Il voto dell’otto settembre
Lo scorso 25 marzo Papa Francesco, in occasione della ricorrenza nella liturgia cattolica dell’Annunciazione, ha consacrato la Russia e l’Ucraina alla Madonna, chiedendo che si fermasse la guerra e implorando la pace per tutta l’umanità. Con questo gesto si è inchinato alla Madonna come fecero i suoi predecessori Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, per chiedere l’intercessione a salvare il mondo dal baratro della guerra. Questi particolari momenti di culto mariano percorrono la storia religiosa cristiana ed anche nel piccolo Trentino sono numerosi gli atti di devozione alla Madonna, che sono stati formalizzati alla ricerca di aiuto e protezione da calamità, guerre, pericoli. È noto che la devozione mariana sia nata in parte come funzione antiluterana, anche se secondo gli studiosi questo fenomeno non è fortemente rilevabile in area trentina. Un mese affollato è quello di agosto: il 5 del mese, giorno di Maria Ausiliatrice (o dell’Aiuto) è festa votiva sia a Mori che a Rovereto; in entrambi i casi il motivo è la ricerca di protezione celeste a seguito dell’invasione francese del 1703, condotta dal generale Vendome, tristemente noto per la forza devastatrice di paesi e villaggi trentini. Sempre nel mese di agosto, ma il 15, giorno dell’Assunzione di Maria, è la data del voto sottoscritto dalla Parrocchia di Riva del Garda nel 1944, per implorare la protezione dagli eccidi nazisti della Seconda guerra mondiale, che anche nell’Alto Garda segnarono cruentemente la vita cittadina. Simile nella dedicazione e nelle motivazioni, anche se più antico, è il voto fatto dai tionesi nel 1916 alla Vergine Addolorata, per essere risparmiati dalla guerra del 1914-1918 con la costruzione di una cappella alla Salavra. Si collega invece alla festa della natività di Maria dell’8 settembre il voto di Lavis, che impetrava la protezione contro i danni nei campi per le piene dell’Avisio e per la presenza di insetti nocivi. La stessa data è quella scelta dai capifamiglia di Mezzolombardo, nella domenica del 4 giugno 1944, auspice l’Arciprete Mons. Guadagnini, quando venne presentato lo schema di un “Voto collettivo della Parrocchia” alla Madonna.
L’Italia era in guerra e nella zona sin dal 1940 era in vigore l’oscuramento parziale e il coprifuoco dall’alba al tramonto. La paura degli abitanti era dovuta ai bombardamenti degli aerei americani che avvenivano sulle abitazioni; a Trento, dove la prima incursione avvenne il 2 settembre 1943, a Lavis e a Mezzolombardo. La popolazione cercava scampo nei rifugi allestiti dal Comune o dai privati, ma si contarono comunque vittime civili innocenti per la deflagrazione delle bombe e delle schegge. Non fece eccezione a questa tragedia il paese di Mezzolombardo, che il 15 dicembre 1943 vide sopra il proprio cielo una squadriglia di 80 fortezze volanti americane, che verso mezzogiorno sganciarono sette bombe dirompenti delle quali tre scoppiarono in località diverse vicino alle case, con molti danni alle cose ma fortunatamente senza morti o feriti.
Tragica conclusione ebbe invece il bombardamento dell’8 aprile 1945, alla vigilia della conclusione della guerra, a causa della morte di sei civili per lo sganciamento sulle abitazioni civili localizzate a sud del colle della Chiesa di S. Pietro, di 42 bombe sempre da parte di aerei americani.
Accompagnando il desiderio della popolazione di cercare l’intercessione della Madonna per essere salvaguardati da futuri pericoli, l’arciprete Guadagnini, assieme ad un comitato di cinque uomini in rappresentanza dei vari rioni, approvò un testo di voto, sottoscritto poi da 531 capifamiglia, letto nell’arcipretale come pronuncia solenne di impegno della cittadinanza. Due gli impegni che venivano assunti: primo: quello di celebrare solennemente l’8 settembre di ogni anno, e in perpetuo, per riconoscenza per lo scampato pericolo e per preservare da future incursioni aeree persone e cose, una messa solenne in Parrocchia e nel pomeriggio una processione dalla Chiesa parrocchiale sino al Colle di San Pietro (dove vi è la vetusta originaria chiesa della comunità dedicata appunto al Santo pescatore), recitandovi il Rosario all’altare; e secondo, quello di contribuire al restauro completo della Chiesa e a rimettere sul campanile della stessa due nuove campane al posto di quelle asportate dagli austriaci durante la guerra 1914-1918.
Oggi, in tempi di omogeneizzazione culturale indotta dalla globalizzazione, l’attaccamento ad una forte tradizione locale dal valore antropologico indiscusso, può forse servire a frenare il processo di perdita dell’identità culturale locale e quindi l’indebolimento della coesione all’interno della comunità. È sotto gli occhi di tutti il processo di disgregazione che diffonde un senso di anomia, cioè la caduta delle regole e quindi una diffusa insicurezza.
Oggi per rifondare il soggetto comunitario locale e quindi frenare il processo di sradicamento, è auspicabile rilanciare la coscienza sociale di appartenenza allo stesso luogo, e se, come nel caso della Chiesa di San Pietro a Mezzolombardo, esso è qualcosa di culturalmente antico, qualcosa che segna un ritorno alle proprie radici territoriali e riesce a stabilire una continuità tra passato e presente, necessaria per attualizzare le proprie potenzialità nel futuro, l’aver davanti concretamente tale fondamentale possibilità, è un’occasione da non gettare nell’oblio o guardare con superficialità.