Pejo e le sue 14 chiese
Viene detta “la Valletta” l’alta valle del torrente Noce, quella che risale da Fucine fino a Lamar e rispettivamente ai passi del Montozzo e della Sforzellina. Si tratta di una valle alpina che si allarga, dopo una stretta iniziale, fino a dare spazio ai cinque paesi della Valletta di Pejo. Un tempo essi erano comuni indipendenti, che furono accorpati con Regio Decreto del 28 giugno 1928 n. 1686 in un comune unico, chiamato Pejo, con capoluogo Cogolo. I cinque centri sono: Comasine, Cellentino con Strombiano, Celledizzo, Cogolo e Pejo.
Vi sono nei vari paesi almeno 14 chiese, dalle più antiche a quella recente di Cogolo, fatta ad anfiteatro, con un presbiterio molto spazioso e opere di scultura contemporanee. Accanto alla chiesa nuova, vasta e funzionale, sorge la vecchia dei ss. Filippo e Giacomo. Nota fin dal 1332, è un monumento pregevole e attualmente in restauro. L’interno ha la sua classicità, con pitture del 1725 che decorano la volta. Vi sono tre grandi altari, tra cui quello con i patroni e la Vergine e attorno altri Santi. Appare anche un secondo altare, della nobile famiglia Migazzi, che diede i natali al vescovo di Vienna card. Cristoforo Migazzi (1714-1803). Qui esiste un lavoro del 1608, opera di M. T. Polacco. Il terzo altare ha la memoria della chiesa con un’iscrizione che ricorda le tappe più importanti dal 1332 al 1933, quando essa fu restaurata. Vi sono all’esterno affreschi di G. A. Vallorsa del 1643, pittore famoso soprattutto per una Madonna a Pellizzano. Anche sul campanile ci sono i resti di un S. Cristoforo opera si crede del Vallorsa.
La chiesa di Pegaia
Dedicata a s. Bartolomeo, uno degli Apostoli ucciso con cattiveria per la fede, oggi è zona cimiteriale per Cogolo. Anticamente era in un villaggio di minatori e fu consacrata nel 1512. Si racconta che il paese fu distrutto da una frana o forse dalla peste. Essa dovrebbe risalire al 1350/1450, quando l’epidemia colpiva tutta l’Europa. Oggi la chiesetta è ricca di pitture all’esterno e di graffiti all’interno. Uno di essi scritto con mano abituata a tracciare i segni dell’alfabeto dice: “L’anno 1630 eremo circondati dalla pesta. San Rocho ne guardi”. Gli affreschi all’interno sono del 1513.
La chiesa di S. Giorgio a Pejo
Gotica, subì un rimaneggiamento verso la fine del 1600, quando ebbe una seconda navata. In quel frangente venne edificata nell’edificio sacro la cappella di S. Antonio, voluta da un sacerdote del paese ancora nel 1684. In essa si trova un altare barocco con una settantina di statue. Il fonte battesimale è del finire del sec. XV. Nella chiesa si vedono inoltre quattro altari, il maggiore dei quali risale al tempo della invasione napoleonica al termine del sec. XVIII. Esso ha dietro una bellissima serie di sculture. Quattro rilievi raccontano la storia di S. Giorgio e al centro si vedono, con una Madonna del melograno, il patrono e S. Giovanni Battista. Il complesso dovrebbe appartenere agli inizi del 1500. Due altari affrontati sono del 1600: il primo a sinistra vien detto di S. Carlo e S. Luigi, presenti sulla pala. Sopra si venera una preziosa Pietà. A destra è l’altare della Madonna, oggi ornato da una pala assai recente con l’Ausiliatrice. Ambedue gli altari hanno statue di santi. In testa alla navata si ammira l’altare del Crocifisso, di scuola tedesca e del sec. XVII-XVIII. Era l’altare dei Battuti, che si ritrovavano per le loro penitenze sulla loggia che ora non esiste più. Molto curato è il pulpito opera di G. B. Bezzi del 1686. Anche l’esterno della chiesa ha delle sorprese: anzitutto il portale destro, sormontato da un affresco del tardo 1400. Poi un’antica meridiana, con una scritta “Tempore Tempora Tempera” e un avvertimento: “Del uom la vita fuge come l’ombra e che sta nel mal l’anima ingombra”. Sul campanile, opera lombarda del 1480, si può vedere un S. Cristoforo alto m. 7 e 20, che dovrebbe essere del 1484/1486, con lo stemma dei Caldes e del Principe Vescovo Giovanni Hinderbach (1465-1486).
Chiesa di S. Rocco a Pejo
Si tratta di un piccolo edificio sacro, circondato durante la prima guerra mondiale da un cimitero militare (dopo il rinvenimento di alcune salme sui ghiacciai, oggi si è tornati a quei tempi). La chiesa, costruita verso il 1500 e allungata circa un secolo dopo, è adesso spoglia. Ha un altare con la statua del patrono, venerato in tempi di peste delle persone e degli animali. La campanella è del 1511 e viene suonata a mano specialmente ogni 16 agosto.
Chiesa dei ss. Fabiano e Sebastiano a Celledizzo
La costruzione della chiesa è antichissima, forse ancora dei sec. XIII e XIV. All’esterno non ha particolari di pregio tranne il portale del 1500. La chiesa rifatta verso il finire del sec. XV fu consacrata nel 1504, con tre altari. Il maggiore dedicato ai patroni è recente (1806). La grande ancona fu dorata da un valtellinese verso il 1637. Alla pala si aggiunsero le statue di S. Vigilio e di S. Romedio. I laterali hanno perso la denominazione antica, anche se ne rimane il ricordo. Un quarto altare fu consacrato verso il 1722. Si vedono anche bei quadri alle pareti della navata, insieme con la Via Crucis di G. Craffonara del 1830 circa. Il campanile della chiesa ha poco più di un secolo. Altre chiesette si trovano in paese, come S. Rocco e S. Antonio, con affreschi antichi e ben conservati.
Chiese di Comasine
Sono quella di S. Matteo e S. Lucia. Questa fu costruita verso il 1530 dai minatori e oggi è chiesa cimiteriale, discosta dal paese e ben riconoscibile per il suo slanciato campanile. Dedicata a S. Lucia, che è raffigurata nella pala, ha pure un altro altare, con la Madonna e altri santi molto venerati in valle. Un quadro del campanile risale al 1596.
La chiesa di S. Matteo è al centro di Comasine ed ha struttura a croce greca. Ci sono due altari antichi: uno laterale è dedicato al santo evangelista e fu consacrato nel 1617, ma è molto antico, forse del sec. XV. Ha grande valore artistico superiore all’altar maggiore, oggi a Sud nell’aula. Esso è in legno intagliato e dipinto e raffigura una Madonna in trono. Il campanile, con l’archivio, bruciò nell’incendio del 1853.
Chiesa di S. Agostino a Cellentino
Fino al sec. XVII la chiesa era dedicata a Maria Assunta poi a S. Agostino. Ci sono sue notizie dal 1310 ma venne consacrata solo nel 1500. Aveva nell’unica navata tre altari. Il maggiore dedicato al patrono è ricco di cariatidi e statue. La pala è pregevole. Altri altari sono nell’aula con statue di S. Antonio e S. Giuseppe. In fondo alla chiesa una grande lapide ricorda il concittadino don G. Arvedi, che illustrò la Val di Sole in un libro assai documentato. Il campanile della chiesa è del sec. XIX.
La chiesa di Strombiano
Fu eretta nel 1706 in onore di S. Antonio da Padova. Allargata nel 1820 venne benedetta nel 1905. Non ha caratteristiche speciali, tranne la venerata statua di S. Antonio.