La discendenza di Volcmaro di Burgstall
Pietro Spaur figlio di Baldassare (parte sesta)
Nel 1400 Pietro Spaur era in possesso dei feudi tirolesi di Sporo, Flavon e Valer, oltreché dei feudi trentini o vescovili di Fai, Zambana e Mezo S.Pietro (Mezzolombardo). In conseguenza della cattura del conte del Tirolo Federico IV d’Asburgo e conseguente scomunica con confisca delle sue terre, causa le note vicende legate al concilio di Costanza (1414-1418) come trattate nei precedenti numeri de “il Melo”, per ordine dell’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, il territorio del Tirolo di fatto fu liberato dall’asservimento e dipendenza dagli Asburgo. A guida dell’importante Contea, per volere espresso dell’imperatore del Sacro Romano Impero germanico venne nominato con il grado di “governatore del Tirolo” Pietro Spaur; questi però dopo un breve periodo vi rinunciò (Bolzano 22 giugno 1415) a favore di Ernesto I d’Asburgo, fratello maggiore di Federico IV, avvalorando la tesi dei nobili tirolesi di autodeterminazione ed indipendenza secolare nei confronti dell’imperatore, con obbligo di fedeltà solo a chi impersonava la figura di depositario del castello di Tirolo. L’avvento sulla scena politica locale di Ernesto I favorì di li a poco la conquista di molte terre a favore di Pietro Spaur; infatti Ernesto promise allo Spaur di infeudarlo dei castelli che questi avesse strappato ai fedeli di suo fratello Federico IV d’Asburgo. Pietro non si lasciò sfuggire una simile opportunità e nel breve volgere di circa quattro anni divenne il terrore dell’intera valle di Non; fu così che egli conquistò dapprima il vicino castel Belfort che faceva giurisdizione sui territori di Andalo e Molveno ed ove Gasparo Reifer si dichiarava fedele a Federico IV; di li a poco conquistò anche i castelli di Belasi, di Visione (colle sopra la Rocchetta), Vasio, Coredo, Livo, Mollaro e Nanno; la cronaca del tempo racconta di un periodo di saccheggi e scorribande ove Pietro la fece da padrone, imprigionando molte genti e chiedendo poi in seguito dei lauti riscatti. Si alleò anche con quello che una volta era il suo acerrimo nemico, cioè Paride Lodron e con l’aiuto di questi occupò castel Mani (S.Lorenzo in Banale), Stenico e la rocca di Breguzzo, lungo la tratta che dalla Lombardia arrivava sino a Merano e che per la valle di Non fu storicamente fonte di prosperità e di scambio culturale. In val d’Adige occupò Salorno. Alla ricomparsa di Federico IV, ormai riconciliato con l’Imperatore e con il fratello Ernesto I, lo stato delle cose subì inevitabilmente un mutamento, con le proprietà fin li acquisite da Pietro Spaur destinate inevitabilmente a ritornare nella piena disponibilità dei vecchi possessori; fu così che nel febbraio del 1417 gli venne intimata la riconsegna della Visione e del castello alla Rocchetta, senza però risultato alcuno. Anche il principe vescovo di Trento Giorgio I di Liechtenstein, al ritorno da Costanza, nel settembre 1418 rifiutò la sua sudditanza a Federico IV, e si alleò con Pietro Spaur, alloggiando nel suo castello di Sporo-Rovina. In una lettera latina sottoscritta da “Petrus de Sporo” del 1415 si cita “castri Ruinae Spori” (fonte Desiderio Reich), quale denominazione del castello di Sporminore, quindi l’aggiunta di Rovina nel nome non può derivare dall’appellativo voluto da molti, quale conseguenza della morte (19 agosto 1419) in tale maniero del vescovo di Trento Giorgio I di Liechtenstein, si disse per avvelenamento; altra credenza popolare vuol far derivare il nome Rovina dallo stato di decadimento del castello. Rovina deriva dal nome “Rubein”, della cui famiglia Volcmaro von Burgstall prima e von Spaur poi faceva parte.
Molto si è romanzato su tale maniero così come del resto è avvenuto per tutti i castelli ove spesso la leggenda sostituisce la realtà; la storia non andrebbe interpretata e revisionata, se non con nuove prove tangibili e documentabili. Dopo la morte di Giorgio I, (obbligo di nuova infeudazione), troviamo di lì a poco una lettera di Pietro Spaur (archivio Welsperg) indirizzata a Federico IV, nella quale egli rifiuta la riconsegna di Visione e della Rocchetta oltreché di Belasi in quanto datagli dal “suo signore di Trento”. Da qui risulta chiaro il legame tra lo Spaur e Giorgio I di Liechtenstein, smentendo chi vuole quest’ultimo morto per avvelenamento ad opera di Pietro.
Quale vantaggio egli avrebbe avuto dalla morte di Giorgio I con Federico IV ormai ritornato ai pieni poteri?
Leggendo la storia, forse non era proprio il duca d’Asburgo a volere la sottomissione di Giorgio I di Liechtenstein per imporre il suo volere e disporre così liberamente del vescovado trentino?
Il 2 febbraio ed il 12 aprile 1420 (D.Reich) Federico e Pietro con l’arbitrio di Ernesto, fecero un nuovo armistizio, ma la pace reggeva solo sulla carta; le posizioni dei due erano sempre in contrapposizione con Federico che al tempo era alleato degli Arco e tollerava i Veneziani da poco a Rovereto ed in Vallagarina, mentre Pietro Spaur ed i Lodron si dicevano alleati di Mantova (dott. Ausserer). La pace tra i due non ebbe la luce in vita, ma solo dopo la morte di Pietro avvenuta nel 1424 (D. Reich) con i suoi figli, Giorgio e Giovanni che si sottomisero per mediazione del loro cugino Sigismondo (figlio dello zio Matteo), dopo l’ennesima intimazione (30 nov. 1426), accettando la restituzione dei castelli conquistati in precedenza dal padre; fra questi castel Belfort che ritornò nella piena disponibilità dei Reifer (originari da Campill presso Bolzano).
Gli Spaur rimasero in possesso di castel Sporo-Rovina, Flavon, Valer e della Torre di Mezzocorona oltre che dell’ufficio di “coppieri del Tirolo” e dei feudi vescovili avuti già nel 1424 dal vescovo Alessandro, cioè Fai, Zambana con la Nave e Mezzolombardo. Da ricordare che il conte del Tirolo così come il principe vescovo di Trento potevano muoversi liberamente nelle giurisdizioni amministrate dai loro nobili fedeli, potendo dimorare, durante gli spostamenti, nei loro castelli. Da tale dettame appare ben chiaro che Federico IV preferiva a castel Belfort i Reifer piuttosto che gli Spaur, in quanto i due manieri posti sulle rive opposte dello Sporeggio controllavano l’accesso da sud alla valle di Non, l’una con castel Sporo sulla via per castel Mani (S.Lorenzo in Banale), Vezzano e Trento oltrechè per castel Stenico in provenienza dalla Lombardia, l’altra con castel Belfort sulla via per val Manara (Zambana vecchia – passo Santel a Fai) in arrivo dalle Ischie e da Trento; un’ulteriore direttrice che collegava la valle di Non a Trento risultava quella della Rocchetta con la mulattiera attraverso la torre della Visione in alto ed in corrispondenza del castello più a valle a lambire il torrente Noce nelle vicinanze del ponte Alpino.
A Pietro successero i due figli Giorgio e Giovanni con le rispettive discendenze che troveremo a Flavon e Unter-Valer per il primo e a Sporminore ed a Ober-Valer per il secondo.
Già dal 1427 troviamo castel Valer diviso tra i due fratelli.