Agricoltura e ambiente nelle valli del Noce
Da qualche decennio, nelle valli del Noce, l’agricoltura si è prevalentemente indirizzata su due settori portanti: frutticoltura e zootecnia. La frutticoltura, ormai molto specializzata nella coltivazione del melo, occupa circa 7.000 ettari di superficie su una fascia altimetrica che va dai 400 ai 950 mslm mentre la zootecnia occupa le quote altimetriche superiori su una superficie di circa 20.000 ettari tra prati e pascoli con un patrimonio bovino di circa 10.000 capi oltre ad alcune migliaia di ovo caprini.
Come tutti i settori produttivi, anche l’agricoltura può determinare degli inquinamenti ambientali soprattutto attraverso l’elevato uso di fitofarmaci nel settore frutticolo e lo smaltimento non corretto delle deiezioni animali in campo zootecnico. Spesso questi inquinanti vanno a finire nella rete territoriale delle acque superficiali, che va dai vari ruscelletti fino ai torrenti più grandi ed ai bacini lacustri. Naturalmente anche le altre attività antropiche, da quelle civili a quelle produttive, possono contribuire a creare un peggioramento della qualità ambientale. Gli indirizzi politici in materia di tutela ambientale partono direttamente dall’autorità europea attraverso delle Direttive comunitarie o dei Regolamenti che tutti gli stati membri devono applicare. In sostanza si tratta di monitorare il territorio e mettere in atto delle misure adeguate per migliorare le situazioni non accettabili secondo gli standard europei.
A livello provinciale è l’APPA (Agenzia Provinciale Protezione Ambiente) che ha il compito istituzionale di monitorare il territorio e promuovere azioni di miglioramento della qualità ambientale.
Il controllo sulla qualità delle acque superficiali, come visto, è fondamentale per valutare lo stato di salute generale dell’ambiente. Su tutto il territorio provinciale sono stati prescelti 412 corpi idrici. Per corpo idrico si intende un tratto del corso d’acqua, uniforme per caratteristiche idro morfologiche ed input antropici. Ovviamente, la qualità delle nostre acque, approssimandosi alla sorgente, nella parte di alta montagna, è sempre eccellente. Scendendo a valle e attraversando le zone abitate e le relative attività umane possono subire deterioramenti più o meno gravi.
Attraverso specifiche analisi chimiche, fisiche, biologiche e osservazioni morfologiche è possibile definire, con precisione, la qualità delle acque che, a livello comunitario, è declinata su 5 livelli: cattivo, scarso, sufficiente, buono ed elevato. L’obiettivo della Comunità Europea è quello di raggiungere lo stato di “buono” per tutti i corpi idrici entro il 2027. Dal monitoraggio di Appa emerge che, anche nelle valli del Noce, alcuni corpi idrici non raggiungono, per ora, l’obiettivo prefissato. In questi casi, oltre a delle misure generali di tutela, sono previsti interventi più specifici.
Il percorso migliorativo, gestito da APPA, è descritto in uno specifico “piano di tutela delle acque” e prevede il monitoraggio, la messa in atto di misure adeguate e la verifica periodica dei risultati raggiunti. Per la definizione e la realizzazione degli interventi migliorativi ritenuti necessari vengono anche sottoscritti degli “accordi di programma” con gli Enti portatori d’interesse.
In campo frutti-viticolo l’accordo di programma è stato stipulato nel 2015 fra PAT (APPA), FEM, APOT e Consorzio vini.
Per i rischi da fitofarmaci nelle acque, si è puntata l’attenzione prioritariamente sull’eliminazione di quelli ritenuti più pericolosi, sul mettere in sicurezza i caricabotte e, in prospettiva, dotarsi di centri attrezzati per il lavaggio delle irroratrici. Non utilizzare alcuni fitofarmaci, ancorché ammessi dalla legge e magari impiegati in altre realtà, non è sempre facile, ma possibile. Censire, mappare e regolamentare i caricabotte è un intervento già ultimato ed è ritenuto importante per evitare inquinamenti in fase di carico dell’acqua di preparazione delle miscele. Nella gestione dei fitofarmaci già da diversi anni si sono molto migliorate le fasi di trasporto, detenzione in azienda, preparazione delle miscele, eliminazione delle confezioni vuote e distribuzione delle miscele in campo. Una criticità che rimane aperta è quella del lavaggio delle irroratrici che, se non fatta correttamente, può portare a contaminazione della rete idrica. In un futuro, si spera non troppo remoto, la soluzione ritenuta migliore è quella di realizzare impianti di lavaggio, con depurazione e riuso delle acque; quindi a ciclo chiuso senza alcun scarico esterno. Intoppi legislativi/burocratici stanno ritardando i tempi per risolvere una problematica già affrontata da diversi anni.
In campo zootecnico, il rischio di caricare eccessivamente le acque di elementi minerali come l’azoto e il fosforo che creano gravi scompensi nell’ambiente acquatico, deriva da un impiego scorretto di letami o liquami non maturi. La soluzione già intrapresa, attraverso specifici “accordi di programma” punta alla maturazione di questi effluenti. Un prodotto maturo e stabilizzato non è più pericoloso per l’ambiente ma diventa un ottimo concime organico da poter essere proficuamente impiegato anche nelle zone frutticole. Per il letame solido e ricco di paglia si punta sulla maturazione accelerata attraverso la costituzione di cumuli che vengono frequentemente rivoltati (ossigenati). Per il letame prevalentemente molle si è puntato alla realizzazione di biodigestori anaerobici per la produzione di biogas come quello di Romeno.
Nel 2017 è stata anche recepita, in provincia, la parte relativa alla tutela degli ambienti acquatici prevista dal PAN (Piano di Azione Nazionale) in ottemperanza della Direttiva 2009/128/UE “sull’uso sostenibile dei fitosanitari”. In questo caso sono previste ulteriori misure di sicurezza nell’utilizzo degli antiparassitari in prossimità dei corsi d’acqua.
Nell’ultimo decennio, come sopra espresso, è aumentata tantissimo l’attenzione verso il rispetto dell’ambiente. Molto si è lavorato anche sulla formazione degli operatori agricoli, perché la prevenzione passa necessariamente attraverso comportamenti virtuosi. Continuando su questa strada dovremmo riuscire a raggiungere gli obiettivi posti anche dalla Comunità Europea ma soprattutto a migliorare ulteriormente la vivibilità ambientale per noi e per le generazioni future.