San Romedio e l’orso … di Papa Ratzinger
Ricordo che nei giorni successivi all’annuncio da parte di Papa Ratzinger della sua rinuncia “al ministero di Vescovo di Roma, successore di San Pietro” (11 Febbraio 2013) scorsero fiumi di inchiostro per raccontare i 5 anni del suo pontificato e per cercare invano di trovare tra le righe motivi diversi da quelli da lui umilmente esternati come motivo del grande passo.
Su un quotidiano di Trento apparve in quei giorni un articolo che narrava della visita fatta a suo tempo dal Cardinale Ratzinger in Val di Non mentre stava trascorrendo un periodo di vacanza e studio a Bressanone e che Mons. Visintainer gli aveva fatto da guida a San Romedio.
Il Cardinale Ratzinger era allora a capo della diocesi di Monaco e Frisinga, e qui viene il motivo per il quale gli abitanti della Valle di Non possono dire di avere un motivo in più per ricordarlo.
Quando Ratzinger era salito al Soglio di Pietro, avevo notato che nel suo stemma, accanto a simboli molto importanti come la conchiglia, nel cantone sinistro (a destra per noi) della cappa vi era un orso con un bagaglio sul dorso. Avevo trovato un libro di Sandro Barbagallo, edito dalla Libreria Editrice vaticana, dal titolo “Gli animali nell’arte religiosa – La basilica di San Pietro in Vaticano” nel quale l’autore spiega che l’orso nello stemma rappresenta il simbolo di San Corbiniano, patrono di Frisinga.
Il desiderio di saperne di più mi spinse ad andare a Frisinga per documentarmi “de visu” su San Corbiniano.
La città si trova a pochi chilometri a Nord-Est di Monaco ed ha una storia millenaria. Arrivato nella città bavarese mi accorsi che tutto gira attorno a questo Santo e che le immagini e le riproduzioni di orsi sono un po’ dappertutto! Lungo la strada principale della città se ne possono ammirare alcuni a grandezza naturale, alcuni a colori, altri col colore naturale, poi naturalmente sulle etichette della birra, nelle insegne dei negozi, dei bar e degli alberghi.
Ma è stato il Duomo della città che mi ha sbalordito. Come in alcune città si trova un castello o una fortezza che la sovrastano, a Frisinga sulla collina sorge il Duomo. Dell’antica costruzione è rimasto il portale interno romanico con i rilievi di Federico Barbarossa a sinistra e della sua seconda moglie Beatrice di Borgogna a destra. In epoca barocca la chiesa è stata rifatta ed oggi risplende di pitture e stucchi ed opere in marmo meravigliose. Sulle pareti della navata, in alto, in 20 grandi affreschi, opera di C.D. Asam dell’inizio del ‘700, vengono raccontati i momenti salienti della vita di Corbiniano.
Il suo luogo di nascita è segnato come Châtres o Arpajon a sud di Parigi. Figlio di una irlandese di nome Corbiniana e di un franco di nome Waltekis o Waldekiso, siccome il padre morì prima che lui nascesse, prese il nome dalla madre. Visse a cavallo del VII e dell’VIII secolo e morì l’8 settembre del 730 (per altri nel 724). Già in giovane età scelse di vivere in un eremo che si era fatto costruire nelle vicinanze della chiesa di Arpajon. Con dei compagni che si erano uniti a lui, per devozione a san Pietro intraprese nei primi anni del VIII secolo un pellegrinaggio a Roma. E fu a Roma che il Papa Gregorio II, riconosciuta la sua spiritualità, lo creò vescovo e lo inviò in Baviera ad evangelizzare quella Regione. Tornato in patria, svolse con impegno il compito affidatogli dal Papa, ma nel 723 ritornò a Roma per chiedergli l’esonero di quella missione. Non ottenne quanto desiderato, ed anzi il Papa lo rimandò in Baviera e lì dovette evangelizzare la zona di Frisinga.
Fu durante una tappa di avvicinamento a Roma che un orso assalì una bestia da soma della carovana. Corbiniano ordinò di frustare il plantigrado, al quale impose poi il bagaglio del cavallo sbranato. L’orso portò il peso fino a Roma, dove Corbiniano lo liberò. L’affresco di Asam descrive vivacemente l’episodio, e caratteristica è la figura di un servitore che sorride compiaciuto del fatto che l’orso dovrà portare il bagaglio che sarebbe toccato a lui, mancando il cavallo.
Corbiniano fondò a Frisinga il Monastero di Santo Stefano (Benediktinerabtei Weihenstephan) di cui parlerò più avanti. Avvenne che Corbiniano entrò in dissidio con l’allora duca di Baviera, Grimoaldo, il quale, contro il volere della Chiesa, aveva sposato Pilitrude, vedova di suo fratello. A seguito di questo aspro contrasto col duca, Corbiniano si ritirò in quello che è oggi l’Alto Adige, e precisamente in un oratorio a Kuens, dedicato ai Santi Valentino e Zeno. Il successore di Grimoaldo, Ugoberto, volle che Corbiniano tornasse a Frisinga e lì rimase fino alla sua morte. Il Santo aveva espresso il desiderio di essere sepolto a Maia (castrum Mais), per cui il duca fece traslare la salma a due passi dalla Val di Non! Successivamente un vescovo di Frisinga, Arbeo, si adoperò per far ritornare le spoglie di Corbiniano a Frisinga, cosa che avvenne nell’inverno 738/39, tanto che il 14 febbraio del 769 i resti di Corbiniano arrivarono in città (ad sepulchrum sancti Corbiniani confessoris Christi in loco Frisingas) e deposti nella cripta del Duomo. Dalla fine del 1800 le reliquie riposano in una splendida urna neoromanica. La vicenda dell’orso accomuna Corbiniano e Romedio ed il significato è chiaro per tutte e due le vicende. Il maligno cerca di ostacolare ad ogni costo il viaggio di entrambi, uno per incontrare San Vigilio e l’altro addirittura il Papa. Il messaggio cristiano soggioga la violenza e ricorda anche a noi di ammansire la “belva” che c’è in noi, le nostre cattive inclinazioni. L’orso di Corbiniano, 300 e più anni prima di Romedio, deve portargli il bagaglio, l’orso di Romedio deve addirittura portare il Santo fino a Trento. Si può aggiungere che per quanto riguarda Corbiniano, la leggenda ricorda prima di tutto che l’attraversamento delle Alpi nell’VIII secolo era estremamente pericoloso ed in secondo luogo che era compito della Chiesa Bavarese a quei tempi stabilire un legame con Roma e il Mediterraneo. A margine della città si può visitare una delle più antiche birrerie d’Europa, se non del mondo, la Weihnstephan’s Brauerei, sorta dove Corbiniano aveva fondato il monastero di Santo Stefano.La tradizione vuole che già nel 1040 il vescovo Ottone di Frisinga (il cui monumento si vede sulla piazza antistante il Duomo) abbia dato il permesso di produrre birra all’abbazia di Weihenstephan. L’abbazia nel 1803 venne dissolta ed il sito passò al Governo Bavarese. Ancora oggi è di proprietà del Land della Baviera. è visitabile, vi è un grande parco dove si possono gustare specialità bavaresi accompagnate dai numerosi tipi di birra prodotti in loco. Vi sorge anche una scuola di tipo universitario che prepara i mastri birrai, studenti provenienti da ogni parte del mondo.
Quando come guida di A.N.A.S.T.A.S.I.A Val di Non conduco i pellegrini di lingua italiana o tedesca a visitare l’eremo di san Romedio, parlo della figura storica di San Romedio solo se ne vengo richiesto, perché la leggenda è più confacente alla figura di quel santo uomo che conosciamo tutti bene in val di Non. E (e non me ne vogliano i Bavaresi) nemmeno accenno a San Corbiniano, perché l’orso è di san Romedio!