrivano da Smarano. «Noi siamo nella media, ma bisogna essere davvero bravi. Solo vent’anni fa c’erano meno negozi e più possibilità. Poi è subentrato internet e qualcosa ci ruba anche quello. Poi abbiamo i nostri clienti, che arrivano anche dall’Alto Adige.»

«Secondo me è cambiata tanto la mentalità: la gente va!» sostiene Gabriele Casna, titolare dell’omonima oreficeria aperta da metà anni 50. Il nonno era di Malè. «Poi il mio è un settore particolare, devi venire a posta. Il grosso cambiamento nel lavorare si è visto con l’avvento degli acquisti on line. Anche le riparazioni sono calate.»

Quanto raccontato fin ora deriva da una scelta fatta a campione dal giornalista tra le molte botteghe (caratterizzate da una certa storia) presenti nell’abitato. A fronte di questo, l’intenzione per i prossimi numeri tra le colonne di pagine apposite, sarà raccontare le attività economiche, come narrato finora, “eccellenze” della valle. Chiaramente l’invito è rivolto a chi ne avrà piacere e prima che molte di esse vadano a cessare il proprio operato, destando probabilmente un forte rammarico dal quale non si potrà tornare indietro. Quest’ultima osservazione si fa pure come suggerimento a valutare degli acquisti sensati, in attività fidelizzate.

Daniele Bebber