I dispetti del Noce
Il bacino del torrente Noce arriva a 1.369,42 chilometri quadrati. Nato dal Corno dei Tre Signori, a m. 2670, il corso d’acqua percorre tutta la Val di Sole e la Val di Non, prima di sfociare nell’Adige vicino a Zambana.
Lungo i suoi 79,4 chilometri riceve molti affluenti: Vermigliana, Meledrio, Rabbies, Barnes, Pescara, Novella, San Romedio – Verdes, Rinassico, Pongaiola, Tresenga, Lovematico, Sporeggio.
Come scrive Cesare Battisti, il Noce “è un gran lavoratore”: nei millenni ha costruito la fisionomia delle due valli, modificandole secondo i suoi umori.
Lungo il correre dei secoli, è stato anche un irrequieto vicino di casa per la popolazione.
Ne sanno qualcosa gli abitanti di Fucine. Nel 1578 “a causa dell’enorme alluvione del Noce, il torrente si scavò un altro percorso, con grave danno per la detta comunità, che dovette riportare le acque dei Noce nell’alveo primitivo, rafforzando o costruendo il castello di legno (del ponte) a tutela del proprio paese” (questo racconta una carta dell’epoca).
Non sarà l’unica volta. Il Noce ruppe gli argini precari durante le grandi piogge del 1584, dei 1649, del 1708.
Nel 1772, il 17 settembre recò gravissimi danni alla Val di Sole ed all’Anaunia, dove restarono in piedi solo tre dei sedici ponti in funzione sul torrente: Ponte Alto, Ponte della Rocchetta, Ponte di S. Cristoforo sotto la Rocchetta. Anche la Tresenga abbatté il suo ponte. A Ossana i danni furono di 200.600 fiorini, a Malé 60 mila, a Rabbi 50 mila, a Bresimo 20.000.
Il 1778 portò in alta Val di Sole 12 palmi di neve (quasi tre metri) e poi una terribile siccità.
Nell’anno della Rivoluzione Francese (1789) “il venerdì 2 ottobre cominciò a piovere nella campagna trentina e piovve nei giorni seguenti… fino a che il sabato 10 verso l’ora undecima meridiana piovve tanto forte e così copiosamente, che i fiumi, i torrenti, i ruscelli apportarono grandissimi danni a tutto il Trentino ed in particolare in Val di Sole dove più di trenta case di Rabbi scomparvero, il villaggio di Fucine scampò quasi per miracolo alla totale distruzione, la Chiesa parrocchiale di Ossana fu sepolta dalla ghiaia, la casa del Parroco resa inabitabile, tutti i ponti distrutti” (tranne i soliti tre): così riferisce il p. G.G. Tovazzi).
Altre gravi inondazioni si ebbero nel 1845, nel 1868, nel 1872.
La più devastante avvenne però nel 1882: il 16 settembre i corsi d’acqua minacciarono i paesi e le campagne, travolsero i ponti, provocarono sette morti nelle due valli.
Minori disagi subì la Val di Non, in cui il Noce scorre profondo; tuttavia fu cancellato lo stradone da Denno alla Rocchetta. Nel Capitanato di Cles si ebbero danni per 200 mila fiorini.
Nel 1885 avvenne un’altra inondazione, che sommata alla precedente, ai debiti dei comuni ed alla crisi agricola incrementò la già forte emigrazione di solandri e nònesi verso le Americhe e l’Europa.
Nel secolo scorso il Noce allagò la Commezzadura nel 1959 e danneggiò Pellizzano e Dimaro nel 1960, Croviana e Malé nel 1965.
La piena delle acque che versano nel Noce, durante il novembre 1966, interessò le Cappelle facendo altri morti.
In Valle di Non si portò via lo storico ponte di Portolo (struttura storica in legno che collegava le due sponde tra Nanno e Taio) e la Pongaiola travolse il ponte che collegava Dardine e Toss, nel compendio di Castel Thun.
Per restare ai nostri giorni, da non dimenticare la tempesta Vaia di fine ottobre 2018 che provocò l’esondazione del Rio Rotian su buona parte dell’abitato di Dimaro causando anche una vittima, ed un forte ingrossamento delle acque del torrente Meledrio facendo trascorrere ore drammatiche alla popolazione residente e causando ingenti danni.
Un’accurata manutenzione del corso d’acqua ha recentemente decantato le mattane del Noce: ma non si sa mai quali capricci mediti per il futuro il nostro familiare torrente.