Vaccini, la ‘chiave’ per tornare alla normalità
La pandemia continua con la sua cupa ombra a preoccupare per la salute e il lavoro, e appare sempre più chiaro che l’unica soluzione credibile sono i vaccini.
Occorre però fare presto e soprattutto coprire una fascia più ampia possibile di cittadini, non solo anziani e soggetti fragili, ma indistintamente tutti.
E’ su questo infatti che si gioca la vera partita del ritorno alla normalità (che in ogni caso difficilmente sarà come prima, perché la ‘lezione’ di questi mesi terribili non può essere lasciata cadere del tutto…) e dunque sulla convinzione delle persone a vaccinarsi.
Lo sforzo dell’Azienda Sanitaria Provinciale per agevolare le vaccinazioni è sotto gli occhi di tutti.
A Cles già da metà maggio dopo una prima fase di avvio presso l’ex Geriatrico, al Centro per lo Sport ed il Tempo Libero è allestita una struttura efficiente e sicura per distanziamento, con percorsi dedicati e sei box vaccinali che a pieno regime possono consentire più di 600 vaccinazioni al giorno, con una media di 6/8 vaccinazioni ogni 5 minuti.
I centri per la vaccinazione, per quanto riguarda le valli del Noce e Rotaliana, sono attualmente attivi anche a Mezzolombardo presso il Centro Sanitario ‘San Giovanni’ e a Malé presso il Poliambulatorio.
“Parliamo di numeri potenziali perché tutto dipende dalle prenotazioni e dalla disponibilità dei vaccini” – spiega il dottor Nunzio Molino, che è il referente locale della campagna vaccinale per il Dipartimento di Prevenzione.
Una rete complessa che fortunatamente può contare anche su un consistente numero di volontari. “Infatti, se non ci fossero i volontari sarebbe impossibile vaccinare a questi ritmi, per questo ringrazio tutti quelli che, nei vari ruoli ci stanno dando un fondamentale supporto” – afferma il dirigente medico.
Ma chi sono questi volontari?
“Per quanto riguarda le sedi di Cles, Malè e Mezzolombardo attualmente possiamo contare, complessivamente, su un’equipe di oltre 30 volontari la maggior parte dei quali medici a riposo oltre a infermieri, assistenti sanitari e da poco anche amministrativi in pensione che ci aiutano nelle diverse fasi del percorso vaccinale. Ma a supportarci ci sono anche operatori tuttora in attività, tra i quali mi preme dirlo i medici di medicina generale, che offrono alcune ore del loro tempo libero. Inoltre, per quanto riguarda l’accettazione, ci sono gli Alpini del Nu.Vol.A, che organizzano una apposita turnistica. Nel prosieguo vedremo come si evolverà l’organizzazione che è in ogni caso in campo all’Azienda Sanitaria Provinciale con il supporto della Protezione civile. Un grazie particolare va anche al Comune di Cles: il Centro per lo Sport è una location che ci consente di operare in sicurezza e con la massima funzionalità”.
Per quanto riguarda i Nu.Vol.A., i volontari alpini sono in campo già dai primi mesi della pandemia (primavera 2021) e dallo scorso febbraio sono presenti nei dieci centri vaccinali del Trentino: Trento fiera, Rovereto, Pergine, Tione, Cavalese, Arco, Fiera di Primiero, Cles, Malè e Mezzolombardo. “Facciamo turni da due o tre volontari per centro secondo le esigenze” – spiega il presidente provinciale Giorgio Seppi che si dice orgoglioso per come i volontari alpini stanno rispondendo, con generosità ed abnegazione, a questa emergenza.
Emergenza che sempre di più rischia di essere routine, e quindi necessita di una risposta adeguata ed istituzionalizzata da parte delle autorità sanitarie. Che vada quindi ben oltre l’attuale fase che si appoggia in buona parte sul supporto volontario.
Lo spiega senza tanti giri di parole il dottor Paolo Barbacovi, già medico condotto di Taio oltre che ex presidente provinciale dell’Ordine. “Essendo ancora iscritto all’Ordine dei medici, mi è sembrato assurdo non mettermi a disposizione” – ha detto nell’intervista a “il Melo”. E spiega: “Mi sono proposto, così come tanti colleghi, perché lo ritengo un dovere civico e deontologico. Questa è un’emergenza ma è destinata a ripetersi e non si può pensare sempre di affrontarla con i volontari ma adottando soluzioni chiare e definite, e soprattutto pronte all’azione quando c’è bisogno. Mi auguro come tutti noi medici volontari che questa lezione non venga lasciata cadere si provveda a potenziare il servizio di igiene pubblica e le cure primarie così da renderle in grado di affrontare le sfide del futuro. Vorrei anche esprime un grazie a tutto il personale dipendente per il gravoso impegno extra che sta affrontando”.
La vaccinazione è volontaria e consapevole, dunque bisogna chiederla. Per questo un ruolo fondamentale lo rivestono i medici del territorio, quelli in servizio in quanto a contatto diretto con i loro pazienti, ma anche i medici a riposo che dall’altro di un’esperienza di lavoro di credibilità acquisita nel corso degli anni di attività possono diventare determinanti nel rassicurare i dubbiosi e convincere gli scettici a fare la scelta vaccinale.
Convincere i restii a vaccinarsi infatti non sempre è impresa facile dopo il continuo bombardamento di opinioni, asserzioni e ‘sentenze’ spesso contraddittorie che la TV ed i giornali ogni santo giorno ci propina intervistando virologi ed esperti vari e dando conto dei cambiamenti di strategie che danno la sensazione che si navighi nel buio.