L’età destabilizzante

L’età destabilizzante

Alla fine della scuola media i ragazzi si trovano davanti al primo bivio della vita: devono scegliere il percorso di studi che vorranno intraprendere. Questo il primo passo che i ragazzi devono compiere per avviarsi verso l’età adulta, un passo importante e impegnativo che è destabilizzante, poiché, prima di quel momento, non hanno mai dovuto assumere decisioni particolari.

Giovanni Pascoli nell’arco della sua produzione poetica, affronta spesso il tema del “Nido”, metafora con cui paragona la famiglia ad un luogo protetto e sicuro dove le persone trovano rifugio senza pericolo.

Quando per la prima volta i ragazzi escono dal nido per prendere il volo, è importante che assumano una decisione in modo autonomo; non è detto che la decisione sia sempre adeguata, ma esiste la possibilità di poterla rivedere.

Alla conclusione del ciclo di scuola superiore, ecco i giovani al secondo bivio! Proseguire gli studi iscrivendosi all’Università o cercare lavoro?

Stanno per affrontare la seconda parte del volo con un po’ di timore e qualche incertezza. Le sfide che la vita propone diventano più impegnative, intriganti e faticose, ma anche soddisfacenti, perché il ventaglio di possibilità sul futuro si allarga.

Come possiamo affrontare le scelte?

A mio avviso dobbiamo fare come i filosofi: porci quelle domande apparentemente inutili, superflue, semplici, ma che possono aiutarci.  Di solito vengono poste a scuola:

Come ti vedi da grande? Cosa ti piacerebbe fare? Come si fanno a trovare le risposte?

Innanzitutto c’è bisogno di tempo. Le risposte non le troveremo immediatamente, ci sentiremo destabilizzati perché dovremo uscire nuovamente dal nido per iniziare ad esplorare ciò che troviamo al di fuori del nostro piccolo mondo a cui siamo abituati.  

Le risposte si possono trovare coltivando le passioni e i propri interessi. Non ho tutte le risposte alle domande; sarebbe sciocco pensare di avere una risposta precisa a ognuna di esse in quanto ognuno di noi è diverso. 

Solamente la conoscenza di sé permette di trovare risposte efficaci.

Ora però andiamo al sodo! Conosciamo alcune realtà lavorative in cui i giovani sono impiegati.  Nello specifico mi riferisco ad una persona giovane che lavora come impiegata, occupandosi di gestione del personale delle aziende, in ambito agricolo.

Quali sono le sue soddisfazioni?

Riuscire a dare il meglio di sé nel proprio lavoro, sfruttando le proprie potenzialità e competenze nel migliore dei modi. Aspetti postivi sono il continuo confronto con i colleghi, il confronto con gli enti pubblici e privati”.

Quali sono invece le criticità?

Il lavoro di tipo stagionale e il dovere costante di aggiornamento”.

Un’altra realtà lavorativa che ho avuto modo di conoscere è quella del lavoro di Giacomo un elettricista che si occupa di fare manutenzioni ai quadri elettrici nei cantieri di lavoro.

Quali sono le soddisfazioni del lavoro?

Ciò che maggiormente lo appaga è la diversificazione che gli permette di svolgere più mansioni e il fatto di avere stabilito un rapporto costruttivo e di fiducia fra colleghi e datore di lavoro.

Quali le criticità?

Giacomo ritiene che la monotonia e la ripetitività di una mansione unica potrebbero creare stress e insoddisfazione.

I giovani possono realizzarsi nel mondo del lavoro?

Certamente i giovani possono realizzarsi nel mondo del lavoro. è importante essere volenterosi, curiosi e mettersi in gioco. Se si possiedono queste caratteristiche, l’inserimento è facilitato.

Quali sono le paure con cui debbono fare i conti?

La precarietà e il dubbio di essere adatti o meno alle mansioni assegnate potrebbero essere fonti di timore.

I giovani hanno maggiori opportunità rispetto al passato: potere proseguire con gli studi all’Università, scegliere il mondo del lavoro oppure frequentare dei corsi Post-diploma che permettono di avvicinare e preparare i giovani all’inserimento per la professione.

Tuttavia è da considerare il fatto che nella nostra società moderna avere acquisito un titolo di studio, sia esso diploma o laurea, non è sempre il passaporto per svolgere poi la professione in quel determinato settore in cui si è preparati. Il giovane deve sapresi reinventare per inserirsi nel mondo del lavoro.   Non si deve dare nulla per scontato.

L’occupazione dei giovani ha una ricaduta su tutta la società: se trovano un’occupazione soddisfacente restano in Italia, altrimenti vanno all’estero. Ciò mi sembra realmente preoccupante. 

Se i giovani competenti, entusiasti e creativi, capaci di innovazione se ne vanno, lo sviluppo della società è estremamente penalizzato.

A mio avviso anche questa scelta è frutto di un momento destabilizzante in cui i giovani adulti vedono infrangersi i propri obiettivi di rimanere nella propria terra per andare a spendere altrove le competenze.

I corsi di alta formazione permettono l’integrazione tra formazione e lavoro: le persone che solitamente frequentano questi corsi sono facilitate nel trovare occupazione, poiché prevedono numerosi stage nelle aziende dove servono determinate figure professionali.

Non bisogna essere pessimisti e dire: I Giovani sono sfortunati! Non hanno la fortuna di avere un lavoro fisso! Ed altro ancora”. 

Cosa ce ne facciamo noi giovani delle lamentele degli adulti?

Non sarebbe meglio chiedersi come si può fare per offrirci maggiori opportunità? C’è bisogno di un rapporto costruttivo tra generazioni. Che i giovani facciano la propria parte! 

Abbandoniamo il pessimismo e invece impegniamoci per un futuro migliore.

Emanuele Pilati