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Revò ricorda i 100 anni di Maria Martini Arnoldo
Da quando l’uomo è apparso sulla terra, è nato con lui il fenomeno dell’emigrazione. La gente emigrava per necessità, alla ricerca di terre che potessero migliorare la propria posizione vitale ed economica. Altri emigravano spinti dalla curiosità e dal desiderio di conoscere nuovi orizzonti e nuove popolazioni. Anche le nostre terre del Trentino ed in modo particolare la Valle di Non – scrive Giovanni Corrà – in una lettera a “il Melo”, hanno conosciuto il dramma dell’emigrazione per mancanza di lavoro e per un’agricoltura che non dava il necessario per sopravvivere, ed uno dei paesi che maggiormente ha visto crescere questo fenomeno è stato sicuramente Revò. La scena della partenza era veramente dolorosa. Madri che salutavano i figli con le lacrime agli occhi, rivolgendo loro le ultime raccomandazioni; i figli che salutavano i genitori cercando di dare loro coraggio seppur con il dolore nel cuore e con la percezione che quel distacco avrebbe potuto non avere più una fine. Questo era il clima che si respirava a Revò quando nel 1954 Maria Martini Arnoldo “Stecia”, classe 1921, partì per il nuovo mondo. Il marito Egidio Arnoldo “Melon”, era partito l’anno prima 1953 per il Canada e lei lo raggiunse con due bambine piccole, Elena e Giovanna; in seguito nascerà Mery Anne. La vita all’inizio fu piuttosto dura anche perché non si conosceva la lingua. Con sacrificio cercò di guadagnare qualche soldo ospitando in casa dei paesani; la sua casa divenne ben presto il punto di riferimento per tanti “bordanti”. La sua cucina era ricca di specialità trentine anche perché in Canada si producevano lucaniche, mortandele e vino genuino, mantenendo così vive le tradizioni della Terra natia. Quando nel 1983 nacque il “Gruppo Femminile”, per Maria la vita cambiò; poteva andare ogni quindici giorni ad incontrate tante donne trentine che come lei avevano bisogno di parlare dialetto, giocare alla tombola, partecipare alle riunioni, seguire corsi di cucina, partecipare alle gite che si organizzavano ogni anno per conoscere la Terra che ora era diventata la loro. Maria riguardo ai suoi 100 anni di vita ne avrebbe da raccontare…, esperienze e fatti che l’hanno segnata, vicende che rimarranno per sempre e tramandate attraverso di lei e attraverso la sua numerosa famiglia, insegnamenti unici che dovremmo conservare come preziosi tesori. Auguro a lei altri 100 di questi giorni… o forse sarebbe meglio dire altri 100 di questi anni!!!
Buona pesca
Quasi non voleva credere ai suoi occhi Giuliano Bergamo, il pensionato di Nanno-Ville d’Anaunia che nei gg scorsi, nel lago di Portolo con grande emozione e tanta pazienza ha tirato a riva una grossa trota fario da 6,220 chilogrammi con 84 centimetri di lunghezza. “Una cattura eccezionale! Mai avrei pensato di trovare una trota di queste dimensioni e sopra tutto di riuscire a portarla a riva. è stata una vera impresa durata circa 20 minuti e non dico con che fatica!” – racconta l’esperta lenza nonesa che da anni frequenta assiduamente torrenti e laghi della valle. – Per lui una soddisfazione doppia: per la cattura davvero importante che ha subito voluto condividere con i colleghi e i molti amici della Valle di Non e perché la presenza nel lago di una trota fario di queste dimensioni significa che le condizioni dell’acqua sono buone. “Negli ultimi anni infatti – conclude Bergamo – la qualità dell’acqua è in miglioramento, e questo va a tutto vantaggio dell’ambiente e della fauna ittica”.
I ‘giganti’ di Vinante
AMBLAR – L’ultima realizzazione, finora, è un Pinocchio a colori alto 3,17 metri che Gino Vinante, commerciante bolzanino di articoli per l’infanzia in pensione, ha realizzato ad Amblar, il suo paese natale. Qui conserva alcune sue opere da record, come il divano più lungo del mondo (22,88 metri) ricavato scolpendo il tronco dell’abete che per la sua maestosità era considerato, all’epoca, il Re del Roén, e che nel 2002 è entrato nel Guinness dei primati. Realizzazioni come il mega triciclo di legno, dove la manualità si mescola alla funzionalità, anche se è difficile comprenderne una utilità pratica, e che ha avuto alcuni mesi di popolarità in un parco a Bolzano.
Il Pinocchio gigante è stato ricavato dal tronco di un abete rosso del Roén, il coletto è in essenza di ciliegio, la testa e il naso (che è lungo oltre mezzo metro…) sono un pezzo unico di abete rosso. Le scarpe e il cappello sono invece di larice. Da vero hobbista, si divide tra bosco e orto, lavorando il legno e curando ortaggi e fiori (l’altra sua grande passione) al Redondin, località al limite delle campagne di Amblar verso Cavareno dove si può ammirare anche il gigantesco Pinocchio.