La scomparsa di Maria Romana De Gasperi
Madrina del “Coro del Noce” con importanti legami con le valli del Noce
Poche settimane fa, un grave lutto a colpito anche la comunità trentina, con tristi riflessi anche per le valli del Noce.
E’ scomparsa lo scorso 30 marzo a Roma, all’età di 99 anni Maria Romana De Gasperi, figlia dello statista trentino Alcide De Gasperi, artefice della ricostruzione dell’Italia postbellica e padre d’Europa.
Era nata a Trento il 19 marzo 1923. Ha trascorso i primi anni fra la città e Borgo Valsugana, presso i nonni materni, soprattutto nel periodo in cui il fascismo aveva messo il padre a tacere nelle carceri romane. Dopo aver compiuto gli studi ginnasiali e liceali presso le suore francesi a Roma – il padre non voleva che frequentasse le scuole pubbliche che imponevano la disciplina del regime – si è laureata in lettere moderne presso l’università “La Sapienza”.
Mentre De Gasperi, libero dalla prigionia, era sempre controllato dai fascisti, lei, ragazzina, portava in bicicletta messaggi clandestini che il padre gli affidava agli uomini che di nascosto lavoravano con lui per preparare il Paese ad una rinascita democratica dopo che sarebbe finita la dittatura. Mentre, casualmente, aprì una scatola di documentazione che il padre le faceva portare a nascondere da una signora che abitava nello stesso edificio romano quando temeva di essere scoperto dalla polizia, si rese conto di chi era figlia.
Poco più che ventenne il padre, avendo ben intuito l’intelligenza e le particolari doti della figlia, la vuole alla Presidenza del consiglio dei ministri come segretaria personale – un impiego senza stipendio, perché De Gasperi non voleva che oltre alla sua indennità istituzionale vi fosse per la famiglia un altro stipendio pagato dallo Stato.
Il 3 gennaio 1947 il presidente De Gasperi parte per gli Stati Uniti d’America per la quasi impossibile missione che entrerà nella storia come “Il viaggio del pane”. Maria Romana parte con il padre e lo assiste diligentemente e amorevolmente in tutti gli incontri che egli ha per ridare credibilità internazionale al suo Paese e sperare in un aiuto – che avrà – per dare “pane” agli italiani.
Rientrata a Sella di Valsugana dopo i funerali di De Gasperi a Roma, avverte l’esigenza – e l’urgenza – di accentuare il suo impegno per la raccolta di documentazione paterna, fino al più piccolo pezzettino di carta con qualche appunto, e si mette immediatamente a scrivere. Ed è proprio a Sella che si forma “Mio caro padre”, il primo di una serie di libri – colmo di eccezionale amore paterno – con i quali ha mirabilmente testimoniato vita privata e politica, principi e ideali di chi è entrato nella storia fra i più grandi uomini del Ventesimo secolo.
È in gran parte grazie al suo colossale lavoro di raccolta e conservazione di documentazione di ogni genere se molti storici hanno potuto scrivere volumi sul padre italiano dell’Unione europea.
Lo scorso 30 gennaio, stava ancora rivedendo il manoscritto di un suo nuovo libro su De Gasperi giovane, quando ha dovuto lasciare il lavoro per seguire il suggerimento del medico.
Non si contano le conferenze, gli incontri pubblici e le interviste televisive e radiofoniche alle quali si è donata con tanta generosità per parlare degli ideali del padre e di quell’unità europea che è sempre stata sogno e missione di De Gasperi.
Una missione che lei ha fatto propria anche con molti incontri in vari Paesi europei. Per decenni, fino a poco tempo fa, è stata presente con pensieri e riflessioni contrassegnati dalla sua eccezionale intelligenza, creatività e sensibilità umana, nella rubrica settimanale “Ieri e domani” del quotidiano Avvenire.
Ha servito per vent’anni come volontaria nella Croce Rossa, soprattutto nel seguire gli ammalati di Aids, ed è stata impegnata negli ultimi tempi in un’organizzazione per creare sensibilità volte alla distruzione delle testate nucleari.
Donna gentile, sensibile e rispettosa di chiunque, è stata una grande produttrice di rapporti umani. Il suo grande amore per la vita, la simpatia che sempre sprigionava dal suo sorriso – un sorriso che talvolta celava anche pesanti sofferenze che la vita non le ha risparmiato, ma che teneva solo per sé – e il suo gentile e delicato tatto nel rapportarsi con chiunque, hanno generato – nel suo nome – molte reti di grande amicizia.
Ha sempre avuto il Trentino nel cuore, soprattutto Sella di Valsugana, dove vi è la casa che ha amato più di ogni altra dimora nella sua vita.
Ha avuto per anni particolari rapporti con le valli del Noce. Ha visitato spesso San Romedio. Era rimasta affascinata dalla fioritura in val di Non.
Del tutto particolare è stato il suo rapporto con la val di Sole, del cui “Coro del Noce” è stata per molti anni madrina, che la ha accompagnata in molti suoi eventi in Italia e all’estero e che l’ha vista ospite d’onore per anni in occasione della rassegna corale organizzata dal Coro per fine anno.
Dal 2008 il Coro andava ogni anno a Sella di Valsugana in agosto per una festa che era stata nella tradizione del padre. Forte emozione ha provato il 30 dicembre 2008 quando, prima della partecipazione a un concerto di bambini a Pejo è andata sul poggiolo del locale albergo Zanella (vedi foto bianco-nero sopra), dal quale il padre aveva parlato in occasione di un congresso SAT dei primi anni Cinquanta. Era ritornata a Trento l’ultima vola il per la visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella allo “Spazio De Gasperi” il 25 gennaio 2020. Ha lasciato non solo testimonianze di vita e ideali del padre – lavoro per cui le si deve immensa riconoscenza – ma un importante bagaglio di suoi valori, di sensibilità e di un operato con cui ha contribuito alla formazione di molte buone coscienze umane.