Simone Deromedis: Ski Cross “emozioni olimpiche in volo”
Può sembrare inconsueto, in estate, con il caldo torrido di queste giornate di sole, parlare di sci, di neve, di ghiaccio. Effettivamente però, sapendo che la storia in argomento riguarda un ragazzone olimpionico di 22 anni, nostro valligiano, cambia tutte le prospettive. A parte questo, SIMONE DEROMEDIS, componente la nazionale di ski cross alle ultime olimpiadi di Pechino, è davvero un orgoglio per la nostra comunità. L’unico dato tecnico che qui citerò, è il suo quinto posto alle suddette olimpiadi. Dato di importanza assoluta considerando che, fra tutti gli obiettivi di uno sportivo, quello delle olimpiadi è il più ambìto. Mi piace invece indagare e sviluppare, il dietro le quinte emotivo, che si cela dentro un così strabiliante obiettivo raggiunto. In effetti, a pensarci bene, il percorso per arrivare al risultato deve per forza essere duro e faticoso.
Quello che colpisce di Simone Deromedis, è la tranquillità, quasi mitezza del suo modo di esprimersi. Racconta la sua storia, se pur breve ad oggi in quanto così in giovane età, con pacatezza, sorridendo e scherzando sulle sue prestazioni. Fa una certa piacevole impressione pensare che chi hai davanti, è salito sul tetto sportivo più alto del mondo a soli 22 anni. Quale forza fisica e mentale sia necessaria per arrivare fino li. “50% muscoli e 50% cervello” dice lui. 110 muscoli e 110 cervello aggiungo io scherzando sulla metafora matematica. Quello che è certo, è che il percorso di un atleta che arriva a livelli così elevati, non coinvolge solo egli stesso, ma vengono interessati anche tutti i componenti della famiglia. Chissà quante volte una parola della mamma o del papà, hanno dato al ragazzo proprio quello che in quel preciso momento gli mancava, per andare avanti nelle fatiche quotidiane degli allenamenti massacranti e delle sedute in palestra. Sono queste le dinamiche che fanno di un uomo, un vero campione e Simone lo è davvero. Lo senti da come parla, lo vedi nella sua prorompente presenza fisica accompagnata dal sorriso di un giovane felice del lavoro che fa. é quando gli chiedi delle emozioni che lo invadono al cancelletto di partenza che diventa più serio, perché vuole descriverti bene, quello che li, si prova. “Rifletti sui concorrenti che hai a fianco e concludi che, visto che sei lì, vuol dire che te lo sei meritato, e che alla fine, sei proprio tu l’uomo da battere”.
E in gara?
“A parte la pressione degli attimi che precedono la partenza (sempre a sorpresa) in gara poi, devi fare quello che sai fare. E lì, i mesi di allenamento, le prove infinite di curve, salti, impostazioni del corpo, vengono fuori con una naturalezza che stupisce pure te stesso. E giù a bomba, nel percorso dove le gambe, tengono tutta la forza centrifuga delle curve veloci, il corpo segue traiettorie istintive che non lasciano spazi a calcoli ma è l’anima che sceglie dove devi andare. Senti qualche urto degli avversari che spasmodicamente cercano di passarti, ma vai, giù come missile; ancora qualche salto dalla lunghezza infinita, un volo dominato dalla tua forza mentale e fisica che non molla un attimo e finalmente, verso il traguardo che corona tutti i tuoi sforzi. Sono sensazioni fortissime quelle che vengono fuori ma, d’altra parte, per essere fra i più forti al mondo, la posta in gioco, a livello emozionale, non può essere che questa”.
Molto bella la descrizione che fa dei colleghi concorrenti, dove, in gara ci si batte allo spasimo per fare in modo che siano tutti dietro di te mentre fuori, ci si incontra e frequenta, per divertirsi assieme.
E’ nato a Cles il 2 Aprile del 2000 e già da piccolo, ha dimostrato di sapere dove vuole arrivare. Sente lui, di poter contare su un fisico che madre natura gli ha messo intorno all’animo gentile, e che gli può far fare qualsiasi attività sportiva con ottimi risultati. Lo sci è sempre stato parte della sua vita, con una passione trasmessagli dal papà Luca che lo porta sulle piste innevate già in tenera età. L’agonismo poi, arriva con le gare in bicicletta (altro mondo da fatiche immani) dove Simone corre con ottimi risultati. é però la partecipazione al trofeo Topolino a Folgaria dove viene notato dall’allenatore della nazionale e, quando prova questa specialità, se ne innamora. E’ già, l’amore; ancora una volta è l’essenza che permea qualsiasi attività che riesce bene a chi la esercita.
E’ li che capisce che l’adrenalina della discesa a rotta di collo, (intendiamoci, solo con una preparazione assoluta) sul percorso pieno di salti e curve, che mettono a dura prova testa e muscoli, è la cosa che lo appaga di più. E ancora la sfida diretta con gli avversari che hai a fianco e preferibilmente dietro, rende la gara unica nel suo genere.
Ma che ruolo hanno mamma e papà nella tua attività?
(ci pensa un attimo…) “Papà sicuramente mi ha trasmesso la passione per lo sci in generale”
…e la mamma? “Tutto il resto”.
… Un bel modo per dare ai sacrifici dei genitori, all’apprensione che precede ogni gara, ogni trasferta, la giusta collocazione. Come è bella questa gioventù senza malizie e con lo spirito di sacrificio che mette a dura prova le energie seppur quasi infinite che caratterizzano quella età. Credo che siano tantissimi i giovani così, che anche se non campioni, illuminano la nostra esistenza. Simone sicuramente ne è un fiero rappresentante e, arrivato sulla cima del mondo ha portato per tutti, la loro bandiera che sventola felice gridando al mondo l’entusiasmo e la vita!