L’urlo dei giovani
Da un anno viviamo con una terribile pandemia da Covid 19, che sta travolgendo le nostre vite.
Tutto ciò che prima davamo per scontato, come trovarsi con gli amici per sorseggiare una bevanda al bar o più semplicemente fare una passeggiata in compagnia, chiacchierare scherzare, ora non è più cosi semplice. Siamo costretti a vivere come se ci fosse una guerra in corso, ma non una guerra dove esplodono le bombe, una guerra dove il problema è sottile invisibile e indiscriminato. Il virus ha drasticamente cambiato le nostre abitudini di vita. Ogni volta che si esce di casa bisogna indossare le famose mascherine: le mascherine chirurgiche o le FFP2, nomi che ormai non ci scandalizziamo più a sentire, sono diventate parte integrante della nostra vita quotidiana e oserei dire del nostro look.
Ma, cosa pensano realmente i giovani della pandemia?
C’è chi riesce a vivere questo momento spiacevole abbastanza bene, nonostante senta la mancanza di relazionarsi con i coetanei o di potere viaggiare fuori dall’Italia per arricchire la propria cultura personale. Per altri invece la pandemia ha stravolto completamente le abitudini di vita e di amicizia. C’è chi si sente privato della propria libertà poiché le regole da rispettare per combattere la pandemia sono rigide e stringenti.
…Mi viene in mente un’opera d’arte espressionista, “L’URLO DI MUNCH”, (di Ekbar Munch).
In questo quadro è raffigurato un paesaggio con uno sfondo cupo che è in contrasto con il colore chiaro che si alza verso il cielo: uno spiraglio di luce. In primo piano è raffigurato un soggetto disperato, con uno sguardo triste, cupo e perso che urla per cercare di scacciare i pensieri negativi di cui è prigioniero.
Per fare una similitudine è come se il buio fosse il Covid che sta colpendo la popolazione e lo spiraglio di luce la speranza. La persona in primo piano nel quadro assomiglia a noi ragazzi che “stanchi di vivere con le restrizioni che limitano di fatto le nostre libertà” vorremmo urlare alla pandemia, per scacciarla dalla nostra testa e dalla nostra vita, per potere tornare ad abbracciarci e ad essere spensierati ed immersi nei nostri sogni e pensieri adolescenziali.
Questo momento storico rimarrà, impresso nella nostra memoria, perché ci sta togliendo la possibilità di scoprire la vita, di poter scherzare e dire sciocchezze in compagnia, o come le definiamo noi (sparare cazzate), di confidarci con gli amici o le amiche, di costruire relazioni con gli altri, di dare sfogo alle passioni: come lo sport, l’arte, la musica…
Un abbraccio, un bacio ci permettono attraverso il corpo di esprimere ciò che sentiamo dentro di noi. Inoltre durante la crescita si è alla ricerca di sè stessi e della propria vocazione.
Il Covid non ci aiuta di certo!
Dobbiamo comunque fare tesoro di questo momento perché è proprio dai momenti negativi che nascono delle opportunità positive.
Tempo fa, per esempio si è svolto ed ho partecipato ad un progetto intitolato, “FACILITATI PER RIPARTIRE” rivolto a oratori, gruppi giovani e proloco, guidato da due relatori: Graziano Tolve e Alberto Lori. Gli argomenti trattati, sono stati: “come io mi vedo nella comunità e nel gruppo”, “le opportunità che abbiamo come gruppi e come singole persone di potere aiutare gli altri”. Lo scopo era quello di sfruttare le potenzialità di tutti i partecipanti, per valorizzare le persone sia come singole, che all’interno di gruppi, e dare vita a nuovi progetti. Tutto ciò utilizzando le tecnologie come mezzi di progettazione, presentazione e comunicazione.
La pandemia ci ha fatto riscoprire il valore delle relazioni alle quali, sicuramente, daremo più importanza!