Novembre, in ricordo dei defunti
Il mese di novembre, almeno da mille anni, è dedicato ai defunti. Si tratta di un’usanza cristiana, che per esempio consacra maggio e ottobre alla Madonna. Ai tempi dei martiri, durante i primi secoli cristiani quando infierivano le persecuzioni, era abitudine trovarsi – in modo particolare nel settimo e nel trigesimo – sulle loro tombe per ricordarli. Da sempre i morti erano curati in maniera speciale: durante l’età neolitica, quando il Trentino venne progressivamente abitato a cominciare dal Sud, i defunti erano sistemati in luoghi speciali o se bambini inseriti nelle anfore sepolcrali.
Quando nel tempo dei Romani comincia il Cristianesimo, si mantengono gli usi antichi. Si cura la salma con attenzione, si lava accuratamente, a volte si mette nella sua bocca una moneta per il “passaggio”. Poi si comincia a pregare per il morto e si fanno suffragi per esso. A cominciare dal secolo VIII, i monaci irlandesi, con in testa i loro abati, celebrano i defunti nei loro “liber vitae”, cioè nei testi che contengono i loro nomi.
Si arriva nei secoli seguenti fino a 96 mila nomi di morti che sono commemorati. Dal 1030, a iniziare dal monastero di Cluny in Francia, viene istituita una festività in loro onore il 2 novembre, come si fa ancora oggi.
Piano piano si abbandonano le usanze più pagane che cristiane – come quella delle lamentazioni funebri, che però nel Sud dell’Italia resistono fin quasi ai nostri giorni – e soprattutto per opera degli ordini mendicanti dei secoli XIII e XIV, si inizia e celebrare liturgie e Messe per i trapassati.
L’attuale Papa Francesco dichiara che le Messe non si pagano, perché sono mezzi di suffragio con valore soprannaturale (le offerte volontarie sono per il sostentamento del clero). Ma allora c’erano sacerdoti che vivevano celebrando Messe per questo o quel defunto. Da quando fu “inventato” il Purgatorio (la definizione è dello storico francese Le Goff) i suffragi si moltiplicarono. Ciò a cominciare dal 1100 circa.
Nella fede cattolica, il Purgatorio è la condizione, o il “luogo” di purificazione o di pena temporanea in cui le anime di coloro che sono morti in grazia di Dio si preparano al Paradiso. Per noi cristiani Gesù ha vinto la morte e per tale ragione i defunti sono venerati con gioia e speranza, perché la loro condizione avrà uno sbocco nella felicità eterna.
I nostri paesi, per abitudine o per fede, accompagnano sempre i morti al cimitero. Quello è il luogo del riposo, e in quel posto si devono anche interrare le ceneri dopo la cremazione. Così il ricordo per tutti coloro che li amarono e li conobbero rimane, perché restino vivi nella memoria.
Il mese di novembre, invece che recare tristezza, dovrebbe per tutti essere un invito a sperare. Siamo destinati alla morte, come tutti dal tempo di Adamo: ma confidiamo nella bontà di Dio, che ci vuole con Lui per sempre.
Don Fortunato Turrini