Vecchio album: piccolo mondo antico (2a parte)
Riprendiamo qui a sfogliare il libro di Antonio Maffei (Revò 1745 – Revò 1806) edito a Rovereto, nel 1805, da Luigi Marchesini, “stampatore imperial regio con licenza dell’I.R.” e con “Aulica censura”, intitolato “PERIODI ISTORICI E TOPOGRAFIA DELLE VALLI DEL NOCE E DI SOLE NEL TIROLO MERIDIONALE” che ci presenta uno spaccato delle due valli nel sedicesimo secolo.
All’inizio del libro, informa, fra le altre cose, che nella nostra valle c’era l’abitudine di suonare le campane per allontanare le tempeste e che non si celebrano matrimoni durante il maggio perché è considerato un mese “sinistro”.
Parlando specificatamente della val di Sole Il Maffei scrive che “… la popolazione di questa Valle se la si separa da quella della Valle di Non, viene calcolata a quattordici-mila abitanti circa. Giace in buona parte in pianura; ma soggetta a frequenti inondazioni di rapidi torrenti: non produce grano al bisogno della popolazione; ma abbonda di pascoli. L’industria degli abitanti di partire nell’inverno, e passare nell’Italia, onde sostentarsi, produce l’effetto che circola più danaro; cagiona però qualche sconcerto nel sistema morale, e generalmente sono inclinati al metodo italiano. Non cresce vino, che nella Pieve di Livo (*): alla gente di agricoltura conviene cibarsi molto di latte, che serve anche di bevanda, e le acquavite di corroborativo: sono assai attenti a la coltura de’ prati per far allievi di bestiami d’ogni specie, ed economi nel vivere. Il clima è assai rigido, ma più nella Pieve d’Ossana, ove frequenti anni cade la neve in tanta quantità, che dal gelo rassodata, appena nelle pianure si squaglia alla metà di aprile, senza parlare delle alte montagne, ed alpi, ove la vedretta è per così dire perenne …”
Nel libro l’Autore tratta anche altri aspetti delle valli del Noce per poi passare alla descrizione dei vari paesi. Ne citiamo alcuni per sommi capi.
DENNO: “Il suo clima può dirsi temperato in riguardo a luogo di monte. Il vino però è assai migliore, il quale prodotto anche maggiore, se la campagna non fosse riempita di tanti alberi, e principalmente gelsi; ma questo prodotto rende forse assai di più, perché essendo attorniata da Pievi ove cresce il vino, negli anni abbondanti ne manca l’esito, ma non già della foglia de’gelsi, mentre se ne vende ai vicini villaggi. Esisteva ne’ passati tempi una strada assai comoda per l’Ischia di Denno, quasi piana, che conduceva alla Rocchetta; ma l’inondazione del 10 ottobre 1789 la rese impraticabile, onde si pensò a una nuova strada la quale però non riuscì come si sperava, perché il cengio detto di S. Angiolo è poco consistente”.
TAIO: “La Villa di tal nome ha una piazza amena con alberi entro; essa è di mediocre grandezza. All’estremità verso mezdì ai piedi di un mastino cengio (…) scaturisce una mole d’acqua. La qualità non è delle migliori; non cresce, né diminuisce a qualunque stagione ed è sempre serena. Serve per i mulini e per innaffiare li prati”.
CLES: “Vi sono lastricate le strade principali, sonovi molte fonti di acqua dolce. Molte sono le filande della seta e nella stagione sono impegnate molte persone. Le contigue campagne sono fertili d’ogni sorta di granaglia di buona qualità, vi sono alberi e gelsi; il vino non è abbondante, né per qualità dei migliori”.
MALE’: “Vi cresce ogni sorta di grano e si coltivano anche i gelsi ma con poco vantaggio; non produce vino.”
OSSANA: “La Pieve posta in eminenza con poche case, la canonica e la chiesa parrocchiale. Vi esiste un vecchio castello di tale nome”.
REVO’: “… Ha una torre che sembra nè bassi tempi essere stata convertita in campanile: l’iscrizione romana quivi ritrovata, e della quale abbiamo parlato nella Storia, sembra verificare quest’ opinione, e dimostrare la sua antichità. L’ anno 1775 fu fatta a spese pubbliche, e col dispendio di otto e più mila fiorini una tradotta d’ acqua dal torrente Pescara, che riesce di grande vantaggio. Siccome questa Villa ha molte colline esposte al sole, cosi in queste il vino riesce buono, principalmente il rosso, e lasciato invecchiare acquista buon saporito; per altro è potente. Antonio Roschmanno l’anno 1740 pubblicò un’operetta tedesca, e descrivendo i migliori vini tirolesi, tra questi annovera quelli di Revò: doveva però lo scrittore distinguere li vini delicati delle colline al piano da quelli dei monti. Il suo clima è de’ più temperati della Valle, e vi anticipa la primavera…”
PEIO: “… è luogo alpestre, e che termina con un’orrida vetretta, ove si ritrova l’angusto passo della Sforzella che conduce nella Valle Tellina, ma praticabile solamente nell’estate, ed a certi tempi. Non lungi da Pejo si ritrova anche il Montoz, monte che comunica con Tonale… La Valle propriamente viene da un ramo del torrente Noce divisa: alla destra di questo sotto il Villaggio scaturisce una fonte d’ acque minerali, che secondo le sperienze chimiche, senza parlare degli antichi, fatte nell’anno 1763 dal direttore della facoltà medica d’Innsbruck de Sterzigner, sono ricche di sostanze di ferro, vitriolo e zolfo più potenti dall’ altra sorgente di Rabbi, onde si devono prendere con cautela ma resistono meglio alla tradotta…”
RABBI: “… verso sera due ore distante da Malè si apre la valle di Rabbi ripiena di masi e di malghe… Il prodotto della Valle è il burro, che riesce ottimo, e allievo de’ bestiami, ma manca quasi affatto di grani, onde colli formaggi, e co’ vitelli conviene procacciarseli a Trento, e nè luoghi circonvicini … Il torrente Rabbies divide la valle e … nell’ escrescenze ricevendo tanti rub-bioni cagiona danni ragguardevoli: produce ottime trote con macchie lastre, ma in poca quantità. La caccia è il divertimento maggiore. Vicino estremità di questa Valle, alla sponda del torrente in ristrettissima pianura, ed a pian terreno scaturisce una copiosa sorgente di acque minerali assai frequentate nelli mesi di Luglio e di Agosto tanto da quelli circonvicini che dai lontani Servono ancora ad uso di bagni, ed in tempo di pioggia 1’acqua è serena: queste acidole sembra che abbiano qualche sotterranea connessione con quelle di Pejo; ma sono meno forti, e tenute per più omogenee …”
(*) All’epoca del Maffei la zona di Livo, il Mezzalon, era considerato Val di Sole.
Se i coetanei del Maffei potessero tornare in vita riconoscerebbero ancora la loro Valle?