Mons. Carlo Parteli, un vescovo coraggioso da Cles a Montevideo
Su sollecitazione di Fabrizio da Trieste, e anche con l’aiuto di notizie riportate da Armando Costa (Cardinali e Vescovi Tridentini, Trento 2014), cerco di dare qualche informazione su un concittadino, Carlos Parteli Keller, che pur nell’emigrazione ha illustrato il capoluogo della Valle di Non.
Il bambino era figlio di due nonesi, Francesco Parteli e Maria Keller. Nacque in Uruguay, a Rivera, il giorno 8 marzo 1910. Era uno dei sei figli della coppia, emigrata in America del Sud negli ultimi anni del XIX secolo.
Gli sposi, che rimasero quasi sempre in Uruguay (Francesco tornò a Cles solo nel 1932, restandovi un anno), si erano stabiliti nella cittadina a quasi 200 km dalla capitale dell’Uruguay, Montevideo.
A 13 anni Carlos, il penultimo figlio della coppia, entrò nel Seminario Minore. Era un ragazzino umile, timido, semplice. A 16 anni, fino al compimento dei diciannove anni, fu mandato dal suo vescovo a Roma, per studiare filosofia e teologia.
Il Sabato Santo del 1933 diventò sacerdote proprio nella Città Eterna, nella basilica di S. Giovanni in Laterano.
Volle rivedere la patria dei suoi e andò a Cles dove rimase circa dieci giorni. Poi ritornò in Uruguay, come cappellano nella cattedrale di Florida e dal 1939 come segretario del vescovo Paternain.
Nel 1942 fu vicario parrocchiale a Rivera e poi, per 18 anni, parroco del luogo.
Alla fine del 1960 il Papa Giovanni XXIII lo nominava vescovo di Tacuarembò, una diocesi nel centro-Nord dello stato.
Subito il nuovo presule si impegnò per i problemi sociali e per i poveri, costruendo case di accoglienza per i diseredati. Nel 1961 scrisse la sua Lettera Pastorale sui problemi dell’agricoltura, sollevando i problemi socio-economici della gente delle campagne.
“Questa Lettera Pastorale segna una pietra miliare poiché pone fine a 40 anni in cui la Chiesa Cattolica si era appartata nella sfera privata, per tornare ad avere una parola nella sfera pubblica” (da un testo in spagnolo, in memoria di mons. Carlos Parteli Keller). Fu presente a tutte le sessioni del Concilio Vaticano II, dove conobbe l’arcivescovo di Trento Alessandro M. Gottardi e quello di Bressanone, Joseph Gargitter.
Nel 1966 il Papa Paolo VI lo volle alla diocesi di Montevideo quale amministratore apostolico. Prese parte, come incaricato della commissione Giustizia e Pace, alla conferenza di Medellin. Fu aiutato nella sua missione dal vescovo ausiliario di origini trentine J. Gottardi Cristelli. Nel 1976 fu a pieno titolo arcivescovo di Montevideo e vi rimase fino al 1985. Pubblicò diverse lettere pastorali sulle Comunità di Base e sulla famiglia. Seminò speranza, pur contestato da elementi conservatori dell’Uruguay.
Negli anni oscuri della dittatura militare (1976-1985) agì con coraggio, prudenza e saggezza per far trionfare la giustizia. Il governo cercò di farlo rimuovere dall’incarico, ma mons. Parteli resistette, lavorando sempre per la dignità delle persone. Diceva: “Io non sarò imprigionato, però non voglio essere motivo di carcere per nessuno per quanto dico”.
Nel 1985 si dimise, secondo la legge canonica, e si ritirò a vivere in una casa presso al Seminario.
Moriva a Montevideo il 26 maggio 1999.
Nel 1962 fu a Cles, dalle cugine Keller, e fece varie escursioni sulle montagne. A Cles tenne anche un solenne pontificale. Nel 1963 moriva sua madre come anche il fratello Bernardo. Nel 1963 partecipò alle celebrazioni per il IV Centenario del Concilio di Trento. Fu pure a Sanzeno a a S. Romedio. A Cles venne nel 1964 e nel 1965, e fu ospitato dal vescovo di Trento Gottardi.
A giudizio di tutti, fu un uomo secondo il cuore di Dio.