Prodotti agricoli e sicurezza alimentare

Prodotti agricoli e sicurezza alimentare

Se, ogniqualvolta ci troviamo a tavola per condividere convivialmente un lauto pasto, pensassimo alle potenziali sostanze tossiche che possono trovarsi nei nostri alimenti, compresi frutta e verdura, ci passerebbe probabilmente l’appetito.

In realtà una buona dieta mediterranea equilibrata, variegata e ricca di frutta e verdura, come dicono tutti gli esperti, è di fondamentale importanza per poter favorire uno stato di buona salute.

Come si spiega questo paradosso?

è dimostrato da molti studi epidemiologici sulla popolazione che la salute di chi consuma regolarmente frutta e verdura è decisamente migliore rispetto a chi vi rinuncia magari per paura dei residui da fitofarmaci. è spiegabile con il concetto di dose. Ogni cosa fa male se viene abusata.

Quindi anche i contaminanti presenti nei cibi se sono al di sotto dei livelli di sicurezza stabiliti sulla base di approfonditi dati scientifici, in qualche modo possono essere tollerati, metabolizzati e smaltiti dall’organismo.  Moltissime sostanze sono potenzialmente pericolose ma i rischi reali possono essere annullati o fortemente abbassati usandole e dosandole correttamente. In altre parole non è giusto guardare solo al pericolo potenziale di una sostanza ma al rischio reale che ne deriva se manteniamo comportamenti corretti.

Solo due esempi su tutti: il caffè ed il vino (alcol). In quantità equilibrate e modiche possono avere effetti benefici mentre in quantità eccessive possono avere effetti devastanti sull’organismo, soprattutto a lungo termine. Bisogna inoltre considerare che quando parliamo di contaminanti dei cibi la stragrande maggioranza è di origine naturale. Questi possono formarsi nelle derrate alimentari già in campo o nelle fasi di lavorazione e conservazione. Ad esempio le micotossine. Queste tossine sono prodotte da certi microfunghi o muffe che possono attaccare cereali ma anche altri prodotti come noci, arachidi, mandorle, spezie, cacao ecc., presenti più frequentemente se importate da paesi sottosviluppati. Per questo vengono fatti severi controlli sulle alfatossine (le più pericolose), mettendo anche in atto una serie di misure di mitigazione del rischio ed eliminando l’eventuale prodotto non conforme. D’altra parte è risaputo che i veleni più potenti sono naturali e presenti in certi funghi, piante o animali. Ma va anche considerato che alcuni di essi opportunamente dosati possono avere un importante impiego terapeutico.

Il medico svizzero Paracelso affermò, già nel sedicesimo secolo: “è la dose che fa il veleno”; per contro l’americano Bruce Ames, eminente biochimico, oltre 20 anni fa affermò che ogni anno, con la normale alimentazione, una persona poteva ad assumere 30-50 mg di agrofarmaci contro circa 500 g (10.000 volte di più) di tossine naturali a conferma che non tutto ciò che è naturale è anche salutare.

La sicurezza alimentare è una condizione talmente importante, per contare su un buon stato di salute, che viene vigilata costantemente dall’agenzia europea indipendente EFSA, nata nel 2002 e finanziata dagli Stati membri. Il suo staff scientifico segue tutti gli aspetti di sicurezza, dal campo alla tavola, per la massima tutela del consumatore. Esercita verifiche scientifiche approfondite, raccoglie dati, valuta i rischi, collabora con gli organismi europei e nazionali portatori d’interesse ed infine comunica le proprie valutazioni del rischio alle autorità europee e nazionali che prendono poi le decisioni politiche in materia.

Sul sito dedicato chiunque sia interessato può trovare informazioni dettagliate e banche dati.

Anche un’altra agenzia europea l’ECHA vigila, soprattutto, sulla sicurezza delle sostanze chimiche.

Ecco quindi che quando ci apprestiamo ad acquistare prodotti alimentari, nei vari punti vendita, possiamo essere ragionevolmente tranquilli e sicuri di quello che andremo a mangiare soprattutto dopo l’emanazione di regole europee più severe avvenuta nel 2006.

Si è anche capito, nel corso degli ultimi decenni, che la sicurezza dei prodotti alimentari viene maggiormente garantita, oltre che facendo analisi a campione, anche e soprattutto controllando il processo produttivo e l’intera filiera (conservazione, lavorazione e trasporto).

Sono ormai ampiamente diffuse le certificazioni volontarie GlobalGap con precisi disciplinari di produzione e relativi controlli. Da questo punto di vista, tutti i dati indicano più sicuri i prodotti italiani di quelli importati, soprattutto da oltreoceano.

Secondo precisi protocolli, Efsa ed i singoli Stati membri effettuano decine di migliaia di controlli per monitorare la sicurezza dei prodotti agroalimentari secondo degli standard predefiniti.

Relativamente ai residui da prodotti fitosanitari sono stati stabiliti oltre 500 LMR (limite massimo di residuo) in oltre 370 prodotti alimentari. Per ogni sostanza chimica l’LMR viene fissato in base a severe e molto prudenziali valutazioni scientifiche che tengono conto delle sue caratteristiche e dei potenziali consumi di una determinata derrata nel corso della vita di una persona.

Viene anche valutato il rischio che può derivare dal multiresiduo per il quale, ad oggi, non ci sono allarmi particolari. Evidentemente per gli alimenti destinati all’infanzia gli LMR sono valutati a parte e ancor più prudenziali.

Nel corso degli anni anche le metodiche analitiche si sono sempre più affinate ed oggi si riescono a rilevare tracce se superiori a 0,01 mg/kg (come dire 1 g ogni 1000 quintali di derrata). Ecco quindi che continuando ad aumentare la sensibilità analitica degli strumenti è possibile ritrovarsi con un aumento nella percentuale di campioni con residui; ciò magari ci preoccupa ma in realtà non comporta alcun rischio per la salute. Il monitoraggio annuale statistico di EFSA (secondo il Regolamento UE 2019/533) e dei singoli Stati membri evidenzia una situazione generalmente tranquillizzante per i principali prodotti alimentari; in Italia, riferitamente all’ortofrutta e all’anno 2018, su oltre 7.000 campioni analizzati, circa la metà risultava con residui non rilevabili (inferiori ai 0,01 mg/kg) mentre circa l’1% era irregolare.

Nonostante questi dati complessivamente rassicuranti, negli ultimi anni, la GDO (Grande Distribuzione Organizzata), per meri motivi di marketing, spesso pretende dai produttori, oltre alla garanzia di residui ampiamente al di sotto dei limiti di legge, anche un numero assai limitato degli stessi. Ciò comporta però seri rischi e difficoltà per i produttori e nessun vantaggio per i consumatori perché va da sé che poi tendenzialmente aumenta l’utilizzo, e quindi anche il residuo, dei pochi fitofarmaci consentiti.

Nel prossimo numero vedremo che la salubrità dei prodotti agricoli trentini, come emerge dai numerosi controlli che ogni anno vengono effettuati, è eccellente perché c’è un uso attento e responsabile dei fitofarmaci. Non bisogna quindi lasciarsi impaurire e condizionare dalla disinformazione e dalle campagne denigratorie, quasi sempre ingiustificate e create ad arte, ma aver fiducia in un sistema che ha portato il Trentino ad essere nelle prime posizioni, a livello nazionale, per qualità di vita e standard di salute come viene ben documentato nel “Piano per la salute del Trentino 2015-2025” della PAT. Questo è quello che veramente conta e può tranquillizzare anche gli animi più inquieti.

Piergiorgio Ianes