I segni religiosi minori del territorio rotaliano
Se il Manzoni avesse ambientato “I promessi sposi” non vicino al Lago di Como ma a Mezzolombardo, l’edicola, dove i bravi aspettano don Abbondio, sarebbe stata quella del “Capitel della Madonna”, posta com’era all’incrocio dei viottoli di campagna che qui segnavano, come altrove, il territorio rotaliano.
Oggi il capitello è nella chiesa annessa al convento, eretta nel 1661 per iniziativa dei frati francescani e dedicata all’Immacolata. È noto che dopo il concilio di Trento con la necessità, nata dalla controriforma, di affermare la legittimità del culto alla Madonna, vi è un proliferare di costruzioni di chiese, edicole e cappelle dedicate a lei ed ai santi, segni di devozione e del sacro del popolo. Per dirla con Mircea Eliade, questi “segni minori del sacro” sono testimonianze tangibili di pietà popolare – croci, capitelli, edicole, affreschi devozionali – che punteggiano i nuclei abitativi, il territorio agricolo e quello boschivo e montano. Si tratta di manifestazioni specifiche di una cultura religiosa che dimostra la propria diffusione segnando e caratterizzando un’area; il loro scopo è di individuare, nel continuum geografico, dei luoghi diversi, delle sedi di manifestazioni del divino. Le edicole, i capitelli, ma anche le croci, i crocifissi, sono segni lasciati dalle generazioni passate: testimonianze legate quasi sempre alla terra ed al lavoro ma anche e soprattutto alla profonda religiosità che animava e rinforzava le fatiche di ogni giorno. Sono le croci aniconiche erette ai crocicchi di strade poderali, all’inizio di sentieri, spesso ormai muti testimoni delle stazioni dove le processioni rogazionali, di un non recente passato, sostavano in preghiera propiziatoria per il buon andamento dei raccolti agricoli. Ma talvolta sono anche portatori di un messaggio di valenza comunitaria, sono cioè un segnale di pericolo, indicano situazioni di particolare rischio contro le quali veniva invocata la protezione divina: conoscere dove straripa il fiume, dove il terreno è instabile, dove in generale vi è un pericolo, è fondamentale per non insediare in quei luoghi attività umane che subirebbero gravi danni dagli eventi naturali. Sono segni di sincretismo fra religione pagana e cristiana collegati dalle identiche favorevoli aspettative sul raccolto della campagna; sono modalità di affermazione del sacro riconducibile alla morfologia dei credi pagani.
Infatti, ancor prima della diffusione del Cristianesimo, agli incroci delle vie, nelle campagne, presso i ponti, sorgenti, grotte, alberi, rocce, ossia in luoghi segnati, venivano apposti simboli sacri o costruite aediculae (dal latino aedes= casa o tempio agli dèi).
Anche queste costruzioni, unitamente alle chiese, sono espressioni collettive e spontanee di una comunità e di una cultura. I crocifissi, le edicole, i capitelli votivi, spesso classificati come costruzioni religiose “minori”, architettura spontanea, popolare, rientrano a pieno titolo tra le opere significative per la conoscenza della storia locale in quanto fanno parte di un bagaglio culturale, di una coscienza collettiva, di una tradizione popolare del territorio cui ineriscono.
Certo la cultura odierna, fondata sul raziocinio e sulla tecnologia, sulla certezza di soluzioni immediate, certe e risolutive a qualsiasi evento negativo, fatica a comprendere la risposta religiosa e devozionale del passato all’insicurezza che permeava la vita dei nostri antenati. La posizione delle edicole sacre in prevalenza all’inizio “o a capo, all’estremità” delle strade si spiega l’etimologia del termine veneto “capitello” derivante dal latino “caput”. I segni del sacro spesso presenti lungo le strade e i sentieri agrosilvopastorali, presso le linee di confine, si possono anche leggere come capisaldi della viabilità storica vicinale o di collegamento fra i vari borghi. Anche in piana rotaliana la presenza di questi segni minori del sacro è ben evidente, marcatori della passata prevalente cultura rurale del territorio. Una sessantina sono quelli presenti nel comune di Mezzocorona, oggetto di una mostra e di una pubblicazione; a San Michele all’Adige formano un percorso nel centro storico con relativa cartellonistica illustrativa. A Mezzolombardo, fra i molti presenti sia in paese sia in campagna, vanno segnalati la grande croce di fronte al bivio della strada per Fai, il crocifisso a lato del Ponte della Retta e l’affresco sulla casa in Piazza Dalpiaz. La croce “di Campiaz”, oggi di marmo rosso, più volte caduta a seguito di incidenti stradali, è lì da almeno 5/600 anni se non di più: è infatti nominata in numerose pergamene del XV secolo come riferimento di confine della comunità di Mezzolombardo, ed appare su tutte le carte e mappe di inizio Ottocento. Il crocifisso del Ponte della Retta, così viene descritto nel 1902 da Ottone Brentari: una croce di ghisa col Cristo dorato e colla scritta “rinnovato dalla pietà dei fedeli MDCCCLXXXIV”.
Nel 1884, nel giorno di Venerdì Santo, un ignoto malfattore mutilò il crocifisso che sorgeva in questo posto. In riparazione del sacrilegio, fu qui, per offerte raccolte a Mezzolombardo, posto il crocifisso attuale. L’affresco della crocifissione di piazza Dalpiaz è antichissimo, almeno del XV secolo: qui si tenevano le adunanze della Regola dei vicini della antica comunità. Su questi importanti segni del sacro verrà presentato il progetto didattico di una terza classe liceale dell’Istituto Martini di Mezzolombardo, coordinata dai docenti Prada, Sartori e Verlato, che ha catalogato e mappato una parte del più vasto patrimonio esistente sul territorio; sono state scelte nove edicole e sei capitelli, che in collaborazione con le funzionarie Coser e Agostini della Soprintendenza dei Beni Culturali della Provincia di Trento, sono state riprodotte in una brochure “donata” alla comunità. Uno stimolo a futuri ed esaustivi approfondimenti