Ecomuseo Pejo testimonianze diffuse di vita alpina

Ecomuseo Pejo testimonianze diffuse di vita alpina

«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma»1, cosa mai può c’entrare uno dei più famosi postulati2 che si imparano sui banchi di scuola? Ad introdurre una delle più antiche e sapienti lavorazioni che si possono imparare nelle rievocazioni storiche dell’Ecomuseo di Pejo, “ovvero la lavorazione del lino”.

Dall’impegno e dalla passione di un gruppo di persone infatti è possibile vedere, e tastare con mano, quello che, soprattutto qualche anno fa, poteva apparire ai più una sorta di magia. Si stima che la coltivazione del lino ed il suo utilizzo come filato risalga all’epoca Neolitica. Il lino è una pianta erbacea annuale con un ciclo vegetativo di tre-quattro mesi, ha radice fittonante ed è alta tra i 30 e i 60 cm con fusto eretto, molto fragile, ramificato nella parte finale. Nella corteccia del fusto sono presenti da 20 a 35 fasci di fibre della lunghezza di 20–50 mm.

Una volta maturo e raccolto in fasci viene essiccato e battuto fino a rendere irriconoscibile lo stelo di partenza e con il secondo passaggio subisce la cardatura, la vera e propria trasformazione riportata nel postulato che lo rende, in tutto e per tutto, simile ad un filato di lana di pecora.

Questo molto velocemente è un piccolo assaggio di cosa potete trovare all’interno delle varie sedi che, in tutta la Valéta, vanno a formare l’Ecomuseo di Pejo, ma l’ecomuseo non è solo questo. “L’associazione Linum”, infatti, ha creato una vera e propria rete che spazia a 360° inglobando location sparse per tutta la Val di Pejo e spazia in altrettante attività d’altri tempi.

L’edificio delle ex-scuole primarie del paese di Celentino è divenuto, grazie al lavoro di molti volontari, la “Casa dell’Ecomuseo”, sede amministrativa dell’Associazione LINUM, dove dopo un excursus storico sulla tessitura, al primo piano si possono vedere la riproduzione di un telaio del Neolitico e di uno Villanoviano3 per poi entrare nel “Laboratorio Permanente di Tessitura” realizzato grazie ai fondi europei del “Progetto LEADER”.

Casa Grazioli, conosciuta anche con l’accezione dialettale Casa dela Béga, dal soprannome della proprietaria Maria Domenica Grazioli (la Béga) che l’ha abitata fino al 1991, è un esempio ben conservato di casa contadina, mentre nella segheria dell’ASUC di Celledizzo, a seguito del restauro del 2009 è sede del Museo Etnografico del Legno.

In località Frataverta, sopra l’abitato di Celledizzo, al confine col pascolo di Malga Borche in un luogo di alto pregio naturalistico, l’antico maso Meoti è stato ripristinato per rivivere l’ambiente contadino attraverso l’esposizione di strumenti e testimonianze, coprendo l’arco temporale compreso tra il 1750 ed il 1950.

Ora è il turno del Museo dell’epigrafia, allestito nella stalla (stalòn) di Malga Monte, ricostruita dopo un incendio negli anni Novanta del 1900, ha ora acquisito una nuova identità, diventando luogo della memoria alla scrittura.

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A Pejo Paese ha sede il Museo della Guerra, che grazie al numeroso materiale rinvenuto offre una ulteriore e significativa testimonianza del primo grande conflitto, mentre sempre nella stessa frazione troviamo un più bucolico e romantico testimone del passato, il caseificio turnario. Il nome, o meglio il termine turnario deriva dal tipo di usufrutto, ogni socio infatti lo utilizza a turno per la lavorazione del latte prodotto dalla loro economia famigliare.

Per ulteriori approfondimenti vi rimando al loro sito internet, www.ecomuseopeio.it molto ricco di informazioni e curiosità.

Ecco in breve un’altra pagina sulla storia della Val di Sole, ricca di sfaccettature, storia e cultura.

  1. La legge della conservazione della massa è una legge fisica della meccanica classica, che prende origine dal cosiddetto postulato fondamentale di Lavoisier (risalente a fine XVIII secolo).

2. Un postulato è un principio indimostrato la cui validità si ammette a priori per evidenza o convenzione allo scopo di fornire la spiegazione di determinati fatti o di costruire una teoria.

3. Le riproduzioni sono state realizzate da Renato Possamai durante i vari corsi sulla lavorazione del legno che teneva, Renato non solo era uno stimato falegname ed intarsiatore me un socio dell’Associazione Val di Sole Antica.

Valentino Santini

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