Guardiamo il mondo con occhi diversi!
Il senso della vista è determinato da un insieme di strutture altamente specializzate che permettono di elaborare i segnali luminosi trasformandoli in immagini. Dal punto di vista anatomico, l’occhio si compone di diversi elementi, tra cui ritroviamo la cornea, la pupilla, il cristallino e la retina, che permettono il passaggio della luce e la sua conversione in stimoli elettrici, i quali vengono inviati a loro volta alla corteccia cerebrale e qui elaborati in immagini. La vista nei nostri animali possiede delle differenze rispetto all’uomo, che permettono di ottenere il migliore adattamento possibile in base alle caratteristiche specie.
Cane e gatto, essendo dei carnivori, più o meno stretti, hanno sviluppato un senso della vista atto all’individuazione precisa della preda e alla sua cattura. Questo è ottenuto grazie alla visione binoculare, conferita dagli occhi posti frontalmente sul capo, che determina una capacità di valutare correttamente le distanze e la disposizione spaziale degli oggetti. Il campo visivo dei carnivori è però ridotto in estensione se paragonato a quello di cui sono dotate altre specie, definite come “prede”, e anche questo aspetto ha una sua specifica motivazione etologica. Infatti, un animale che viene cacciato ha una estrema necessità di tenere sotto controllo l’ambiente che lo circonda al fine di aggiudicarsi una fuga vincente. Con gli occhi localizzati ai lati della testa, questi animali, primo fra tutti il coniglio, riescono ad avere un campo visivo davvero ampio. Pensate che un cavallo riesce a vedere le gambe, le braccia e la testa del suo cavaliere!
Un caso particolare è quello del camaleonte che, con il movimento indipendente degli occhi, è in grado sia di ampliare enormemente il suo campo visivo, sia di focalizzare la sua vista su un unico oggetto, in modo da poter cacciare senza sbagliare.
E che dire della visione notturna?
Anche per tale modalità esiste un adattamento funzionale, condiviso da molti vertebrati, che permette di aumentare le condizioni visive in caso di scarsa luminosità. Sfatiamo innanzitutto un falso mito, non è vero che il gatto vede al buio, se non c’è alcuna fonte luminosa anche i nostri amici felini non vedono, però se il buio non è assoluto, la poca luce presente viene amplificata grazie ad uno strato riflettente posto in prossimità della retina, chiamato con un nome latino “Tapetum lucidum” (tappeto lucido).
Abbiamo fatto tutti esperienza della presenza di tale struttura, quando con una luce di notte abbiamo “acceso” lo sguardo di un cane o un gatto, ma anche di un bovino, un cervo, un roditore o un rapace notturno.
Perfino gli squali, i coccodrilli, i cetacei ne sono provvisti, mentre noi umani e i primati no, ad eccezione dei “maki” (che significa lemure nella lingua malgascia, che si parla in Madagascar). È per questo che la nostra visione notturna è decisamente ridotta.
Riguardo alla percezione dei colori la situazione è un po’ diversa tra i vari animali. Per fare qualche esempio, si pensa che il cane possa percepire distintamente il blu-violetto e il giallo, mentre il gatto, oltre a queste gradazioni di colore, è in grado di vedere distintamente anche il verde. Quindi alcuni animali vedono meno colori rispetto a noi uomini, ma altri ne vedono addirittura di più, vedono quello che per noi è invisibile, cioè l’ultravioletto. Questo è il caso di alcune farfalle, degli uccelli e delle api, che vengono così attratte da fiori e piante diverse, che invece a nostri occhi apparirebbero del tutto simili.
Altre specie, come i serpenti per esempio, sono invece sensibili agli infrarossi, potendo così “vedere” le prede grazie a dei particolari sensori termici posti sul capo, che il cervello associa alla scarsa visione oculare, senza la possibilità di vedere i colori ed incentrata soprattutto sui movimenti; per questo è importante che si cibino di prede vive in movimento. Al contrario, le lucertole riescono a vedere tutti i colori, lo stesso vale per le tartarughe e per i pesci.
La realtà che percepiamo con i nostri sensi, come la vista di cui abbiamo parlato oggi, altro non è che una parte di un universo più ampio, che ogni specie animale, con le sue particolarità, contribuisce ad arricchire di quella preziosa diversità che va rispettata e tutelata.
La cura delle numerose patologie che colpiscono gli occhi è di pertinenza di una branca specialistica della medicina veterinaria, che prende il nome di oftalmologia. La nostra clinica offre un servizio specialistico dedicato all’oculistica che permette di accertare la presenza di eventuali patologie tramite indagini e strumentazioni specifiche, come la lampada a fessura, il tonometro per la misurazione della pressione dell’occhio, i test con particolari coloranti, l’ecografia oculare, offrendo così tutto il necessario per la guarigione e il benessere dei nostri pazienti.