Dalle parole … ai fatti
Per decreto ministeriale si devono tener bassi i gradi dei termosifoni in ufficio e in casa ma ‘cresce’ la temperatura dell’autunno, che è già ‘caldo’ di suo per bollette, conti pubblici e pesanti oneri per le imprese che rischiano la sopravvivenza a causa dei costi di materie prime ed energia.
Ora, archiviata la campagna elettorale più estiva, calda, e parolaia della storia repubblicana, è tempo di passare dalle parole ai fatti.
Il cambio di colore del governo nazionale con la vittoria del centro destra apre scenari nuovi per il nostro Paese.
Per giudicare attendiamo i fatti lasciando perdere gli azzardi ideologici che, come ha ben dimostrato il voto popolare, dopo settant’anni di vita democratica non hanno più presa sull’elettorato e servono solo ad avvelenare il clima di un Paese che ha un estremo bisogno di ritrovare una coesione di fondo, anche se minima, per poter affrontare con speranza di successo le tante sfide sul tappeto.
Messi da parte i programmi elettorali, tranne qualche eccezione buoni per comizi e talk show più che per la realtà, occorre ora fare i conti con i problemi veri del Paese. La nuova maggioranza parlamentare uscita dalle urne e il governo che ne nascerà dovrà decidere subito come affrontare l’emergenza del caro – rincari e confezionare la legge di bilancio forse più complicata degli ultimi anni. C’è poi il Pnrr con gli obiettivi da centrare entro fine anno e di cui Bruxelles si appresta a dare l’ok alla seconda rata da 24 miliardi.
Auguri dunque al governo che verrà con la novità di vedere una donna premier, Giorgia Meloni. Un segnale significativo comunque lo si guardi, importante e che ha un suono ‘rivoluzionario’ se si scorre la galleria dei quasi settanta governi che si sono succeduti dal Dopoguerra ad oggi, tutti a trazione maschile.
Un vento al femminile che tocca anche il Trentino con cinque parlamentari donne e solo due al maschile.
In questi giorni post voto impazzano le analisi ed i ragionamenti sul perché e il percome ed è un esercizio che non compete ad un mensile come il Melo che della distanza dai partiti e dalle ideologie ha fatto la sua ragion d’essere, il faro del rapporto costruito in otto anni con i lettori delle valli del Noce.
Una considerazione però va fatta: il risultato del 25 settembre ha confermato ancora una volta la quasi perfetta omologazione del Trentino anche nella percentuale dei votanti con ciò che succede nel resto d’Italia. Una tendenza che va avanti da qualche decennio e che dovrebbe quanto meno far suonare un campanellino d’allarme nell’orecchio delle autorità locali.
Ci vantiamo tanto della nostra autonomia speciale ma non si fa nulla o poco per valorizzarne le radici, radici che trovano motivo sulle specificità ‘uniche’ del nostro territorio e nella sua storia, come appunto le minoranze linguistiche: una delle ragioni, se non la principale, per cui la nostra Provincia a suo tempo ha potuto definirsi ‘autonoma’.
“Il Melo” fin dal primo numero ha sollevato il tema della conservazione culturale e la valorizzazione nell’uso quotidiano del noneso e del solandro affiancando le varie Associazioni che da tempo se ne stanno occupando. Un impegno non da poco ed apparentemente in controtendenza al processo di globalizzazione che sta appiattendo ed omologando il mondo in scenari sempre più ampi ma che è fondamentale per la conservazione di un’identità che alla fine può fare la differenza.