8.114 – I ladini in Val di Non e in Val di Sole

8.114 – I ladini in Val di Non e in Val di Sole

Più di settemila in Valle di Non, sei mila in val di Fassa e poco meno di mille in val di Sole.

Questo ci dicono in numeri della rilevazione on-line dall’ISPAT (la statistica provinciale) sulla consistenza della popolazione ladina in provincia di Trento chiusa lo scorso dicembre. Dati che evidenziano come in realtà la maggior parte dei ladini trentini vivono in riva al Noce.

In valle di Non si tratta del 18,2% dei residenti totali (poco meno di 7.200 persone su 39.448 abitanti nel 2021) e del 6,2% in valle di Sole. In raffronto al 2011 c’è stato un aumento in Val di Sole (erano il 2,9%) mentre sono calati leggermente in valle di Non (dieci anni fa erano stati il 21,5%). Dato questo che appare più che altro una sostanziale tenuta (– 3,3%) se paragonato a quanto successo in valle di Fassa dove i dichiaranti ladini sono scesi dal 81,7% del 2011 al 58,4% del 2021, con una flessione del 23,3%!

E questo nonostante che, a differenza della valle di Non, la rilevazione abbia avuto una capillare promozione a livello istituzionale con rilevatori distaccati in ogni comune fassano con il compito di contattare tutte le famiglie.

In valle di Non invece il supporto pubblico è stato esiguo e limitato alla ‘generica’ lettera invito fatto dalla Provincia, ma senza nessun rilevatore o motivatore comunale dedicato alla rilevazione.

Il calo fassano è così vistoso tanto da sollevare interrogativi sull’effettiva consistenza linguistica delle minoranze in provincia di Trento e la loro reale dislocazione sul territorio.

Rilevazione, lo ribadiamo, che stavolta, a differenza dai censimenti decennali precedenti che avvenivano in maniera cartacea con moduli recapitati capillarmente a tutte le famiglie, è stata fatta per via telematica, una modalità che poco si s’addice soprattutto ai cittadini più avanti in età.

Sono domande che dovrebbe porsi la politica: l’insediamento nel territorio provinciale di minoranze storiche infatti è uno dei pilastri su cui si fonda l’autonomia e da esse ne dipende la ragion d’essere. Non è più dunque solo una questione di nonesi e/o fassani, ma un caso ‘trentino’, che i partiti non possono più far finta di non vedere.

In ogni caso con oltre il 18% dei ladini la valle di Non dimostra, ancora una volta di avere i requisiti storici e linguistici per ottenere finalmente il riconoscimento di terra ladina posto che il minimo previsto dalla normativa statale è del 15% oppure di un terzo dei consiglieri comunali.

Nelle pagine interne de “il Melo” troverete dati, confronti e commenti sul censimento linguistico che in valle di Non, a differenza dai precedenti del 2001 e 2011, è stato affiancato dalla dichiarazione di ladinità, deliberata, quasi dappertutto all’unanimità, dalla stragrande maggioranza dei comuni, interessando complessivamente oltre l’85% dei residenti. Requisto anche questo più che abbondante secondo lo Stato perché per il riconoscimento di minoranza sarebbe bastato un terzo.

Censimento a parte, ad occupare i pensieri è la guerra in Ucraina e su ciò che capiterà anche qui in autunno se non si trova una soluzione. In fretta. 

Temo che non sarà così. Da settimane infatti nel dibattito che troneggia sui media e nei discorsi dei politici la parola “trattativa” è letteralmente scomparsa e si parla invece di ‘vittoria’ come unico obiettivo.

Ma sulla pelle di chi? E a quale prezzo? E a quali conseguenze?

Ecco su questo sarebbe utile interrogarsi ma non lo fa quasi nessuno. Telegiornali e giornali grondano cronache di guerra e di massacri che, continuando così giorno dopo giorno, rischiano di farci abituare al peggio, anche questo un fatto da non sottovalutare.

Giacomo Eccher