L’importanza del ricambio generazionale

L’importanza del ricambio generazionale

Uno dei problemi che preoccupa il mondo agricolo in generale, a prescindere dal settore, è legato al ricambio generazionale. Frutticoltori, viticoltori e zootecnici stanno vivendo un periodo ove l’età media degli addetti si sta alzando. Le cause sono molteplici, certo fare l’imprenditore agricolo non è semplice, si lavora tanto e talvolta con poche soddisfazioni economiche. Se il trend continua assisteremo all’abbandono dei terreni più impervi e difficili da coltivare, con degrado del paesaggio e possibili rischi idrogeologici legati all’incuria del territorio. In questo scenario non troppo roseo, ci tengo a portare un esempio positivo: una famiglia che riesce a combattere il problema del ricambio generazionale, frutto di un’intervista realizzata grazie al prezioso supporto di Walter Liber, responsabile dell’Ufficio Stampa della Federazione dei Consorzi Cooperativi. Buona lettura


La grande casa colonica, curiosamente, non è circondata dai meleti. Eppure siamo nel cuore della Val di Non. Sta ben posizionata da parecchie generazioni proprio in centro al paese, con vista sulla Famiglia cooperativa e la Cassa Rurale Val Di Non Rotaliana e Giovo.

La storia che vi raccontiamo in queste righe inizia da qui, a Campodenno, il paese con vista sulla valle, dove lo sguardo si perde nei filari infiniti degli alberi di mele, un tempo solo golden e renette, oggi un caleidoscopio di specie, colori e flagranze.

Non è sempre stato così. Qui fino a non molti decenni fa l’economia delle mele era importante ma non completamente sufficiente. Nella confortevole stube dove intervistiamo i protagonisti del racconto, un tempo c’era la stalla, e la preoccupazione maggiore era di procurare il fieno alle vacche prima che coltivare i “pomi”. Reddito sicuro, soprattutto per i periodi invernali in cui la campagna è ferma, e garanzia di sopravvivenza per tutta la famiglia. Adesso la famiglia Pezzi, appena fuori dal paese, coltiva mele e da qualche tempo anche ciliegie. Tutte conferite al sistema Melinda.

“Siamo una impresa familiare – ci dice il capofamiglia Luca Pezzi, 57 anni. – Ora ci concentriamo sulla frutticoltura: abbiamo 15 ettari di terreno e ci dedichiamo alla coltivazione di mele insieme ai miei figli Donato (29 anni), Filippo (26) e Martino (22). Inoltre, coltiviamo 1,5 ettari di ciliegie. Produciamo 9mila quintali di mele e 250 di ciliegie. Il lavoro è tanto e diverse operazioni colturali necessitano di molta manodopera: “nei periodi di punta arriviamo fino a 15 lavoratori stagionali”.

Un padre e tre figli, giovani, tutti uniti dalla scelta di proseguire l’attività di famiglia. Un bel segnale, sotto molti punti di vista.

Luca: “per la verità Donato ha provato a prendere una strada diversa, diploma di ragioneria e l’idea di proseguire gli studi economici all’università. Poi il richiamo della campagna è stato forte. Più lineare il percorso per gli altri fratelli, che hanno frequentato fin da subito San Michele. Filippo ha una propria ditta individuale con 3 ettari di terreno, di cui la metà a coltivazione biologica. Una novità recente per la valle”.

Martino: “Oltre al biologico, crediamo nella diversificazione e per questo abbiamo investito anche nelle ciliegie: un tipico esempio di coltivazione cresciuto molto soprattutto negli ultimi anni. Melinda si aspettava una produzione di 45 vagoni, siamo arrivati a 288. I primi anni facevamo la selezione in campagna, e alla sera confezionavamo le vaschette di ciliegie. Adesso si conferisce il prodotto come viene raccolto, e Melinda è attrezzata per la selezione e il confezionamento. La coltivazione delle ciliegie è complementare alle mele su alcuni aspetti della lavorazione in campagna, come il dirado. Anche se è più delicata. Servono i teli per la pioggia (e grandine) e la rete per gli insetti, soprattutto la Drosophila. Ma ci dà grandi soddisfazioni”.

Torniamo alle mele. Nell’area adiacente l’abitazione è stato realizzato recentemente un nuovo deposito da trecento metri quadri, e rinnovato il parco macchine, trattori, carri raccolta. Un investimento che supera il milione di euro.

Donato: “è stato un investimento di ambizione. Siamo in tre, volevamo sviluppare l’azienda partendo da attrezzature e impianti aggiornati. Dal 2016 abbiamo rinnovato sei ettari di impianti, il che significa che siamo passati dalla quasi mono coltivazione di Golden alle attuali 9 varietà proposte da Melinda: Kissabel, Gala, Renetta, Stark, Ueb, Golden (che oggi “pesa” il 30%), Evelina, Fuji, Morgana, Gradisca. Un cambio epocale”.

Parlando del futuro, c’è un forte ricambio generazionale nella vostra azienda. Cosa significa per voi lavorare nell’impresa di famiglia?

Donato: “per me, lavorare in agricoltura rappresenta l’opportunità di restare sul territorio e vicino alla mia comunità. Siamo nei Vigili del Fuoco con mio fratello Martino, e questo ci permette di essere presenti per le nostre famiglie in futuro. Aggiungo che questo lavoro ti dà molta autonomia: le scelte le facciamo noi, non ci vengono imposte da altri. Certo, è un lavoro di sacrificio, ma è anche gratificante, soprattutto quando vedi i risultati. Abbiamo un legame forte con le nostre radici, portiamo avanti ciò che hanno iniziato nostro nonno e nostro padre. Naturalmente, deve esserci anche un riscontro economico, perché se l’agricoltura non sarà più remunerativa, ci troveremo costretti a fare altro”.

Perché avete scelto la cooperazione?

Filippo: “essere parte di una cooperativa come Melinda ci ha permesso di fare investimenti importanti, come il rinnovo degli impianti e l’acquisto di nuove attrezzature. La cooperazione aiuta a distribuire i rischi e a mantenere vive le economie locali. È una assicurazione per l’intera valle. Inoltre, l’utile ricade sul territorio: assumiamo persone del posto, e sosteniamo le società sportive e altre iniziative locali. Io, ad esempio, sono direttore sportivo della società Bassa Anaunia che coinvolge circa 250 ragazzi”.

Che tipo di supporto avete ricevuto dalla Cooperazione?

Filippo: “per sostenere i nostri investimenti abbiamo usufruito di tutti gli strumenti messi a disposizione dal sistema: da Melinda mutui a tassi agevolati per il rinnovo degli impianti, tasso zero da Cooperfidi. E siamo

tutti soci della Cassa Rurale che ci è sempre vicina. In altre parole, si ha la percezione di far parte di un movimento che ti accompagna nel processo di crescita e innovazione. – Interviene papà Luca – “Quando abbiamo conferito le mele per la prima volta al nuovo magazzino, nel 1976, mia madre commossa ci disse: questo è uno dei più bei giorni della mia vita. Sapeva che non era più sola”.

Come pensate di incentivare il ricambio generazionale nel settore agricolo?

Filippo: “per favorire il ricambio generazionale, dobbiamo concentrarci sul rinnovo delle campagne più che sull’acquisto di nuove macchine. È fondamentale incentivare i giovani a investire in questo settore… Ad esempio, abbiamo un ettaro di terreno che dobbiamo rinnovare, ma il costo è di 70mila euro, e questo significa che per dieci anni non ci saranno guadagni da quel terreno”.

Qual è la vostra visione per il futuro?

Donato: “serve un rinnovo fondiario, troppi piccoli appezzamenti rimangono incolti perché non rinnovati. Occorre introdurre strumenti legislativi per favorire gli accorpamenti dal punto di vista contributivo e fiscale, in modo da garantire sia il proprietario sia l’affittuario”.

Luca Pezzi: “siamo in un momento cruciale: dobbiamo raccogliere i frutti di ciò che abbiamo seminato. Ci aspettiamo che l’agricoltura continui ad essere un’attività sostenibile economicamente, anche se richiede continui investimenti. In ogni caso, il nostro impegno è mantenere vivo il legame con il territorio e contribuire alla sua crescita”.

Michele Odorizzi