Come sarà il tempo? Ce lo dice il Macaion

Come sarà il tempo? Ce lo dice il Macaion

La storia del radar del Monte Macaion inizia verso la fine degli anni ‘90, quando l’Autorità di Bacino del Fiume Adige lo installò come strumento per monitorare le precipitazioni, utile per gestire le piene. Entrò in funzione nel 2000 e nel 2003 la sua proprietà fu trasferita alle Province Autonome di Trento e Bolzano, che da allora collaborano alla sua gestione.

Posizionato nel comune di Borgo D’Anaunia, a pochi chilometri in linea d’aria da Bolzano, il radar occupa una posizione centrale nel Trentino Alto Adige. La sua normale operatività copre un’area di 120 km di raggio, consentendo l’osservazione dei fenomeni in atto in tutta la regione. Tuttavia, la visibilità varia da valle a valle a causa della complessa orografia del territorio.

Negli anni, l’usura e l’obsolescenza del vecchio radar hanno reso sempre più difficile mantenere la sua operatività, mentre lo sviluppo della tecnologia ha portato sul mercato radar in doppia polarizzazione più economici, che hanno gradualmente sostituito i vecchi dispositivi nelle reti europee. Nel 2020, le Province Autonome hanno approvato uno schema di convenzione per l’acquisto del nuovo radar e la realizzazione delle opere necessarie per la sua installazione.

Il nuovo radar è stato quindi installato alla fine del 2023, e per tutto il 2024 è in corso una fase di test operativi. Le immagini generate con i dati del nuovo radar sono pubblicate sui siti web delle due province a partire da febbraio di quest’anno.

Il radar ha visto la luce nella seconda metà degli anni ‘30 come strumento per individuare aerei durante la Seconda Guerra Mondiale. Sebbene le precipitazioni fossero un disturbo iniziale per il monitoraggio aereo, hanno fornito l’idea di utilizzare il radar anche per scopi meteorologici.

Il funzionamento del radar è piuttosto semplice: “trasmette un breve impulso elettromagnetico costante nell’atmosfera, passa quindi alla modalità di ricezione e per un periodo più lungo misura gli echi generati dall’interazione con ostacoli lungo il percorso, che siano montagne fisse o oggetti in movimento come uccelli, insetti o appunto precipitazioni”.

Il ritardo dell’eco permette di calcolare la distanza dell’ostacolo dal radar, mentre l’intensità dell’eco ricevuto fornisce informazioni parziali sul tipo di bersaglio. L’effetto Doppler, che modifica la frequenza dell’eco di ritorno, consente di rilevare il moto di avvicinamento o allontanamento del bersaglio e di distinguere gli echi non meteorologici.

Col nuovo radar, che utilizza segnali polarizzati sia orizzontalmente che verticalmente, “è possibile analizzare ulteriori caratteristiche del segnale per discriminare i bersagli, distinguere i tipi di precipitazione e, in caso di grandine, stimarne le dimensioni”.

L’antenna del radar del Macaion concentra il segnale in un fascio stretto di circa 1° e ruota orizzontalmente, cambiando l’elevazione da 0 a 50 gradi.

Questo ciclo si ripete ogni 5 minuti, seguito da una fase di elaborazione del segnale che applica algoritmi per correggere i dati e ottenere una stima più accurata delle precipitazioni.

Il radar rappresenta uno strumento fondamentale per monitorare le precipitazioni, specialmente dei rovesci e temporali. Guardando le immagini radar, è facile individuare le aree colpite da piogge intense, talvolta sfuggite o sottovalutate dai pluviometri a terra per la loro limitata estensione spaziale. Grazie agli aggiornamenti continui, è possibile seguire il movimento delle cellule temporalesche e la loro evoluzione.

Tuttavia, a volte, le immagini radar possono sembrare discordanti rispetto a quanto osservato sul terreno, dando l’impressione che qualcosa non funzioni correttamente. Questo è particolarmente evidente durante precipitazioni estese e stratiformi, tipiche dei mesi più freddi, che sono più difficili da rilevare da un radar in un ambiente ad orografia complessa come quello alpino.

La precisione nella stima delle precipitazioni al suolo è maggiore quando si guarda a quote più basse; il radar del Macaion, posizionato a circa 1880 m s.l.m., non riesce a rilevare le precipitazioni a quote inferiori. Inoltre, la presenza di montagne più alte può schermare parzialmente o completamente il fascio radar nelle prime elevazioni, mentre a quote più elevate la precipitazione si presenta sotto forma di neve, restituendo al radar un segnale attenuato e contribuendo alla sottostima della pioggia osservata al suolo.

Oggi, il radar è impiegato anche nelle previsioni a breve termine (nowcasting), per un periodo che va fino a mezz’ora o un’ora successiva all’ultimo dato disponibile. Questo viene fatto utilizzando algoritmi che ricostruiscono il movimento e prevedono l’evoluzione del campo di precipitazione applicando tecniche di intelligenza artificiale sulla sequenza delle ultime immagini. Per previsioni su intervalli di tempo più lunghi, è necessario utilizzare anche modelli numerici che utilizzino anche i dati radar come dati iniziali.

Andrea Piazza e Marta Pendesini

Redazione