Voglia di pesce, voglia di mare…
Ma i trentini amano anche le trote e i salmerini
I trentini amano il pesce. Ricordo, negli anni del boom economico (anni Settanta-Ottanta) le comitive di buongustai che si sobbarcavano anche centinaia di chilometri a caccia di qualche ristorante del Veneto, del Friuli o della ex Jugoslavia per la classica e pantagruelica “scorpacciata” di pesce.
Posso citare anche le trattorie preferite, in particolare quelle del Vicentino per il baccalà (Da Palmerino e le Due Spade a Sandrigo), della Riviera del Brenta (il Burchiello, Nalin, Dall’Antonia) o di Padova (l’Antico Brolo) o di Mestre-Venezia (Dall’Amelia, Baccalàdivino, Antica Osteria Cera) o di Chioggia (El Gato, Osteria Penzo, Garibaldi di Sottomarina) per non parlare del Delta del Po (La Cappa d’Oro di Stanghella, l’Osteria Arcadia di Porto Tolle, la Capanna di Eraclio a Codigoro, Al Cantinon di Comacchio) o del Trevigiano (le Marcandole di Salgareda, Gambrinus di San Polo di Piave).
Spostandoci verso Nordest le storiche trattorie di Trieste (Al Bagatto, Menarosti, la Risorta).
E, oltrepassato il confine, le gostilne della Slovenia (da Pikol a Nova Gorica e da Pri Lojzetu a Villa Zemono) o le konobe dell’Istria croata (da Anka al Porto di Salvore, da Bruno a Bassania, da Badi a Umago, da Astarea a Verteneglio, da Damir e Ornella a Cittanova, ristorante famoso quest’ultimo per il pesce crudo).
Quante abbuffate di datteri e di “dondoli” in Istria.
Erano gli anni, soprattutto in Istria, delle abbuffate di “dondoli” (tartufi di mare), di “mussoli”, di canestrelli, di capesante, di calamari, di ostriche, di granseole, di granchietti, di astici, di aragoste, di “datteri”, oggi proibiti, che da soli valevano il viaggio (quante scorpacciate con l’amico scrittore Drago Orlic) per non parlare nel mese di novembre delle giornate dedicate a Sua Maestà la sogliola di Salvore incoronata dai gastronomi internazionali come la migliore del mondo (giudizio condiviso).
Roat, storica Pescheria di Mezzolombardo
In Trentino Alto Adige quando si parla di pesce non si può non citare la famiglia Roat di Mezzolombardo. “Da tre generazioni – racconta Mauro Roat – la nostra famiglia è impegnata in questa attività dapprima come grossisti e oggi come vendita al dettaglio nella nostra storica pescheria di papà Romano in via IV Novembre. Uno sforzo che ci vede impegnati nel garantire ogni giorno l’eccellenza dei prodotti da noi selezionati d’intesa con i nostri fornitori”.
La pescheria Roat è il punto di riferimento della Piana Rotaliana e della Val di Non per il pesce fresco di qualità, proveniente dai migliori mercati ittici nazionali e internazionali.
Una tradizione antica da: Caldonazzo a Mezzolombardo
La storia della famiglia Roat ha radici lontane. Prima ancora di aprire l’attività, nel 1954, Beniamino Roat soprannominato “Borasca”, pescava nelle acque del lago di Caldonazzo grazie ai diritti di pesca concessi da Vienna alle popolazioni rivierasche (ne beneficiò anche la famiglia Dalmeri, originaria del lago d’Iseo).
“Da allora – ricorda Mauro Roat – di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, ma siamo sempre rimasti fedeli alla nostra passione per il pesce”.
Oggi la Pescheria Roat Romano di Mezzolombardo propone pesce azzurro, frutti di mare, pesce congelato e affumicato (salmone in primis), pesce crudo, oltre ai pesci d’acqua dolce di casa nostra: trote e salmerini alpini in particolare. Dalla Norvegia salmoni e baccalà. Inevitabile la domanda: ma oggi con la crisi che affligge molte famiglie, a che punto è il consumo di pesce?
“La clientela – ci ha risposto Mauro – è più oculata negli acquisti, questo sì, ma non rinuncia al pesce e soprattutto alla qualità. In questo periodo, in attesa dell’arrivo delle prime casse di stoccafisso dalle isole Lofoten, sono molto richiesti i filetti di salmone della Norvegia (il migliore in assoluto), i branzini, le orate, i tonni e le fritture che consentono di preparare un bel misto mare di seppioline, calamari, moscardini e gamberetti sgusciati. Quanto al pesce d’acqua dolce qui da noi è molto apprezzato e richiesto il salmerino alpino, oltre alle trote naturalmente, ma un posticino di riguardo lo riserviamo anche alle carpe, amate, per antica tradizione, soprattutto dai clienti di origine balcanica e mitteleuropea che ora vivono in Italia”.
E allora: evviva il pesce, non importa se di mare o d’acqua dolce.