Lo stabilimento dei bagni a Mocenigo di Rumo
In passato a Rumo esisteva uno stabilimento termale che sfruttava dell’acqua ricca di ferro e magnesio presente in due sorgenti sopra l’abitato di Mocenigo.
La storia delle acque termali di Rumo si presuppone abbia inizio con la scoperta nel 1763. Infatti, nella sua pubblicazione del 1879 “Idrologia minerale del Trentino”, il medico Silvio Zaniboni riporta tale data, anche se non cita la fonte. L’attività vera e propria dello stabilimento cominciò però diverso tempo dopo e durò dal 1861 al 1930 circa.
Da un controllo della contabilità annuale comunale dell’epoca risulta però che già a partire dal 1822 il Comune incassava degli affitti da privati “gestori” delle due piccole sorgenti ferruginose di Mocenigo, utilizzate per il consumo sul posto e la vendita in piccole quantità alle persone interessate. Successivamente nella “Guida del Trentino” (1902) l’insegnante e giornalista Ottone Brentari paragonava l’acqua termale di Rumo a quella delle vicine terme di Bresimo.
Recentemente uno studio tecnico-scientifico realizzato nel 1998 dai ricercatori e geologi del “Dipartimento di ingegneria dei materiali dell’Università di Trento e di Monaco”, ha verificato i dati delle fonti ferruginose di Peio, Rabbi, Rumo, Bresimo (TN), Uberwasser (BZ) Santa Apollonia (BS), Santa Caterina (SO). Ha inserito le acque che sgorgano da queste sorgenti in un’unica area geologica. Le loro acque quindi posseggono caratteristiche organolettiche similari.
Negli anni in cui funzionava lo stabilimento, la sua esistenza e le caratteristiche dell’acqua erano reclamizzate sulla stampa locale (il giornale “La Voce del Trentino” nel 1877 e 1885). Lo stabilimento poteva contare su un numero contenuto di ospiti all’anno, aveva 15 stanzini e 25 vasche di zinco. Le sorgenti distavano circa 500 metri e, per garantire una certa continuità di portata, nel corso degli anni, le acque vennero raccolte in una vasca in legno posta a poca distanza dallo stabilimento.
I bagni di Mocenigo e la locanda annessa rappresentarono anche un punto di ritrovo per gli irredentisti dell’epoca (filo-italiani). Ospitarono Cesare Battisti, il generale Oreste Baratieri e molte riunioni della Lega Nazionale, capeggiata all’epoca dal dott. Vittorio de Stanchina di Livo. I primi anni del 1900 furono per lo stabilimento i momenti di massimo splendore di cui rimangono tracce in diverse fotografie.
Alcuni discendenti degli ultimi gestori dello stabilimento raccontano degli episodi curiosi tramandati oralmente dagli antenati. “In particolare si racconta che il generale Oreste Baratieri, il quale combatté in Africa contro gli Eritrei nella campagna colonialista del 1887, arrivò a Rumo accompagnato da un servo di colore”. Naturalmente a quell’epoca vedere a Rumo un uomo di colore non poteva passare inosservato e destò subito la curiosità degli abitanti che soprannominarono il malcapitato servo “Negus Menelik” in memoria del nome del re etiope che sconfisse proprio il generale. Addirittura lo stesso nome “Menelik” venne dato ad un asino appartenente ad un personaggio burlone del paese, tale Silvio Vegher dei “Nati”.
Quando l’animale si impuntava nel procedere veniva apostrofato con parolacce ed ingiurie ed il nome “Menelik” veniva sentito a centinaia di metri di distanza. Oggi questo stabilimento è in disuso ma l’abitazione, purtroppo, quasi cadente ma è in fase di restauro, si trova ancora all’imbocco della strada, che da Mocenigo di Rumo porta alla Valle di Lavazzé. Ha assunto però le sembianze più di casa privata che di albergo.
Nel 2007 il Comune di Rumo ha finanziato il costo della stampa di una nostra ricerca proprio su questo stabilimento in cui sono riportati dati, articoli ed aneddoti ritrovati nei vari archivi o raccolti da testimonianze di privati. Il titolo è proprio “Lo stabilimento dei bagni a Mocenigo di Rumo”.
Attualmente, sopra l’abitato di Mocenigo, in località “Palù”, comincia un piccolo sentiero denominato “Il sentiero dell’acqua, del silenzio e dell’armonia” che conduce proprio alle due sorgenti un tempo usate per lo stabilimento termale. In una delle due sorgenti che sgorga dentro una fontanella, si può ancora assaporare l’acqua ferruginosa. Lungo questo sentiero l’Asuc di Mocenigo ha allestito una serie di sculture in legno, commentate dai ragazzi della Scuola Primaria “Odoardo Focherini e Maria Marchesi” di Rumo.
Nel volume citato, inoltre, viene riportata una riflessione attuale sull’importanza di queste acque anche a livello agricolo. Il dott. Giovanni de Stanchina, già direttore della Sezione Sperimentale di S.Michele, ipotizza lo sfruttamento del foraggio cresciuto ai piedi di queste falde acquifere ricche di minerali per l’allevamento delle capre, diversificandolo da quelli provenienti dalla pianura Padana, cercando quindi di produrre prodotti di nicchia. Secondo de Stanchina un progetto del genere potrebbe essere messo a punto utilizzando una ricca documentazione su ricerche condotte su tutto l’arco alpino. In questi studi sembra infatti che le capre trasferiscano nel loro latte il patrimonio qualitativo dei foraggi molto meglio di quanto non lo facciano le mucche o le pecore. Il dott. de Stanchina quindi propone una valorizzazione della produzione foraggera resa preziosa proprio dall’apporto delle acque ferruginose per produrre formaggio di qualità.
Pio Fanti e Corrado Caracristi