Autotrasporti Ghezzi

Autotrasporti Ghezzi

Tre generazioni per 100 anni di storia di camion

Una storia quella della famiglia Ghezzi che inizia con il nonno Giuseppe (Beppino) che incomincia la sua carriera mettendosi in proprio, acquistando nel 1939 il suo primo camion, un Bianchi Mediolanum, un bestione con il musone, e questo a causa del fatto che il cognato (e suo datore di lavoro) Carlo del Dot è emigrato in Africa Orientale. Poco dopo si trasferisce a Malles Venosta a lavorare per portare il materiale per la costruzione della diga di Resia. Ma nel 1941 il camion viene requisito dal regio Esercito a causa della seconda guerra mondiale, e così deve rientrare a Mezzolombardo con la moglie Angelina, una veneta tutta d’un pezzo e i figli Bianca e Livio. Livio è la seconda generazione di autotrasportatori: prende la patente di 2° grado prima ancora di compiere 18 anni, il primo gennaio 1955; a 12 anni tanta era la passione per i camion che di nascosto guida il camion 3Ro dal piazzale della chiesa all’oratorio di Mezzolombardo mettendo in agitazione tutta la famiglia. La terza generazione è quella del figlio Giorgio, autore di una pubblicazione nella quale racconta la storia di famiglia. Sono aneddoti di vita imprenditoriale e di vita famigliare che vanno la pena di essere letti perché danno un segno di quanto un lavoro può diventare anche passione e partecipazione. Mezzolombardo paese non piccolo, ma nemmeno grande, può vantare il primato di aver posseduto già nel 1900, con il signor Endrici, la prima automobile del Trentino, ma può annoverare, oltre alla famiglia Ghezzi, quella certamente più nota perché divenuta un’impresa di trasporti internazionale, anche una serie incredibile di uomini che si sono dedicati al lavoro di “camionaro”. A partire dai Del Dot, Carlo e Franco, che usano un FIAT già ai primi anni ’50, poi passano ad un Esagamma E Lancia.

Altra dinastia quella dei Roncador, iniziata da Giovanni e Ugo e proseguita da Giancarlo, che fra i primi in zona comperò un Esataumusone” con una gru per il carico di legname. Poi però passerà all’attività di autofficina con il cognato Umberto Toscana con il quale fonda l’Officina Rupe, specializzata in lavorazioni per i camion.

Ma lista è lunga: ci sono i Demarchi, Livio Wegher, i fratelli Ferrari, Marco e Guglielmo Tait (Cima), Dalfovo (Volante d’oro), Zeni, Aldo Tait (Rodela), i fratelli Pedron (Ragazzacci), Marco Tait (Ciancini), Piacini, Bolner, Guido Concin (Santo), fratelli Leonadelli, Carlo Mittestainer (Bico), fratelli Veronig, Mario Concin (Bafeto), Anselmo Tait (Cagna), Giovanni Devigili (Romediot), Frainer, Carlo Devigili (Bogi), Piccoli, Costa, Dario Comini, Guglielmo Calliari (Cit). A questi si aggiungevano le ditte della Distilleria Di Lorenzo, delle segherie Borga (Ernesto e Rodolfo), e dell’impresa di costruzioni Galler che possedevano camion propri.

Ma il pioniere assoluto è Guido Gorna che nel 1910 acquista un autocarro SPA, con il quale darà il suo notevole contributo per il trasporto dei materiali di ricostruzione del disastroso incendio di Molveno del 1921. Non c’è che dire una flotta di trasportatori di tutto rispetto che hanno lavorato per la crescita dell’economia locale e regionale. Infatti i trasporti riguardano, nei vari anni dal dopoguerra ad oggi, varie merceologie di beni: soprattutto legname, ma anche cemento, mele, vino e molto altro.  Ma il libro non è solo il racconto della storia di famiglia; da vero intenditore Giorgio spiega con dovizia di particolari, che solo un esperto può conoscere, tutta l’evoluzione di questi giganti della strada. Parla di assi, di motori, di cilindrate, di rimorchi, della nascita delle prime fabbriche italiane e straniere. Le caratteristiche costruttive dei FIAT, OM, Lancia, Alfa Romeo, Mercedes, Volvo, Scania, solo per citare i più gettonati, sono esaminati a fondo e con la competenza di chi dichiara che non si sorprenderebbe se nelle sue analisi del sangue venisse trovata qualche traccia di gasolio. Chiudendo gli occhi rivede il notevole parco macchine aziendale della ditta in via Trento, che ancora oggi costituisce in parte la sua collezione di camion storici; sono il Lancia Esadelta dalla livrea rosso-bianca, il FIAT 682N2 color verde, l’OM Tigrotto di colore blu, un maestoso VOLVO F89 e molti altri, che in occasione di raduni in Italia o all’estero vengono esposti riscuotendo successo ed ammirazione. Chi vuole dedicare un po’ di tempo ad approfondire questo mondo fatto di ferro, acciaio, nafta, ma anche di tanta passione, può sfogliare la bella pubblicazione dal titolo “Tre generazioni di trasporti in Trentino”, stampata dalla Lithodue di Mezzolombardo, ricca di foto e curiosità, nella quale Giorgio Ghezzi ha dato spazio a tutta la sua conoscenza di motori ma anche all’amore per queste “creature” con le quali spesso gli autisti instaurano un rapporto privilegiato.


Giorgio Ghezzi e il Volvo F12 intercooler

Autotrasporto oggi, la situazione: Il caro energia, accentuato dalla guerra in Ucraina, ha fatto lievitare i costi per famiglie ed imprese, e tra le categorie più penalizzate c’è proprio l’autotrasporto. Per quanto riguarda le realtà valligiane e trentina in genere, per le categorie si valuta un aggravio nell’ordine del 50% che almeno in questa fase non ha influito sulla forza lavoro. “Questo grazie al radicamento sul territorio delle piccole e medie imprese ed allo spirito di sacrificio che l’artigiano mette sempre nel suo lavoro, ma la situazione è difficilissima perché ci sono tante altre questioni in campo e che vanno risolte” – riferisce Andrea De Zordo, presidente degli artigiani valle di Non. Solo pochi committenti infatti hanno accettato in questa fase di considerare negli appalti e nei contratti la variabile carburanti e relativa revisione prezzi. Altro punto dolente, l’esclusione dallo sconto accise sui carburanti degli autocarri Euro 3 ed Euro 4, un parco macchine ancora diffuso sul territorio e che sono penalizzati da questi costi aggiuntivi. “Nulla contro l’ammodernamento dei mezzi anche per fini ambientali ma allora si dovrebbe puntare ad una seria politica di rottamazione con agevolazioni ed incentivi seri, non ridicoli palliativi una tantum”. In una fase così difficile come l’attuale va fatto un ragionamento sui pedaggi autostradali: molti autotrasportatori per non avere questo costo intasano le strade allungando i tempi con percorsi tortuosi ed inquinanti. Poi c’è l’eterno dilemma della burocrazia, e la liberalizzazione delle licenze ha avuto come contraltare un aggrazio di oneri insopportabili per le piccole aziende e che invece quelle più grandi di logistica ‘aggirano’ con la politica dei furgoni in batteria: per guidarli basta la patente B e non ci sono i limiti del disco di bordo e non servono i costosi aggiornamenti obbligatori per le patenti C e/o superiori.                                                                                                                                                  

(Giacomo Eccher)

Kaisermann Bruno